Brignone: «La mia salute vale più di un evento sportivo»

La campionessa azzurra è alle prese con la riabilitazione più impegnativa della sua carriera, dopo il terribile infortunio dello scorso 3 aprile. Milano Cortina è un sogno ancora possibile ma senza sforzare la ripresa.

Federica Brignone
L'impresa della tigre
Image credit: Insidefoto/GEPA pictures

Un grave infortunio dopo la stagione sportiva più bella. Un appuntamento con la storia, i Giochi Olimpici in casa, e una corsa forsennata contro il tempo per poter gareggiare a Milano Cortina 2026.

In estrema sintesi è il percorso degli ultimi e dei prossimi mesi di Federica Brignone, alle prese con la riabilitazione forse più impegnativa della sua carriera.

«Mi sveglio alle 6.40 a casa mia a La Salle, prendo la macchina, vado a Torino al JMedical, sto tre ore in palestra, un’ora in piscina, mi sottopongo a un trattamento manuale. Poi torno a casa, due-tre volte a settimana faccio un allenamento aerobico, in bici o a nuoto – racconta Federica Brignone dalle colonne de La Repubblica –. Il sabato e la domenica invece mi dedico ad altre attività in montagna, in questo weekend farò la mia prima camminata. Proverò ad andare un po’ in salita, un po’ in discesa, tutte cose che non ho ancora potuto fare perché non camminavo abbastanza bene».

L’infortunio senza precedenti e il lavoro del JMedical

Brignone, nota come la Tigre, per il suo temperamento sulle piste innevate, ce la sta mettendo tutta per riprendersi da quella caduta del maledetto 3 aprile che le è costato le frattura di tibia e perone, rottura del crociato anteriore del ginocchio sinistro e la bellezza di 43 punti per chiudere la ferita di una gamba completamente squarciata.

«Un conto è tornare con un piatto tibiale fratturato come mi è successo qualche anno fa, un conto è con una gamba che non è più la stessa, con le placche, il ginocchio distrutto che era uscito fuori, spezzato in mille pezzi – riflette la fuoriclasse azzurra – . Conosco atlete come la canadese Stefanie Fleckenstein, caduta a Val d’Isère nel dicembre 2023, che non ha ancora rimesso gli sci da gara. Questo non è un infortunio normale, e sono felice di aver accanto persone come il fisioterapista Federico Bristot e il dottor Luca Stefanini del JMedical».

I Giochi di Milano Cortina e il docufilm sul ritorno in pista

A 150 giorni dal via dei Giochi Olimpici invernali di Milano Cortina, le speranze azzurre di rivedere la Brignone in pista non si sono estinte. Anche se la fuoriclasse, numero uno al mondo all’apertura di Sölden il prossimo 25 ottobre, fa i conti con la realtà.

«Il mio obiettivo è tornare a vivere la mia vita ed essere una donna sana che può praticare tutti gli sport che le piacciono. Per me questo è il focus principale, oltre a tornare quest’inverno. La mia salute vale molto di più di un evento sportivo – ammette –, e questo deve essere molto chiaro, nella mia testa lo è già. Non sono pronta per una gara a rinunciare a fare tutto nella vita, a sentirmi dire “non potrai mai più sciare” o magari “non riuscirai mai più a correre o camminare in montagna”. Ho 35 anni e spero ancora tanti davanti. Se ce la farò a tornare per quest’inverno, bene, se avrò voglia di riprovarci un anno dopo perché non mi riesce quest’anno ci riproverò. Nella mia carriera ho già ottenuto molto di più di quello che avrei potuto sognare da bambina».

Il suo dramma non ha allontanato gli sponsor, che sono aumentati secondo il suo management e a questo si aggiunge anche un docufilm che si sta realizzando sulla sua corsa contro il tempo per esserci alle Olimpiadi.

«Sono orgogliosa. Non sono cambiata come persona, ho solo deciso di accettare una sfida di cui avrei fatto volentieri a meno. Voglio dire io basta, non essere costretta da un infortunio. Anche questo deve essere chiaro», ha concluso la campionessa azzurra.