L’Europa pesa sempre di più nelle scelte dell’NBA. La lega statunitense ha riconosciuto la presenza capillare di Amazon Prime Video nel Vecchio Continente e la sua capacità di localizzare i contenuti nei diversi mercati.
La diffusione è stata un elemento centrale nella scelta di assegnare al gigante tech una quota dei diritti tv domestici e internazionali del nuovo ciclo media, dal valore complessivo di 76 miliardi di dollari.
Un deal che abbraccia i due oceani
Dalla stagione in corso, la lega ha avviato accordi di 11 anni con ESPN, NBC e Amazon: un pacchetto congiunto da 76 miliardi. Prime Video verserà 1,8 miliardi l’anno per trasmettere 67 partite di regular season negli Stati Uniti, oltre ai playoff e alla NBA Cup.
Per la NBA, inserire una piattaforma streaming nel modello distributivo era una priorità: l’obiettivo era raggiungere un pubblico più giovane e meno legato alla pay-TV, cogliendo allo stesso tempo un mercato in forte crescita, quello dei live sport sulle piattaforme globali.
Contrariamente a quanto accade solitamente per le grandi leghe americane, i diritti internazionali sono stati inclusi sin dall’inizio della trattativa, mostrando l’attenzione della lega a proiettarsi oltre i confini.
Portata globale e adattamento locale
Amazon ha ottenuto anche la trasmissione all’estero di 27 partite di regular season in paesi selezionati, oltre ai playoff e alle Finals a anni alterni. Alcune gare saranno inoltre programmate in prime time europeo per massimizzare gli ascolti.
La concorrenza tra i player del settore era attesa, ma Amazon si è distinta rapidamente: oltre alla forza finanziaria, ha offerto portata globale e capacità di adattamento locale, due aspetti ritenuti strategici dalla lega.
Matt Brabants, senior vice president of global media distribution and business operations dell’NBA, ha spiegato che Prime Video oltre ad un’offerta economica importante ha messo sul piatto una diffusione e un livello di localizzazione che altri candidati non potevano eguagliare.
«Inizialmente non eravamo sicuri che una singola piattaforma streaming potesse scalare con il livello di localizzazione che volevamo – ha raccontato Brabants allo SportsPro Media Summit di Madrid.- La portata globale di Amazon era innegabile, ma ciò che è diventato davvero chiaro durante le negoziazioni è stato il loro impegno verso contenuti localizzati».
Un’offerta complementare ai broadcaster
L’esperienza congiunta maturata in America Latina ha inoltre permesso alla NBA di valutare in prima persona il metodo di lavoro di Amazon, individuandolo come il partner più adatto per il nuovo ciclo.
L’NBA continuerà a contare su accordi specifici nei mercati chiave del basket – come Francia, Italia e Spagna – dove esistono solide partnership pay-TV, tra cui l’accordo con Sky nel Belpaese che rimane in vigore .
«In Europa, la nostra storia è con gli operatori pay-TV – ha spiegato Brabants -. Abbiamo visto Amazon come un’opportunità per raggiungere un pubblico più ampio e i primi risultati lo confermano».
Il primo bilancio della partnership
La presenza su Prime Video viene quindi considerata aggiuntiva e complementare, utile ad ampliare il bacino potenziale, dato che molti partner attuali restano confinati alla televisione a pagamento.
«Su Prime Video in Europa soltanto, stiamo localizzando i feed in sette lingue. Questo era essenziale per noi, sia la scala che la loro capacità di adattare i contenuti per i fan in tutta Europa e a livello globale.”
Amazon sarà anche distributore esclusivo internazionale di NBA League Pass, che negli USA rimane accessibile solo tramite NBA App. L’idea è che l’esposizione delle partite all’interno del pacchetto Prime possa generare nuove sottoscrizioni, sia al League Pass sia ai partner broadcast della lega.
L’importanza del mercato europeo
Prime Video ha rivelato che la prima partita in prime time europeo – San Antonio Spurs vs Brooklyn Nets – è stata la più vista di sempre in Europa tra le gare di regular season (escludendo Natale e le partite di Parigi).
Il match coinvolgeva Victor Wembanyama, superstar francese e simbolo dell’onda lunga europea che sta trasformando la NBA. In questa stagione, i giocatori europei rappresentavano il 15% dei roster al giorno dell’esordio.
«L’impatto dei giocatori europei è enorme, specialmente in Francia – ha concluso il dirigente -. Wembanyama è un talento generazionale. È diventato il giocatore più giovane di sempre a superare 1 miliardo di visualizzazioni social sulle nostre piattaforme. Abbiamo avuto anche oltre 20 giocatori francesi questa stagione, con sei scelti al draft solo quest’anno. Gli ascolti e il coinvolgimento aumentano visibilmente nei loro mercati d’origine – e non solo».
La presenza su una piattaforma così rilevante è strategica anche nell’ottica dei piani della lega guidata da Adam Silver: che sta preparando il lancio di una competizione europea a 16 squadre il cui debutto è previsto nel 2027.