Sci, Italia terza per fatturato in Europa con 1,3 miliardi: l’indotto ne genera 8

Gli investimenti in impianti e infrastrutture in vista dell’apertura della stagione toccano quota 310 milioni, in netta crescita rispetto ai 250 dello scorso anno.

Valore industria sci
investimenti record
Photo by: EXPA / Michael Gruber / Insidefoto

310 milioni in impianti e infrastrutture in vista della stagione sciistica. Questa l’importo complessivamente investito dagli associati Anef – Associazione nazionale esercenti funiviari – in impianti di risalita, battipista e impianti per la neve programmata.

I dati emergono dalle dichiarazioni del presidente dell’associazione Valeria Ghezzi a Il Sole 24 Ore, che sottolinea come la cifra rappresenta un record negli ultimi 10 anni. Il risultato raggiunto supera significativamente i valori dell’anno scorso, in cui la spesa era stata di 250 milioni.

Il settore sta vivendo un momento favorevole, con l’Italia che si afferma come terzo paese in Europa per fatturato e giornate di sci dopo Austria e Francia con 1,3 miliardi di ricavi che diventano 8 miliardi con l’indotto.

Valore industria sci – I dati del Ministero del Turismo

Le ricerche del Ministero del Turismo mostrano che ogni euro investito in impianti di risalita genera una ricaduta sul territorio pari a 10. Dal dicastero sono stati stanziati oltre 400 milioni per la montagna nel biennio 2023-2024.

Parte degli investimenti sono legati alla preparazione in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, ma i dati segnalano un trend diffuso che riguarda anche i siti non interessati dai Giochi Invernali.

Le sfide: sostenibilità e destagionalizzazione dei flussi

La sostenibilità, da declinarsi nelle sue varie sfaccettature considerando la prospettiva economica, sociale e ambientale, è centrale nelle strategie. A tal fine, Ghezzi sottolinea che le piste da sci in Italia occupano solo 91 chilometri quadrati di superficie «lo 0,09% del territorio montuoso».

Tra le sfide principali il perseguimento della destagionalizzazione dei flussi, per rendere l’economia dei territori meno dipendente dalle condizioni climatiche e soprattutto assicurare che le attività economiche siano continuative nel corso dell’anno.