Basket negli States: le Final Four dei college valgono 4,4 mld di dollari

La città del grande stato del Texas ospiterà l’atto finale della “March Madness”, ossia le final four dell’NCAA il campionato dei college di basket a stelle e strisce.

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Il campionato dei college
NCAA, final four. Image credit: Depositphotos

Oltre 72mila spettatori attesi per un indotto di oltre 400 milioni di dollari. Questi i primi numeri del weekend che attende la città statunitense di San Antonio.

La città del grande stato del Texas ospita infatti l’atto finale della “March Madness”, ossia le final four dell’NCAA il campionato dei college di basket a stelle e strisce.

L’appuntamento finale, così come tutto il torneo che vede la partecipazione di 68 college a eliminazione diretta, è più che sentito: si tratta di un rito collettivo negli States, che va avanti da più di ottant’anni e che dà la possibilità di osservare i talenti di domani in un avvincente susseguirsi di sfide e colpi di scena dove niente è scontato.

L’Almodome di San Antonio è già soldout da tempo e il weekend che ospiterà semifinali e finali porterà alla città, come anticipato, un indotto di oltre 400 milioni di dollari, secondo quanto rilevato da La Gazzetta dello Sport.

NCAA Final Four: scommesse e diritti tv miliardari

Ma il giro d’affari della fase finale della March Madness non si ferma qui.

I pronostici e tutti i possibili incroci e variabili alimentano un gioco nel gioco che diventa anche un giro di scommesse legale stimabile in 3 mld di dollari.

Ci sono le favorite che poi si perdono lungo il cammino, le cenerentole che arrivano all’atto finale e poi i singoli che emergono e che si mettono in mostra per il passaggio in NBA.

A questo si aggiunge il capitolo diritti tv, sì perché l’atto finale è seguito in tutti gli States, considerando che il senso di “appartenenza” al proprio college resta per tutta la vite e, vedere i propri colori “giovanili” smuove un sentimento anche in chi non è stra appassionato di basket.
Un effetto amarcord che equivale a circa 1 miliardo di dollari.

La March Madness non è solo un torneo di basket: è il cuore pulsante della pallacanestro americana, un evento capace di scrivere pagine di storia indelebili. Nel 1979, la finale tra Magic Johnson e Larry Bird segnò l’inizio di una delle rivalità più iconiche dello sport, con Michigan State (di Magic) che ebbe la meglio su Indiana State (di Bird). Quello scontro fu solo il primo capitolo di una saga che avrebbe infiammato l’NBA per oltre un decennio.

Il primato della UCLA e la dinastia Bruins

Il trono del torneo NCAA appartiene a UCLA, che vanta ben 11 titoli. Dieci di questi arrivarono tra il 1964 e il 1975 sotto la guida del leggendario John Wooden, il coach che trasformò i Bruins in una dinastia inarrestabile, forgiando campioni come Kareem Abdul-Jabbar, all’epoca noto come Lew Alcindor.

Gli anni ’80 furono il regno delle outsider: nel 1983, NC State scrisse una delle favole più belle dello sport, battendo la Houston dei futuri Hall of Famer Hakeem Olajuwon e Clyde Drexler.

Due anni dopo, nel 1985, fu la volta di Villanova, capace di compiere un’altra impresa contro la Georgetown di Patrick Ewing.

Negli anni ’90, invece, la scena fu dominata da Duke e dai Fab Five, il quintetto rivoluzionario di Michigan che, pur fermandosi in finale nel 1993, lasciò un’impronta indelebile nel gioco e nella cultura cestistica.

Ora il testimone passa alla nuova generazione: una tra Duke, Auburn, Florida e Houston scriverà il prossimo capitolo di questa epica storia. Ma, indipendentemente dal vincitore, una cosa è certa: la March Madness, come ogni anno, lascerà il suo segno su tutta l’America.

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