Ferrari corre forte anche fuori dalla pista. La casa di Maranello chiude un secondo trimestre 2025 all’insegna della solidità finanziaria e operativa, confermando la capacità di navigare un contesto macroeconomico complesso.
Il Cavallino Rampante si è dimostrato resiliente mantenendo performance di eccellenza in tutte le aree strategiche: nel secondo trimestre, i ricavi netti sono aumentati del 4,4% su base annua, raggiungendo i 1,78 miliardi di euro.
«Il primo semestre del 2025 ci ha ricordato ancora una volta l’importanza dell’agilità e della flessibilità nella gestione della nostra Azienda – ha dichiarato il ceo Benedetto Vigna -. I solidi risultati comunicati oggi riflettono il nostro impegno a eseguire la nostra strategia con disciplina e determinazione. Continuiamo a promuovere l’innovazione e ad arricchire la nostra offerta di prodotti, che alimenta un già forte portafoglio ordini».
Margini in crescita: migliorato il mix di prodotti
L’EBITDA ha toccato quota 709 milioni di euro (+5,9%), con un margine salito al 39,7%, mentre l’utile operativo (EBIT) è cresciuto dell’8,1%, arrivando a 552 milioni con un margine del 30,9%. L’utile netto si attesta a 425 milioni (+2,9%).
La solida performance è da attribuire principalmente al contributo del mix prodotti e alla crescita del segmento lifestyle e racing, che nonostante i risultati deludenti in pista si conferma come un segmento in salute.
Ferrari ha inoltre generato un free cash flow industriale di 232 milioni di euro, confermando la forza del modello di business. L’indebitamento industriale netto si attesta a 338 milioni, influenzato dalla distribuzione di dividendi per 536 milioni effettuata a maggio.
Consegne stabili, spinta da 296 GTS, Purosangue e Roma Spider
Nel trimestre sono state consegnate 3.494 vetture, in linea con lo stesso periodo del 2024. Le performance per area geografica riflettono una strategia di allocazione calibrata per preservare l’esclusività del marchio.
In particolare, le consegne sono cresciute di 12 unità nelle Americhe, diminuite di 9 unità nell’area EMEA, aumentate di 11 unità nell’area Asia-Pacifico (esclusa la Cina) e calate di 4 unità in Cina Continentale, Hong Kong e Taiwan.
La domanda si è concentrata soprattutto su 296 GTS, Purosangue e Roma Spider, mentre si è registrato un incremento significativo delle consegne della famiglia SF90 XX e una progressiva introduzione della nuova 12Cilindri. In calo, come da piano, la Daytona SP3, ormai prossima al completamento delle consegne.
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Segmento racing e lifestyle in forte espansione
Il mix di propulsori si mantiene equilibrato, con una quota del 55% di motori a combustione interna (ICE) e del 45% di modelli ibridi sul totale delle consegne, con lo shift verso l’elettrico che ha subito un rallentamento rispetto alle previsioni.
I ricavi da sponsorizzazioni, proventi commerciali e brand sono cresciuti del 21,9% nel trimestre, a 205 milioni di euro, sostenuti da un miglior posizionamento in Formula 1 nel 2024 e dalla crescita delle attività lifestyle.
La divisione racing continua a rafforzare la visibilità e la reputazione del marchio, con contributi anche da eventi sportivi, merchandising e licenze. A questi si aggiungono le entrate derivanti dalla fornitura motori ad altri team di F1 e dalla gestione dell’Autodromo del Mugello.
Le previsioni per il 2025
I solidi risultati del primo semestre rafforzano la fiducia nella guidance 2025, che prevede ricavi netti superiori a 7 miliardi di euro, rispetto ai 6,7 miliardi del 2024, nonostante il clima geopolitico instabile.
L’EBITDA rettificato è atteso in crescita ad almeno 2,68 miliardi di euro (con un margine almeno al 38,3%), mentre il risultato operativo adjusted (EBIT) dovrebbe superare i 2 miliardi, con un margine di almeno il 29%.
L’utile diluito per azione adjusted è atteso pari o superiore a 8,6 euro, mentre il free cash flow industriale dovrebbe attestarsi ad almeno 1,2 miliardi di euro, segnando un incremento del 17% rispetto all’anno precedente.
La previsione iniziale di una possibile erosione dei margini dovuta ai dazi USA è stata ritirata, grazie all’accordo commerciale UE-USA e a una previsione di costi industriali inferiori nella seconda metà dell’anno.