Ora o mai più. Angelo Binaghi ritiene che il movimento sia arrivato a un punto di maturazione tale da poter ambire a un traguardo un tempo impensabile: trasformare Roma nella sede di un futuro torneo del Grande Slam.
Secondo il presidente, da venticinque anni alla guida della Federazione Italiana Tennis e Padel, i risultati ottenuti negli ultimi anni hanno creato un’occasione irripetibile per il Paese per fare un salto di qualità.
La golden age del tennis italiano
Binaghi sottolinea come il tennis italiano stia vivendo un’epoca senza precedenti, resa possibile dall’esplosione dei suoi campioni e dall’interesse crescente del pubblico. A suo giudizio, però, manca ancora un tassello decisivo: il sostegno politico.
«Stiamo facendo cose irripetibili, una coincidenza di risultati così straordinari non c’è mai stata e mai più ci sarà – ha dichiarato a Il Messaggero -. Per raggiungere l’obiettivo manca un protagonista fondamentale: il governo».
Il dirigente sardo sostiene che la politica dovrebbe cogliere l’opportunità di investire in un progetto capace di generare valore economico e sociale, come accade da decenni a Wimbledon e al Roland Garros. «Se non si fa adesso, non ci riuscirà mai più. Ci sono tutti i presupposti per combattere questa battaglia».
La sfida al monopolio dei Grandi Slam
Il vertice del movimento italiano evidenzia anche come il tennis mondiale sia dominato da un sistema basato su rendite di posizione. «Noi combattiamo contro un monopolio di quattro tornei che sono lì da cento anni e sono sempre questi».
La ferma convinzione è che prima o poi questo equilibrio cambierà. Per questo è fondamentale agire ora, quando il movimento italiano è al massimo della sua forza e può fare la voce grossa al tavolo delle trattative.
Negli ultimi anni il governo ha già sostenuto la crescita del settore, ma serve un impulso più incisivo. «Bisogna essere lungimiranti e cercare di capire quanto uno sport possa essere importante non per quello che può dare oggi a una componente politica, ma per quanto potrà dare allo sviluppo e al futuro del nostro paese».
L’impatto economico del progetto
Roma sarebbe al centro di un progetto che avrebbe un potenziale economico enorme. «Avere un Grande Slam nella Capitale significa passare da un impatto economico di oggi stimato attorno a un miliardo di euro, a 4 o 5 per i prossimi cento anni».
La chiave per entrare nell’elite del tennis mondiale parte dagli investimenti infrastrutturali adeguati, strumentali a consolidare l’immagine internazionale del torneo, aggiunge, che dovrebbe essere all’altezza di quella dei campioni italiani.
Parlando di Jannik Sinner, Binaghi chiarisce che la Federazione non interviene nelle sue scelte tecniche o programmatiche. «Di lui non gestiamo nulla», afferma, riconoscendo che i risultati del campione altoatesino derivano dal suo team e dalla sua formazione personale.
La mancata partecipazione alla Coppa Davis ha avuto effetti anche sulla Federazione, ma la forza del gruppo squadra ha compensato la defezione: c’è grande fiducia nella generazione che ha riportato il trofeo in Italia per tre anni consecutivi.
Tennis sempre più popolare
«Abbiamo una generazione di altissimo livello, molto attaccati alla maglia della nazionale», afferma, indicando in Musetti un possibile terzo protagonista accanto a Sinner e Alcaraz: «Sta maturando e ha una tenuta di gara più responsabile».
Guardando al futuro, l’obiettivo è rendere il tennis lo sport più seguito in Italia. «Lavoriamo per questo, è la nostra ambizione», dice, ricordando come l’audience televisiva sia cresciuta in modo costante per un quarto di secolo.
Alla base di questo successo, secondo lui, ci sono due scelte strategiche: «Il repulisti generale quando sono arrivato e la creazione della prima televisione monotematica al mondo gestita da una federazione sportiva». Il canale SuperTennis, conclude, «ha portato il nostro sport nelle case di tutti gli italiani».