Una Ferrari da record. Dopo i rumors su Christian Horner, la squadra ha risposto in pista: Charles Leclerc è tornato sul podio ad Austin e in Messico, mentre Lewis Hamilton ha mostrato segnali di crescita, anche se la vittoria manca ancora.
La SF-25 non sembra in grado di competere ai massimi livelli e non lascia molte speranze per le ultime quattro gare stagionali, a cominciare dal weekend Sprint in Brasile. Ma una Ferrari da titolo, in realtà, c’è già: quella dei meccanici.
La Rossa domina nei pit-stop
La Scuderia guida con autorità la classifica mondiale dei pit-stop, una graduatoria che, come il campionato, premia la costanza più degli exploit. Non basta essere i più veloci una volta: serve una media costantemente bassa nei tempi di cambio gomme (esclusi quelli per penalità).
E qui la Ferrari eccelle: 2,41 secondi di media stagionale, davanti a Mercedes (2,74), McLaren (2,98) e Red Bull (3,18), l’unica dei top team sopra i tre secondi, lasciando quasi 8 decimi con la Rossa, secondo quanto riporta Tuttosport.
Il box rosso vanta 5 delle 10 migliori soste della stagione (3 McLaren e 2 Red Bull completano la top 10) e un numero molto inferiore di errori: solo 5 pit-stop sopra i 3 secondi, contro gli 11 di Mercedes e Red Bull e addirittura 24 della McLaren.
McLaren: lampi e cadute
Il team di Woking detiene comunque le tre soste più veloci dell’anno, con il record di 1,91 secondi per Lando Norris a Monza. E resta imbattuto anche a livello storico con il primato Guinness di 1,80 secondi registrato in Qatar nel 2023.
Ma la velocità pura non basta: errori ai box – uniti a quelli dei piloti Norris e Oscar Piastri – hanno pesato sul rendimento, anche se la coppia di McLaren si trova al momento davanti a tutti in campionato.
In media, i pit-stop di Yuki Tsunoda risultano più rapidi di quelli della Red Bull, a testimonianza della solidità delle prestazioni di Max Verstappen che, pur sfavorito ai box, si trova a giocarsi quello che sarebbe il quinto mondiale consecutivo.
Il metodo Ferrari
La Ferrari può vantare due soste perfette da 2,00 secondi a Monaco e in Arabia Saudita. È la prova concreta del progresso di una macchina “umana”, resa quasi infallibile grazie al lavoro certosino su un dettaglio che negli anni passati rappresentava un punto debole.
Il merito è del metodo: migliaia di pit-stop simulati in allenamento, preparazione fisica mirata, attenzione all’alimentazione e nuove pistole con LED integrati per segnalare le fasi di avvitamento e svitamento del dado. Tutto coordinato dal direttore sportivo Diego Ioverno.
«Una cosa che ci rende soddisfatti della costanza di prestazione è che l’abbiamo ottenuta anche con una grande rotazione degli operatori. Con tante gare manteniamo qualità e anche un bilanciamento vita-lavoro accettabile», ha spiegato Ioverno.