L’atletica italiana mostra i muscoli Tokyo. Stefano Mei, presidente della Fidal, non nasconde l’orgoglio per la crescita del movimento e la fiducia nel futuro, con i giovani azzurri che si stanno dimostrando all’altezza di un palcoscenico prestigioso come quello dei Mondiali di atletica.
Mentre celebra i suoi campioni, il vertice di Federatletica getta lo sguardo avanti: la sfida è conquistare la candidatura della rassegna iridata per il 2029 o il 2031, regalando alla Capitale l’occasione di ospitare campioni provenienti da tutto il globo.
Dialoghi in corso per riportare i Mondiali a Roma
«Stiamo parlando con le istituzioni per riportare i Mondiali di atletica a Roma – ha dichiarato Mei all’ANSA, riferendosi alle edizioni 2029 e 2031 -. Siamo solo agli inizi, ma questi ragazzi se lo meriterebbero. Noi ci proviamo, comunque ovunque si svolgano, sono sicuro che i nostri atleti azzurri faranno bene».
Tornando al presente, a Tokyo si è messo in luce Mattia Furlani, alimentando il clima di entusiasmo all’interno del quale cresce anche l’ambizione di riportare i Mondiali di atletica a Roma, cuore pulsante dello sport azzurro.
«Quando un ragazzo così giovane fa il salto vincente al quinto tentativo, col record personale, non si può più parlare di promessa o sorpresa. È una realtà. L’oro di Furlani è la ciliegina sulla torta: a quattro giorni dalla fine del mondiale abbiamo già migliorato l’edizione di Budapest, non può che essere bene, ma spero proprio non finisca qui».
L’exploit di Furlani
Il salto di Furlani diventa metafora dell’intero movimento: non più promessa, ma realtà concreta. È su questa certezza che Mei fonda la sua candidatura per riportare i Mondiali in Italia.
«A 20 anni dà un bel messaggio ai suoi coetanei, e non solo è un ragazzo d’oro da tutti i punti di vista, ha una famiglia magnifica, ha talento e passione: la sua è una immagine bella e vincente per l’Italia».
Dietro la gioia per i risultati, c’è la consapevolezza della forza universale dell’atletica: disciplina democratica, aperta a tutti, capace di scoprire campioni in ogni angolo del mondo. Uno spettacolo che Mei vuole riportare al centro della scena italiana.
«È un po’ come andare sulla Luna: se vinci un oro nell’atletica sei sicuro di essere sul serio il più forte di tutti. Alle Olimpiadi 46 Paesi nel nostro sport hanno vinto una medaglia, e questo dà la misura di quanto sia diffuso e facile da praticare in ogni angolo del pianeta. Può nascere un campione ovunque, non servono grandi mezzi o risorse per praticare atletica, la platea è estesa».
La visione collettiva di Mei: il gruppo al centro
Il presidente rivendica una visione inclusiva: il valore del movimento italiano è nel gruppo, non solo nei singoli exploit. È questo spirito che vorrebbe trasmettere anche ospitando i Mondiali a Roma: una celebrazione collettiva che unisca generazioni e discipline.
«Io considero i 100 come il lungo, la maratona, gli ostacoli: guardo al risultato – ha spiegato – Gimbo e Jacobs avevano avuto una stagione travagliata, io ho voluto portarli tutti: da ex atleta so che significa essere tagliati fuori e mancare un appuntamento importante come i mondiali, per questo io non lascio a casa nessuno. Poi, se i posti sono limitati, vanno fatte delle scelte su criteri cronometrici e di misure, e si sa che ogni scelta comporta una rinuncia».
Il sogno dei Mondiali a Roma prende così forma tra i corridoi istituzionali e l’entusiasmo dei campioni. Sarebbe il ritorno a casa di un evento che manca dal 1987 e che potrebbe segnare una nuova epoca per l’atletica italiana.