Nike arranca nel nuovo corso, Il colosso statunitense ha registrato un nuovo calo del margine lordo, il secondo consecutivo, mentre le vendite deludenti in Cina e il tentativo di riorganizzare l’offerta di prodotto continuano a pesare sul gruppo.
La reazione in Borsa è stata immediata: il titolo ha perso il 10%. Nel secondo trimestre, il fatturato di Nike è comunque salito a 12,43 miliardi di dollari, leggermente al di sopra della stima media degli analisti pari a 12,22 miliardi.
Le difficoltà sul mercato cinese
Nonostante la buona tenuta dei ricavi, l’utile netto è sceso del 32% rispetto a un anno prima, mentre l’utile per azione rettificato si è attestato a 53 centesimi, superando le attese di mercato che si fermavano a 38 centesimi.
Durante la call successiva ai risultati, l’ad Elliott Hill ha definito i numeri «leggermente migliori di quanto avessimo previsto 90 giorni fa», pur sottolineando che sono «lontani dal nostro potenziale». Hill ha ribadito che l’azienda si trova ancora «nelle fasi centrali» del proprio percorso di recupero.
Le vendite in Cina sono diminuite per il sesto trimestre consecutivo, con un crollo del 17%. Nike ha più volte avvertito che la ripresa in Cina sarebbe stata più lenta rispetto al Nord America, ma gli analisti iniziano a perdere la pazienza.
«È preoccupante che i risultati in Cina continuino a essere così deboli», ha commentato David Swartz di Morningstar. Il gruppo sta cercando di riconquistare rilevanza culturale dopo trimestri deludenti che hanno favorito marchi emergenti come On e Hoka.
L’impatto dei dazi
Da quando Hill ha assunto la guida nel 2024, la strategia di rilancio si è concentrata sul ritorno agli sport chiave – running e calcio – sul rafforzamento dei rapporti con i retailer, come Dick’s, e sul passaggio da linee storiche a modelli più recenti.
Questa transizione, però, ha un costo: i rivenditori terzi applicano prezzi più bassi rispetto al canale diretto, e lo smaltimento delle scorte più datate ha richiesto forti sconti che hanno fortemente impattato sulla redditività.
Hill ha inoltre ricordato che i dazi rappresentano un «ostacolo significativo». Il cfo Matthew Friend ha confermato che le tariffe imposte ai Paesi del Sud-Est asiatico – dove Nike produce gran parte dei suoi articoli – peseranno per 1,5 miliardi di dollari nel 2025.
Il percorso verso la redditività
Nel trimestre chiuso il 30 novembre, il margine lordo è sceso di 300 punti base. Per il trimestre in corso, Nike prevede un’ulteriore contrazione compresa tra 175 e 225 punti base. Hill ha avvertito che la ripresa non sarà lineare.
La sua affermazione secondo cui Nike si trova «nelle fasi centrali» del processo non ha però convinto gli investitori, che chiedono chiarezza sui tempi di ritorno alla crescita dopo trimestri di difficoltà acclarate.
Gli analisti hanno insistito per avere una definizione più precisa di “middle innings” e una roadmap per la Cina. «Il modo migliore per pensarci è che le diverse aree del nostro business si muovono a velocità differenti», ha spiegato Hill. Dal punto di vista geografico, ha aggiunto, il Nord America è solido mentre la Cina resta debole.
Le performance dei marchi in portafoglio
Il marchio Nike nel complesso sta performando bene, e nuove linee come NikeSKIMS – la collaborazione con il brand di Kim Kardashian – mostrano segnali incoraggianti. Hill ha però riconosciuto che il brand Jordan ha margini di miglioramento e che Converse è in fase di riposizionamento dopo il cambio di leadership avvenuto a luglio.
«I risultati ricordano agli investitori che questo turnaround sta ancora costando soldi veri – ha osservato David Bartosiak di Zacks Investment Research -. Non è stato un trimestre pulito. Nike ha mostrato resilienza sul fatturato, ma la capacità di generare utili è sotto pressione».
Guardando al trimestre successivo, che comprende il cruciale periodo di shopping natalizio di dicembre, l’azienda si aspetta che i ricavi registrino un calo di pochi punti percentuali, ossia una flessione a singola cifra bassa, rispetto alle stime degli analisti che prevedevano una contrazione dell’1,5%.