MiCo26: oltre la metà delle opere sarà completata dopo i Giochi

Secondo l’analisi effettuata da Open Olympics 26, delle 98 opere, tra strutturali e infrastrutturali, solo 42 hanno una data di fine lavori prevista entro il 6 febbraio, ossia l’avvio ufficiale dei Giochi.

Milano Cortina 2026
I ritardi
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L’ultimo cantiere vede una consegna prevista nel 2033. Ma non è un caso isolato: più della metà, per l’esattezza il 57% delle opere sarà completato dopo la chiusura dei Giochi. Questo lo stato dell’arte del Piano delle Opere per Milano Cortina 2026, fotografato dal rapporto della rete Open Olympics 2026.

La rete, composta da diverse associazioni e guidata dalla storica associazione Libera, ha analizzato il Piano delle Opere passando al setaccio il portale “Open Milano Cortina 2026” redatto e aggiornato da Simico, la società pubblica costituita ad hoc per la progettazione, la realizzazione e la gestione delle opere legate ai Giochi Invernali.

Secondo l’analisi delle 98 opere, tra strutturali e infrastrutturali, solo 42 hanno una data di fine lavori prevista entro il 6 febbraio, ossia l’avvio ufficiale dei Giochi.

Ad oggi, a 50 giorni dalla cerimonia d’apertura, solo 16 opere risultano effettivamente concluse, 51 sono in esecuzione mentre 3 sono ancora in gara e 28 addirittura in progettazione.

E i ritardi sono destinati ad aumentare.

Così come i costi che hanno registrato un progressivo aumento di 157 milioni di euro e superato 5,7 miliardi di euro, 1,6 dei quali strettamente legati alle opere necessarie per la realizzazione dei Giochi e oltre 4,1 miliardi per tutte le opere connesse, stradali, ferroviarie, infrastrutturali, e via discorrendo.

Il grosso si gioca in Lombardia, con il 52% delle opere e il 47% dei costi; il Veneto pesa per il 16% del totale ma ha costi che arrivano al 33% nel complesso, mentre la Provincia autonoma di Bolzano ha un numero di opere superiori all’intero Veneto (14 vs 13).

Oltre il 73% delle opere in ritardo, alcune superano i 3 anni dalla consegna originale

E tornando ai ritardi, come fa notare Open Olympics 2026, la percentuale di opere che nel corso del 2025 ha subito uno spostamento della data di fine lavori raggiunge addirittura il 73% con slittamenti che, in alcuni casi, superano i tre anni rispetto alla consegna originale.

Come anticipato, delle 98 opere correlate ai giochi, 31 sono catalogate come essenziali, mentre le restanti 67 sono etichettate come legacy, vale a dire opere permanenti che resteranno in “eredità” ai territori.

Le opere legacy sono quelle che hanno accumulato maggiori ritardi, rappresentano la maggioranza delle opere e sono quelle che, va da sé, assorbono i maggiori costi.

Gli aumenti dei costi riguardano sia opere presenti nel piano dello scorso anno sia interventi introdotti in questo.

Le variazioni di costo più importanti: dalle tangenziali alle varianti autostradali

Gli incrementi più importanti sono attribuibili alla Variante di Longarone (+43 milioni), la Circonvallazione di Perca (+31 milioni), la Tangenziale sud di Sondrio (+13,3 milioni), impianto a fune di Socrepes (+13 milioni).

Ma tra i cantieri aperti ce ne sono 16 che hanno una categoria per così dire “transitoria”, ovvero “fine ante-olimpiadi” che saranno completate definitivamente solo dopo i Giochi ma che saranno utilizzate lo stesso durante la manifestazione.

Di queste, otto sono considerate essenziali, come lo Sliding Centre e il Villaggio Olimpico di Cortina, e lo Snow Park di Livigno.
Ebbene, secondo i dati disponibili sul portale di Simico, non è dato di capire a che stato di avanzamento dei lavori saranno durante i Giochi.  D’altronde, come dice il coordinatore del rapporto Open Olympics 2026, Leonardo Ferrante, raggiunto da L’Avvenire, il portale «resta opaco, parziale, con dati non del tutto conoscibili».

E secondo quanto sottolinea il coordinatore del rapporto al quotidiano ci sono altri nodi “non detti”.  Il primo riguarda l’impatto ambientale, considerando che «manca l’impronta di Co2 per singola opera, nonostante la metodologia sia prevista dal Cio». L’unico valore noto è la stima della Fondazione: 1.005.000 tonnellate di Co2 equivalente per l’intero ciclo dell’evento.

Il secondo elemento riguarda la trasparenza economica: «Sappiamo quanto costa il Piano delle Opere, ma non chi stia coprendo gli incrementi».
Il terzo riguarda i subappalti: sono visibili i nomi, ma non i valori economici.

Il numero reale e i costi complessivi: le altre questioni senza risposta

Tre restano anche le principali questioni civiche ancora senza risposta. La prima riguarda il numero reale delle opere previste e il loro costo complessivo. Il portale ufficiale ne censisce 98, ma restano escluse quelle di Anas e degli enti locali.

La sola Regione Lombardia indica 78 interventi per un valore di 5,17 miliardi di euro, di cui 44 opere per 3,82 miliardi non compaiono nel portale Open Milano Cortina 2026. Il Comune di Milano, interpellato da L’Avvenire, invece, non ha fornito riscontri.

La seconda questione è legata ai costi effettivi dei Giochi, inclusi quelli per la tutela della salute e della sicurezza. Sul fronte dell’ordine pubblico, il Dl Sport prevede 43 milioni di euro, reperiti attingendo al Fondo per le vittime di mafia e usura. In ambito sanitario manca invece un piano unitario, con ogni Regione che procede autonomamente.

La terza domanda riguarda il ruolo e il livello di trasparenza del Commissario per le Paralimpiadi: il Dl Sport gli attribuisce 328 milioni di euro da utilizzare tra settembre e dicembre 2025, con un incremento del 359% rispetto alla stima iniziale di 71,5 milioni. Il rapporto si chiude con un duplice impegno: «Il nostro lavoro non si esaurirà con la fine dei Giochi – conclude Ferrante –. Allo stesso tempo stiamo già collaborando con la società civile francese, in vista delle Olimpiadi invernali del 2030, per affermare un principio fondamentale: nessuna opera senza piena trasparenza preventiva».