Rendere la formazione digitale sempre più efficace, personalizzata (e personalizzabile) e accessibile su larga scala. Con lo sport come ambito privilegiato ma senza porsi limiti su altri settori, affini e non.
Queste le fondamenta su cui poggia il concept di Sportwig, piattaforma di e-learning, fondata dalla startup innovativa SW Holding, guidata dal ceo Mirko Clemente e da un pool di fondatori provenienti da diversi settori, come quello sportivo per l’appunto ma anche della formazione e, componente fondamentale per una realtà digitale, dello sviluppo IT.
Nata durante la pandemia, ora Sportwig è una piattaforma interamente dedicata alla formazione in ambito sportivo che permette ai docenti di monetizzare le proprie competenze mettendo a disposizione della community, con oltre 20mila utenti già iscritti, videolezioni sia live che on demand.
L’obiettivo ora è consolidarsi sempre più nel mercato sportivo, tra partnership di primo piano, come quella con Juventus Academy o con Decathlon, per diventare il riferimento nella formazione digitale.
Ne abbiamo parlato con Mirko Clemente, ceo e founder della piattaforma.
Domanda. Partiamo dall’inizio: come, quando e perché nasce Sportwig.
Risposta. Faccio una premessa: vengo dal rugby, ho sempre giocato e parallelamente ho lavorato tanto in ambito digitale.
Tant’è che la mia prima esperienza da imprenditore ha unito le due cose: nel 2012 ho fondato Rugbymeet, la più grande community italiana dedicata a questo sport, con oltre 400 club e 12mila utenti registrati.
Tra le tante attività che portavamo avanti c’era quella di mettere a disposizione di neo allenatori o di livello amatoriale, allenatori professionisti che potessero portare la loro testimonianza, dare consigli.
In piena pandemia, insieme ad altri soci, abbiamo deciso di sfruttare le nostre esperienze pregresse e digitalizzare il concetto così dal dare competenze a tutte quelle figure che nelle piccole società – che sono la maggioranza dello sport italiano – ci mettono l’anima ma magari non hanno competenze specifiche.
D. La formazione in ambito sportivo, ha avuto delle stagioni di grande crescita, con un’offerta sia accademica e post accademica, che a carattere più di intrattenimento e cultura personale. Qual è il polso del mercato attuale? Non c’è un rischio di saturazione?
R. Per esperienza mi sento di dire che le nuove tecnologie che escono sul mercato per così dire “generalista” arrivano nel mondo sportivo qualche anno dopo. Quindi ad oggi abbiamo uno scenario analogo a quello dell’e-commerce di tanti anni fa, con molte piattaforme poco aggiornate se non addirittura obsolete che non riescono a tenere il passo. Il nostro punto di forza è offrire un prodotto ready to go e, soprattutto, che è in grado di essere sempre aggiornato.
D. Lo sport è un ecosistema complesso e sfaccettato per le sue dinamiche interne ma è anche il comparto popolare per eccellenza, alla “portata di tutti”, proprio perché chiunque può interessarsi, praticare o parlare di sport. Con che criteri selezionate i formatori?
R. Su Sportwig chiunque si può registrare e mettere a disposizione le proprie competenze. Però applichiamo di filtri sui corsi, valutando sia i contenuti sia la qualità. Difficilmente bocciamo in toto il formatore perché si tratta in gran parte dei casi di ex atleti professionisti, allenatori o preparatori tecnici in ambito federale, interveniamo invece se la produzione è un po’ troppo amatoriale, considerando che teniamo un livello di produzione medio alto.
D. Un accenno sulla tecnologia dietro la piattaforma. Come utilizzata l’intelligenza artificiale e in cosa consiste il vostro codice proprietario.
R. Quando parliamo di codice proprietario, intendiamo che la nostra piattaforma è veramente nata da zero, con uno dei nostri soci, che ricopre il ruolo di chief technology officer, che ha scritto le righe di codice. Siamo una piattaforma Saas (Software as a Service, N.d.R.) quindi, in estrema sintesi, a fronte di una subscription eroghiamo la nostra tecnologia. Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale la utilizziamo per migliorare la cura dei contenuti, ad esempio sottotitolando i corsi in altre lingue o implementando chatbot.
D. Avete impostato il vostro modello di business su due filoni per certi versi paralleli, per altri complementari. Da una parte abbiamo il B2B puro, rivolto dunque ai professionisti di settore, dall’altra il B2B2C. Come funzionano i due modelli e quali sono i rispettivi punti di forza.
R. Il nostro modello privilegiato è B2B puro. Abbiamo comunque clientela sul tre fasce: ci sono i formatori, o content creator, che caricano i contenuti sulla piattaforma a titolo gratuito o in revenue share e vanno direttamente al cliente finale. Si tratta di figure che conoscono molto bene il funzionamento del mondo social, sanno come muoversi e promuoversi e si appoggiano a noi per i servizi tecnologici, il monitoraggio delle performance ma anche per allargare la base di potenziali interessati.
La seconda fascia è rappresentata dalle aziende, ovvero le realtà che hanno necessità di fare formazione interna – penso alle palestre in franchising che devono formare i franchisor – o mettere a disposizione dei propri dipendenti un’offerta di welfare aziendale ma non hanno le risorse per una piattaforma proprietaria o il tempo e le figure per fare formazione.
Da ultimo abbiamo il livello enterprise, la grande azienda stile Juventus, che si appoggia a noi per quanto riguarda la Juventus Digital Academy, con cui erogano la formazione agli allenatori delle academy in giro per il mondo.
D. Perché un professionista dello sport business così come un’azienda o un club dovrebbe usufruire dei servizi Sportwig?
R. Noi abbiamo 20mila utenti registrati di cui il 10% ha già acquistato almeno un corso. E l’offerta dei corsi spazia dalla tecnico tattica, allo sport business, fino allo joga. Quindi si tratta di un pacchetto davvero ampio. Inoltre possiamo occuparci anche della produzione dei contenuti, avendo una media house interna, rispondendo a ogni livello di richiesta, dal design alla produzione digitale, sino ad arrivare alla produzione con riprese fatte dai droni sul campo. Sono add on che vengono richiesti per lo più dalla fascia enterprise ma potenzialmente a disposizione di chiunque.
Ci sforziamo di standardizzare e industrializzare i nostri processi e se sviluppiamo una nuova feature su richiesta di una grande realtà come Juventus, Decathlon così come Ikea o Edenred, poi la mettiamo a disposizione di tutti.
Ci piace l’idea di crescere con i nostri clienti.
D. In conclusione, quali obiettivi vi ponete nel medio termine?
R. Abbiamo clienti consolidati come la Juventus e CSI (Centro Sportivo Italiano) per il quale abbiamo realizzato una piattaforma white label dedicata alla formazione di allenatori e dirigenti. Siamo molto contenti di aver lavorato con Decathlon per il mondo scuola dove abbiamo creato noi il percorso di formazione sulla Human Performance, destinato a 200 scuole e 4mila studenti. Il nostro obiettivo è consolidarci sempre più nel mercato sportivo stringendo accordi a più livelli ma l’idea è di aprire la nostra tecnologia ad altri settori. D’altronde chiunque eroghi formazione, in qualsiasi ambito, potrebbe utilizzare la nostra tecnologia, perché porsi limiti.