Il tennis mondiale ha una nuova strategia: meno tornei, più soldi per tutti e più spettacolo per allargare la base dei tifosi e catturare soprattutto i cosiddetti occasionali. Il tennis vuole però diventare ancora più riconoscibile, smettendola di perdersi in un calendario che dura undici mesi e che procura sofferenza fisica e mentale ai giocatori migliori.
A differenza del calcio, nel tennis il progetto della Superlega non incontra alcuna resistenza, anzi tende a mettere d’accordo tutti. Come riporta l’edizione odierna di Libero, il piano è sostanzialmente il seguente: strutturare un tour “premium” con un numero predefinito di tennisti che giocano soltanto i grandi eventi, ovvero i quattro Slam, i Masters 1000 e le Atp Finals. In questo modo il calendario si ridurrebbe a 30 settimane di tennis del massimo livello, con punteggi e classifiche separati dai tornei più piccoli, che diventerebbero facoltativi per i giocatori della top 100.
Ma chi controllerà la Superlega? L’intenzione è di formare un consiglio con i rappresentanti degli Slam, dei Masters 1000 e dell’Atp e della Wta, inserendo anche il “sindacato” dei giocatori. In pratica il tennis di alto livello diventerebbe un prodotto unico, più semplice da gestire e soprattutto da monetizzare, tra diritti televisivi e sponsorizzazioni.
Ci sono ancora un po’ di aspetti da chiarire, a partire da come si inserirà in tale visione la Federazione Internazionale, che controlla la Coppa Davis, la Billie Jean King Cup e i tornei olimpici. La sensazione è che le discussioni sulla Superlega siano a buon punto e che presto si passerà ai fatti: probabilmente ci vorranno un paio di anni per riorganizzare il circuito, ma è un’operazione che non può più essere rimandata. Sono anni che i giocatori concordano sul fatto che il tennis vada governato meglio, perché al momento è un disastro strutturale sia dal punto di vista del business che soprattutto da quello dei giocatori.