Battuta d’arresto per Nike: il brand chiude l’esercizio con ricavi in calo del 10%

Il colosso dell’abbigliamento e delle calzature sportive statunitense ha registrato una performance in calo dopo quattro esercizi in cui ha inanellato record di fatturato.

Nike risultati Store a Hong Kong
la strategia di rilancio
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Nike chiude l’anno fiscale in sofferenza. L’azienda statunitense ha annunciato i risultati dell’esercizio 2024-25 – terminato a maggio – in cui le vendite globali si sono ridotte del 10%, scendendo a 39,6 miliardi di euro.

Emerge un rallentamento dopo una serie positiva di quattro anni consecutivi di fatturato record. In calo anche l’utile netto, che scende del 44%, attestandosi a 2,75 miliardi di euro, rispetto ai 5,7 miliardi dell’esercizio precedente.

Le ragioni del rallentamento

Il margine lordo dell’azienda è diminuito di 190 punti base, fermandosi al 42,7%, con un calo del risultato operativo lordo del 14% da oltre 22 miliardi a 19,79 miliardi di dollari, a testimonianza delle difficoltà del periodo. 

Tra le cause principali, Nike indica l’aumento degli sconti, il cambiamento nella combinazione dei canali di vendita e maggiori accantonamenti per obsolescenza dell’inventario, solo parzialmente compensati da un calo dei costi.

Particolarmente colpito il quarto trimestre fiscale, in cui i ricavi si sono ridotti del 12% su base annua, scendendo a 9,5 miliardi di euro, con un utile netto trimestrale in caduta libera dell’86%, fermo a soli 180 milioni di euro.

Crisi in Cina e calo delle calzature

A livello geografico, la regione che ha subito il colpo maggiore è stata la Cina, dove Nike ha perso il 13% delle vendite. Seguono l’Europa (-10%), il Nord America (-9%) e Asia/Latam (-7%). 

Per quanto riguarda i segmenti di prodotto, le calzature – motore storico del business – hanno registrato un calo del 12%, mentre l’abbigliamento si è contratto del 6%. Anche il brand Converse ha subito una brusca frenata, con un -19% nei ricavi.

L’impatto dei dazi: una zavorra da un miliardo

Oltre ai risultati operativi, Nike dovrà affrontare un impatto stimato di 1 miliardo di dollari dovuto a nuovi dazi introdotti negli Stati Uniti. Attualmente, il 16% delle calzature Nike importate proviene dalla Cina, ma la percentuale è destinata a diminuire entro la fine del 2026.

Il direttore finanziario, Matthew Friend, ha definito questi dazi «un nuovo e significativo ostacolo di costo», mentre l’ad Elliott Hill ha confermato l’intenzione dell’azienda di affrontare la situazione attraverso «aumenti di prezzo chirurgici» sul mercato nordamericano a partire dall’autunno 2025.

Per contenere la pressione dei dazi, Nike ha avviato una strategia in quattro fasi, a partire dalla revisione mirata dei prezzi, passando per la  diversificazione delle fonti di produzione e la cooperazione con fornitori e rivenditori, e infine effettuando tagli ai costi aziendali. 

La strategia Win Now per rilanciare il brand 

Il difficile anno finanziario si inserisce in un più ampio piano di trasformazione che punta a rifocalizzare l’azienda sul core business sportivo, in particolare il running, dopo anni di spinta sulla moda e lo streetwear. 

La strategia “Win Now” include una maggiore valorizzazione del canale wholesale, un taglio alle promozioni eccessive e il rilancio delle categorie più performanti, puntando a dare nuovo slancio alle vendite.

Nonostante tutto, Hill ha espresso fiducia: «Sebbene i nostri risultati finanziari siano in linea con le aspettative, non sono quelli che desideriamo. Guardando avanti, ci aspettiamo miglioramenti grazie ai progressi ottenuti con il piano Win Now. Quando ci concentriamo sullo sport, vinciamo».