Il licenziamento di Michael Malone lo scorso aprile ha mandato un messaggio inequivocabile a tutta la NBA: allenare nella lega più importante del mondo non è mai stato così redditizio, ma nemmeno così precario. Il coach dei Denver Nuggets, campione nel 2023, è stato esonerato a tre partite dalla fine della stagione regolare nonostante fosse l’allenatore con più vittorie nella storia della franchigia.
Un paradosso che fotografa perfettamente lo stato attuale della professione: stipendi mai così alti, ma sicurezza del posto ai minimi storici. Solo due allenatori attualmente in carica sono stati assunti prima di settembre 2020, e metà dei 30 coach della lega è in panchina da meno di due anni.
La classifica dei 10 allenatori più pagati
- Steve Kerr (Golden State Warriors) – 17,5 milioni di dollari
- Erik Spoelstra (Miami Heat) – 15 milioni di dollari
- Tyronn Lue (Los Angeles Clippers) – 15 milioni di dollari
- Doc Rivers (Milwaukee Bucks) – 11 milioni di dollari circa
- Ime Udoka (Houston Rockets) – 11 milioni di dollari circa
- Joe Mazzulla (Boston Celtics) – 11 milioni di dollari circa
- Rick Carlisle (Indiana Pacers) – 11 milioni di dollari circa
- Mike Brown (New York Knicks) – 10 milioni di dollari
- Jason Kidd (Dallas Mavericks) – 9,5 milioni di dollari
- JJ Redick (Los Angeles Lakers) – 9 milioni di dollari
I numeri del mercato parlano chiaro. Steve Kerr siede sul trono degli allenatori più pagati con 17,5 milioni di dollari all’anno, seguito da Erik Spoelstra (Miami Heat) e Tyronn Lue (Los Angeles Clippers), entrambi a quota 15 milioni. Tutti e tre hanno firmato nel 2024 prolungamenti che hanno quasi raddoppiato i loro compensi precedenti: due anni per Kerr, otto per Spoelstra, cinque per Lue.
Eppure nemmeno i titoli garantiscono più la sicurezza. Dal 2016, Cleveland Cavaliers (con lo stesso Lue), Los Angeles Lakers (Frank Vogel) e Milwaukee Bucks (Mike Budenholzer) hanno tutti esonerato i propri allenatori appena due anni dopo la conquista dell’anello. E quest’anno è toccato anche a Tom Thibodeau, licenziato dai New York Knicks pochi giorni dopo l’eliminazione ai playoff, nonostante avesse raggiunto la prima finale di Conference dal 2000.
Il mercato esploso dopo l’affare Williams
La svolta è arrivata nel 2023, quando Detroit ha ingaggiato Monty Williams con un contratto faraonico da sei anni e 78,5 milioni di dollari. Prima di allora, solo Gregg Popovich superava la soglia dei 10 milioni annui. Oggi sono nove gli allenatori sopra quella cifra, contro gli otto della scorsa stagione, nonostante il ritiro di Popovich e i licenziamenti di Malone, Thibodeau e Budenholzer, tutti con contratti da almeno 10 milioni.
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Nella fascia intermedia troviamo Doc Rivers (Milwaukee), Ime Udoka (Houston), Joe Mazzulla (Boston) e Rick Carlisle (Indiana), tutti attorno agli 11 milioni. Mike Brown, approdato ai Knicks con un quadriennale da 10 milioni all’anno, rappresenta un caso emblematico: Sacramento lo aveva esonerato dodici mesi prima, nonostante due premi consecutivi come allenatore dell’anno e le prime due stagioni vincenti della franchigia in vent’anni.
I Knicks avevano provato una strada insolita per sostituire Thibodeau, chiedendo ad almeno cinque squadre il permesso di parlare con i loro tecnici sotto contratto. Tutti hanno rifiutato, e tre di quegli allenatori – Billy Donovan (Chicago), Jason Kidd (Dallas) e lo stesso Udoka – hanno poi firmato prolungamenti con aumenti sostanziosi.
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Il paradosso della forbice con i giocatori
Il ruolo stesso è cambiato: da stratega focalizzato su schemi e tattiche a CEO di organizzazioni da basket che valgono in media 5,5 miliardi di dollari, quindici volte il valore di quindici anni fa. Ma la pazienza dei proprietari resta cortissima: metà dei 30 allenatori NBA è in carica da meno di due anni.
La fascia più bassa degli stipendi si aggira sui 4 milioni di dollari annui, ma il confronto con i giocatori resta impietoso. Secondo Spotrac, 58 cestisti guadagnano almeno 30 milioni quest’anno e 170 superano i 10 milioni. Lo stipendio medio NBA per il 2025-26 è stimato a 13,87 milioni: solo tre allenatori su trenta lo superano.
I top 10 della panchina incasseranno complessivamente circa 120 milioni di dollari in questa stagione, contro i 158 milioni dei colleghi più pagati della NFL. Un mercato in ebollizione, dunque, dove i contratti – quasi sempre interamente garantiti e con bonus playoff – continuano a crescere. Ma dove un anello al dito, come ha imparato Michael Malone, non basta più a dormire sonni tranquilli.