Retromarcia Cadillac: niente title sponsor per la prima stagione

Nessuna partnership di primo piano per la stagione d’esordio, bensì la volontà di costruire, senza fretta, un ecosistema di sponsorship. Questa la nuova linea di Cadillac verso il 2026.

CadillacF1_presentazione Miami
l'azzardo del brand USA
Image credit: Cadillac

«Cadillac è un brand hero globale, ci basterà questo per partire». Non manca la fiducia in casa Cadillac, anche con una monoposto che non è ancora scesa in pista (e tantomeno in galleria del vento), il marchio di casa General Motors che per la prima volta nella sua storia si cimenterà con la Formula 1 è certo di fare bene.
Anche se affronterà la sua prima stagione senza title sponsor.

Ne è sicura Lauren Teixeira, chief commercial officer della casa statunitense che, ai margini del GP di Las Vegas ha fatto un sostanziale dietrofront rispetto a quanto dichiarato poche settimane fa.

Nessun title sponsor, nessuna partnership di primo piano per la stagione d’esordio, bensì la volontà di costruire, senza fretta, un ecosistema di sponsorship.

«Al momento non cerchiamo un partner esclusivo – ha affermato Teixeira a BlackBook Motorsport–, se dovesse presentarsi l’occasione e ci fosse un soggetto interessato valuteremmo con calma, non abbiamo intenzione di forzare nulla. Non intendiamo assicurarci un title sponsor a tutti i costi, preferiamo essere più selettivi e trovare partner che intendano fare un percorso condiviso».

Difficile pensare che in casa Cadillac abbiano fatto un’inversione a u rispetto alle dichiarazioni di settembre, riportate anche da Sport e Finanza, nelle quali manifestava l’interesse nel portare a bordo un partner principale da 70 milioni di dollari a stagione.

Cadillac, in F1 senza sponsor? Un azzardo possibile

Più probabile invece che, nonostante le dichiarazioni e le intenzioni, nessun grande marchio USA abbia deciso di rischiare così grosso per l’esordio del nuovo team a stelle e strisce.

La F1 è lo sport tecnico per eccellenza, dove il pilota all’interno dell’abitacolo può fare certamente la differenza (si pensi a Max Verstappen in questa seconda parte di stagione) ma è la squadra, ampia e variegata, a vincere.
Dai progettisti, agli sviluppatori, dagli ingegneri e i meccanici in pista fino ad arrivare – non è ruolo da trascurare – agli sponsor.
Sì perché avere il marchio giusto, per appeal e copertura globale, può fare la differenza in un sport così altospendente.
Partner muscolarmente tonici dal punto di vista economico garantiscono budget più importanti ai team che se imbroccano la stagione vincente innescano un circolo virtuoso che porta venefici a tutti.

La squadra che ottiene risultati positivi, meglio se con entrambe le macchine, ha più esposizione mediatica e, va da sé, ce l’hanno gli sponsor su livree e tute dei piloti che con l’amplificazione globale che è propria della Formula 1, possono così aumentare la riconoscibilità del brand.

Un esempio? La McLaren, che ha già ottenuto il titolo costruttori quest’anno – il secondo consecutivo dopo un lungo digiuno –  ha potuto temporeggiare con gli sponsor che la corteggiavano fino a chiudere con Mastercard, siglando un maxi contratto da 100 milioni di dollari.

Qualcosa in più di quanto aveva strappato la Ferrari ad HP alle porte di una stagione che doveva essere di grande rilancio, con il fulgido talento di Charles Leclerc e il pilota più vincente di sempre, Lewis Hamilton, arrivato in Rosso per coronare la sua carriera esemplare.

La stagione 2025 è andata poi in un’altra direzione per Maranello ed è dunque lecito supporre che in fase di rinnovo HP abbasserà di certo il suo impegno economico.

Non deve stupire perché è una dinamica basica di mercato che si ripete (è avvenuta ad esempio per Oracle con la Red Bull).

Le spalle coperte de TWG Global e General Motors

Tornado a Cadillac, è pur vero che il marchio non vive in ristrettezze economiche, considerando la copertura finanziaria garantita da TWG Global e ovviamente dalla casa madre General Motors.
Ma è anche vero che senza un title sponsor che scommetta sul marchio prima che parta la stagione, la pista sarà determinante.
Il progetto Cadillac ha attirato molte attenzioni, con due grandi marchi USA (Tommy Hilfiger e Jim Beam) che sono scesi in campo ma, come come ha anticipato la chief commercial officer, serve un “ecosistema di partner” perché se i risultati in pista non fossero all’altezza dei desiderata (e centrare l’obiettivo al primo anno di F1 è impresa assai ardua) sarebbe difficile contenere la fuga e ancor più arduo trovare nuovi sponsor dopo una stagione fallimentare.