Si riapre lo scontro tra inquirenti e governo sulla natura giuridica della Fondazione Milano Cortina 2026: stabilire se sia un ente pubblico o privato è decisivo per l’inchiesta milanese su turbativa d’asta e corruzione che vede indagati l’ex amministratore delegato Vincenzo Novari e altri professionisti.
La questione è ora nelle mani della Corte Costituzionale, con una decisione attesa dopo i Giochi olimpici del febbraio 2026.
Il rinvio alla Corte Costituzionale
La giudice per le indagini preliminari Patrizia Nobile ieri ha trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale, contestando il decreto legge dell’11 giugno 2024 – varato 20 giorni dopo le perquisizioni della Procura di Milano – che definisce la Fondazione come ente privato, sottraendola alle norme sulla contrattazione pubblica. Come riporta Il Sole 24 Ore, secondo la gip il decreto crea una “zona franca irragionevole” per i dipendenti della Fondazione che, pur gestendo interessi pubblici e beneficiando di garanzie statali, godono di fatto di un’immunità negata ai dipendenti di qualsiasi altra amministrazione pubblica.
Nobile sottolinea che la giurisprudenza costituzionale richiede controlli particolarmente severi quando una legge riguarda pochi destinatari, per il rischio di arbitrio, soprattutto se emanata durante un procedimento penale in corso.
Le gare d’appalto sotto inchiesta
L’inchiesta coinvolge due gare d’appalto per servizi digitali. La prima del marzo 2021 da 1,9 milioni (assegnata a Vetrya, con indagati Novari, l’ex dirigente Massimiliano Zuco e Luca Tomassini di Vetrya) e la seconda del giugno 2023 da 2,1 milioni (vinta da Deloitte, con indagati Marco Moretti e Daniele Corvasce della Fondazione, più Claudio Colmegna e Luigi Onorato di Deloitte).
Se il decreto restasse valido, le indagini dovrebbero essere archiviate. Procura e Anac hanno già criticato la norma, sostenendo che un ente con soci pubblici, interessi pubblici e garanzie finanziarie statali deve essere considerato pubblico.
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La governance della Fondazione
Gli organi della Fondazione sono di nomina pubblica (Presidenza del Consiglio, Regioni Lombardia e Veneto, Province di Trento e Bolzano, Comuni di Milano e Cortina, CONI e Comitato Paralimpico), che dovranno anche ripianare eventuali deficit. La questione centrale è se la Fondazione sia stata istituita per realizzare un interesse pubblico di portata generale, senza carattere commerciale.
Fondazione e governo sostengono la natura privata dell’ente, argomentando che il suo scopo è organizzare un singolo evento sportivo non funzionale al soddisfacimento di un interesse generale, in concorrenza con altri di pari rilevanza, con ricavi da sponsor e diritti TV. Tuttavia, secondo i magistrati, la copertura pubblica del deficit senza limiti di importo elimina ogni rischio d’impresa. Così si esclude che la Fondazione operi secondo logiche commerciali.
Giovanni Malagò, presidente della Fondazione Milano Cortina, ha dichiarato: «Quando si organizza un grande evento, – riporta Il Corriere della Sera – il supporto pubblico è sempre presente. Da sei anni mi affido a un governo e un’Avvocatura dello Stato che hanno certificato la natura privata della Fondazione, come già avvenne per i Giochi estivi di Roma. Non posso mettere in discussione una regola dello Stato».
Malagò sottolinea inoltre che il bilancio è sostenuto da ricavi privati: il CIO copre oltre il 40% del budget, il resto proviene da sponsorizzazioni, marketing, biglietteria e merchandising, senza alcun euro di denaro pubblico.
Scenari futuri e conseguenze legali
Fonti di Palazzo Chigi affermano inoltre che «il governo ha posto le basi giuridiche e organizzative necessarie affinché l’evento si svolga nel rispetto della normativa nazionale ed europea».
Ora la palla passa alla Consulta. Se confermasse la natura privata della Fondazione, le accuse di corruzione si ridurrebbero a corruzione tra privati e la turbativa d’asta scomparirebbe. La decisione però arriverà probabilmente dopo le Olimpiadi, in programma tra tre mesi.