L’Arabia Saudita ha già intrapreso un’acquisizione aggressiva del golf professionistico, ha investito miliardi nel calcio e tennis mondiale e ora mira a possedere anche il pugilato professionistico.
Un ambizioso e costoso piano saudita che potrebbe trasformare l’economia, la struttura e il futuro del pugilato è in fase di approvazione finale, secondo due fonti informate sul progetto.
Come riporta il New York Times, sarà il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, ossia il Public Investment Fund (P.I.F.), a finanziare l’iniziativa. Le due fonti, che hanno chiesto di rimanere anonime perché il progetto non è ancora stato approvato, hanno riferito che il fondo sta concludendo le trattative per un investimento iniziale di circa 2 miliardi di dollari.
PIF pugilato – I pilastri della strategia araba
Il piano prevede l’ingaggio di circa 200 dei migliori pugili del mondo, divisi in 12 categorie di peso, creando un campionato globale di pugilato. Ogni categoria includerebbe circa 15 pugili, favorendo scontri regolari tra i migliori talenti.
Questa nuova entità centralizzata sostituirebbe l’attuale sistema caotico di promotori e enti sanzionatori, permettendo di organizzare incontri di alto profilo in tutto il mondo.
Il pugilato professionistico, a differenza di altri sport, sembra pronto per una revisione, avendo perso fascino negli ultimi decenni a causa di una rete complessa di promotori e enti sanzionatori rivali. Questo sistema confuso spesso impedisce incontri tra i migliori pugili e produce più “campioni” nella stessa categoria di peso.
La nuova serie opererebbe sotto un unico marchio, simile all’Ultimate Fighting Championship (U.F.C.), con classifiche per 15 pugili per divisione di peso. I pugili potrebbero scalare le classifiche o essere sostituiti da nuovi talenti.
Il progetto, in discussione da oltre un anno e sviluppato con l’aiuto di società di consulenza come il Boston Consulting Group, potrebbe iniziare già nella prima metà del prossimo anno, se l’investimento venisse approvato.
Il P.I.F. fornirebbe i fondi necessari, come già fatto con altri progetti sportivi, tra cui la serie LIV Golf e l’ingaggio di stelle del calcio europeo. Le loro iniziative hanno iniettato ingenti capitali in vari sport, ma anche destabilizzato interi settori, portando a critiche sullo “sportwashing” da parte dell’Arabia Saudita.
PIF pugilato – I possibili intoppi del progetto
Un ostacolo potrebbe essere rappresentato dai contratti a lungo termine dei pugili con promotori e reti televisive. Per risolvere questo problema, si stanno considerando investimenti parziali o totali del P.I.F. nelle principali società di promozione della boxe.
Anche le partnership con le organizzazioni tradizionali del pugilato sono in discussione, per ottenere diritti sui pugili e su proprietà intellettuali di valore.
La nuova serie richiederebbe ai pugili di partecipare a un minimo di eventi all’anno per evitare lunghe assenze dai ring, che frustrano i fan.
Se il progetto verrà approvato, la società Sela del P.I.F. promuoverà gli eventi, che si terranno in tutto il mondo, non solo in Arabia Saudita. Sela ha già organizzato eventi di pugilato, come l’incontro di unificazione dei pesi massimi tra Tyson Fury e Oleksandr Usyk, in cui Usyk è diventato il primo campione unificato dei pesi massimi in una generazione.
L’Arabia Saudita, grazie alle borse più ricche, è diventata la destinazione principale per gli incontri più importanti. Eventi internazionali sotto il titolo “Riyadh Season” inizieranno ad agosto a Los Angeles con l’incontro tra Terrence Crawford e Israil Madrimov, seguiti da un possibile evento a Wembley con Anthony Joshua.
PIF pugilato – La persona a capo del piano strategico
Il progetto è guidato da Turki al-Sheikh, presidente della General Entertainment Authority dell’Arabia Saudita, che ha dichiarato di voler “aggiustare” uno sport “rotto”. Questo rientra nei piani più ampi del principe ereditario Mohammed bin Salman per rimodellare l’immagine del regno, allontanandosi dalla dipendenza dal petrolio.
Al-Sheikh è diventato una figura prominente nel pugilato, presente agli eventi sportivi e citato dai pugili e promotori principali. L’Arabia Saudita sta anche cambiando il modo in cui il pugilato viene trasmesso, offrendo incontri gratuitamente ai partner radiotelevisivi a condizione di condividere gli introiti con il regno.
L’incontro per il titolo dei pesi massimi tra Fury e Usyk, che ha fruttato a Fury 100 milioni di dollari, è stato trasmesso con facilità, anche attraverso streaming illegali non ostacolati, aumentando la visibilità dell’evento saudita.