Fabio Fognini ha annunciato ufficialmente il ritiro dal tennis professionistico. Lo ha fatto nella cornice più iconica del tennis mondiale, Wimbledon, con una conferenza stampa sincera e carica di emozione. A 38 anni, l’ex numero 9 del mondo saluta uno sport che, a detta sua, gli ha dato tutto.
«È arrivato il momento di essere onesto con me stesso, – ha così aperto Fabio Fognini la conferenza. – Amo questo sport e la motivazione è ancora alta, ma il fisico non risponde più come vorrei. Non parteciperò ad altri tornei. Lascio oggi».
Fabio Fognini: ritiro dal tennis professionistico
Una decisione maturata dopo la sconfitta al quinto set contro Carlos Alcaraz, il 30 giugno scorso. Una battaglia epica durata oltre quattro ore e mezza, in cui Fognini ha sfiorato l’impresa contro il numero tre al mondo.
«Dopo due set con Alcaraz ero morto, – ha dichiarato – ma la voglia di competere mi ha portato fino in fondo. È stata una sconfitta che ho vissuto come una vittoria. Uscire dal Centrale di Wimbledon così, davanti alla mia famiglia, vale più di qualsiasi partita vinta».
Fognini avrebbe voluto salutare il tennis a Monte-Carlo nel 2026, teatro della più grande impresa della sua carriera: il trionfo nel Masters 1000 del 2019, ottenuto battendo tra gli altri Alexander Zverev e Rafael Nadal, undici volte campione nel Principato. Ma, come ha ammesso lui stesso, la vita è così e il destino ha voluto che l’ultima grande esibizione fosse sull’erba londinese, in un match memorabile.
Una carriera da protagonista nell’epoca dei giganti
Classe 1987, nato ad Arma di Taggia, Fognini è stato il simbolo del tennis italiano maschile nel decennio 2010-2020. Con un talento cristallino e una personalità fuori dagli schemi, ha saputo conquistarsi un posto tra i migliori della sua generazione. È stato per 292 settimane il numero uno d’Italia, raggiungendo nel luglio 2019 la nona posizione del ranking ATP, traguardo che nel tennis maschile distingue i fuoriclasse dai buoni giocatori.
Nel corso della carriera ha conquistato 9 titoli ATP, tra cui il prestigioso Masters 1000 di Monte-Carlo. In singolare vanta un bilancio di 425 vittorie e 396 sconfitte nel circuito maggiore, oltre a 130 successi e 80 battute d’arresto a livello Challenger. Tra i pochi ad aver battuto Rafael Nadal tre volte sulla terra rossa, la sua superficie prediletta, ha spesso saputo esprimere il suo miglior tennis nei grandi appuntamenti, anche se una certa discontinuità e numerosi infortuni ne hanno limitato l’ascesa definitiva.
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I numeri di un talento (anche) inespresso
Il bilancio economico della carriera di Fognini parla di quasi 19 milioni di dollari di montepremi incassati: $18.996.017 il totale aggiornato al 2025, di cui $153.979 ottenuti quest’anno in singolare e $2.218 nel doppio.
L’ultima vittoria in un main draw ATP risale al torneo di Shanghai 2024, contro l’italo-argentino Luciano Darderi.
Nel suo palmarès figurano:
- ATP 250 Stoccarda (2013)
- ATP 500 Amburgo (2013)
- ATP 250 Cile Open (2014)
- ATP 250 Umago (2016)
- ATP 250 Gstaad (2017)
- ATP 250 San Paolo (2018)
- ATP 250 Båstad (2018)
- ATP 250 Los Cabos (2018)
- Masters 1000 Monte-Carlo (2019)
Un’eredità che va oltre i risultati
Fognini è stato, nel bene e nel male, un personaggio divisivo. Esplosivo, ironico, spesso sopra le righe, ha saputo conquistare il pubblico con il suo tennis brillante e imprevedibile. Ha rappresentato l’Italia in tre edizioni olimpiche e in numerose sfide di Coppa Davis, contribuendo con il suo carisma a riportare visibilità e interesse verso il tennis maschile nel nostro Paese.
La sua ultima apparizione, quella contro Alcaraz a Wimbledon, ha lasciato un’immagine potente e simbolica: quella di un campione che esce di scena con dignità, consapevolezza e gratitudine.
«È stata una bella corsa – ha detto. – Sono entrato in punta di piedi ed esco a testa alta, con una sconfitta che per me vale come una vittoria. Mi mancherà la competizione, un po’ meno la routine».
Fabio Fognini lascia dunque il tennis giocato, ma non il tennis. E il suo addio, sentito e autentico, è l’epilogo coerente di una carriera vissuta sempre a modo suo.