Il tennis italiano vive un momento d’oro senza precedenti. «Il livello raggiunto fa paura, siamo quasi al massimo e da qui possiamo solo scendere», ammette Angelo Binaghi, presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, in un’intervista pubblicata da La Stampa.
I numeri parlano chiaro: Sinner che conquista Vienna, Musetti con un piede e mezzo alle Atp Finals di Torino insieme a Bolelli-Vavassori nel doppio, Paolini tra le magnifiche otto di Riad sia in singolare che in doppio con Errani. «Più di così francamente è impossibile: a Torino e a Riad daranno il massimo in campo e noi faremo la nostra parte per rendere indimenticabile questa edizione delle Finals», assicura il numero uno della Fitp.
Il caso Sinner e la rinuncia alla Davis
Ma il cielo azzurro si è temporaneamente oscurato quando Jannik Sinner ha annunciato il forfait per la Coppa Davis, dividendo l’opinione pubblica. Binaghi rivela di averlo capito già un anno fa:
«Jannik lo disse davanti a me e al ministro Giorgetti a Torino durante le Finals. Ho sperato che il lungo e forzato riposo per la squalifica gli facesse rivedere i programmi. E persino dopo il ritiro di Shanghai, mi sono detto: magari ci ripensa. Niente».
Una scelta definita “dolorosa” ma che il presidente difende: «L’abbiamo capita e anche condivisa. La storia ci insegna che ogni sua rinuncia ha prodotto conseguenze positive. Sarà così anche questa volta: per la Fitp e per l’Italia è più importante che lui torni numero 1 di un’altra Davis».
Binaghi respinge le critiche sulla presunta disaffezione per la maglia azzurra, facendo una provocazione sul regolamento: «Sa in cosa è diversa la Davis? Che non dà punti per la classifica. Con un altro regolamento cambierebbe anche lo spirito dei giocatori. Così, a fine stagione, per chi l’ha già vinta vale come la Six Kings Slam. Con meno soldi e molta più fatica».
Musetti e le Finals: uno show senza precedenti
Senza Sinner, l’Italia resta comunque favorita. «Abbiamo uno squadrone, – dichiara Binaghi. – Certo, con lui partiamo da un punto e mezzo a zero per noi, così invece sarà più equilibrata. Spagna con Alcaraz, Repubblica Ceca, Francia: ce la giochiamo con loro».
Lorenzo Musetti sarà la punta azzurra, e il presidente riconosce la sua crescita: «Io ho sempre detto che Musetti ha un talento inarrivabile, ma che rischiava di perderlo per le troppe proteste e per l’incostanza nella battuta. Ora parla molto meno e ha migliorato il servizio. Non ha più le cadute di prima e arrivare a Torino sarebbe il coronamento della crescita».
Per le Finals, Binaghi promette «uno spettacolo senza precedenti in Italia. Uno show dentro lo show, l’ultimo sì è quello di Gianni Morandi: saranno il nostro Super Bowl». E sul futuro rassicura: «È stato firmato un contratto fino al 2030 anche dal governo. Tornare indietro non si può, sarebbe una grave perdita di credibilità».
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Nodi da sciogliere: Foro Italico e gestione
Resta da risolvere la questione del rinnovo del contratto con il Foro Italico, di proprietà di Sport e Salute, che scade nel 2026. «È lo step iniziale e siamo in dirittura d’arrivo, poi affronteremo il nodo Finals», spiega Binaghi, vincolato da un patto di segretezza sui dettagli.
Sul suo futuro personale, il presidente ribadisce la disponibilità già espressa a luglio: «Se sono di ostacolo ad un nuovo modo di gestire le Finals, torno a fare l’ingegnere a tempo pieno. Non ho mai avuto tanto lavoro come adesso».
Infine, sull’Arabia Saudita che ha ottenuto il suo Masters 1000, Binaghi vede un’opportunità: «È stato un colpo d’artista di Gaudenzi: ha evitato che gli arabi si inventassero un circuito alternativo e depotenziato la loro eventuale scalata alle Finals».
L’Oscar di fine stagione? «Facile. Alla vittoria di Sinner a Wimbledon e al doppio successo di Jasmine Paolini a Roma, – conclude il presidente, che traccia la rotta: – A noi interessano poco le questioni locali, siamo come Sinner: ci confrontiamo quotidianamente con le superpotenze mondiali e vogliamo rimanere là in alto il più possibile. Il resto non conta».