Malagò e la sfida dei 50 giorni al via di Milano Cortina 2026

A 50 giorni dalla cerimonia inaugurale, il presidente della Fondazione Milano Cortina Giovanni Malagò traccia il bilancio della preparazione olimpica: sostenibilità degli impianti e ambizioni di medaglie.

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50 giorni ai giochi
Image Credits: CONI

Mancano cinquanta giorni alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026 e Giovanni Malagò, presidente della Fondazione dal 2019, traccia un quadro della situazione tra ottimismo e realismo.

L’ex numero uno del Coni, attuale membro del Cio, guida un’organizzazione che si prepara all’appuntamento più importante per lo sport italiano degli ultimi anni.

Tra complessità organizzativa e sostenibilità: la visione olimpica

Malagò non nasconde le difficoltà affrontate in questi anni: ha lavorato con quattro governi e quattro presidenti del Consiglio diversi, dovendo ogni volta ripartire dall’inizio. Una complessità che riflette le caratteristiche del sistema Italia, ma che non ha fermato i preparativi. La Fondazione coordina un lavoro di squadra con istituzioni e multinazionali, mentre il presidente si definisce «un maniaco dell’ottimismo» pronto a vigilare sul campo fino all’ultimo minuto.

La sostenibilità rappresenta il cuore del progetto olimpico italiano. Malagò a Il Messaggero sottolinea che «il 90,7% degli impianti era esistente», fattore determinante per la vittoria della candidatura contro la Svezia. Un vantaggio geografico unico: a differenza di altre sedi olimpiche come Pechino, dove le montagne distavano quattro ore dalla città, Milano Cortina offre una concentrazione di strutture indoor e stadi in un’area relativamente ristretta.

Ben diversa la storia della mancata candidatura di Roma per i Giochi Estivi del 2024, bocciata dalla politica. Malagò usa parole dure: «È una ferita ormai rimarginata, ma la cicatrice rimane a vita». Un danno incalcolabile per la città, con conseguenze anche sulla carriera politica di chi prese quella decisione. Parte dei problemi impiantistici per Euro 2032 sarebbero stati risolti con le Olimpiadi, che avrebbero richiesto otto stadi per calcio e rugby.

L’obiettivo medaglie

Dopo le diciassette medaglie conquistate a Pechino 2022, l’Italia punta a superare quel risultato. Malagò parla apertamente di possibile record, nonostante infortuni e problematiche varie.

«Parlare di record è realistico – ha dichiarato – nonostante gli infortuni e tutte quelle che possono essere le problematiche. Le discipline dove possiamo andare a medaglia sono tante, anche inaspettatamente. E il calcolo noi lo dobbiamo fare su questo».

Particolare attenzione viene riservata al movimento femminile, che a Parigi 2024 ha conquistato nove medaglie d’oro sulle dodici totali. Un risultato che rappresenta motivo di orgoglio nazionale e testimonia la crescita delle atlete italiane in ambiti storicamente preclusi: «Fino a qualche decennio fa le Olimpiadi non le potevano nemmeno fare», ricorda il presidente.

Tra le punte di diamante c’è Federica Brignone, scelta come portabandiera a Cortina. Malagò la descrive come «un fenomeno» dotato di grande forza di volontà: dopo l’infortunio, ogni minuto è prezioso per tornare in forma prima della gara del 6 febbraio.

Portabandiera e futuro

Sulla scelta dei quattro portabandiera, Malagò evidenzia come questa sia un’opportunità. Al tempo stesso però fa un ulteriore riconoscimento al movimento femminile.

«Sicuramente nell’universo femminile c’era qualche altra persona che aveva tutti i meriti e i diritti, – evidenzia a Il Messaggero. – Chiaro che ci sia un discorso che riguarda le competizioni della neve e del ghiaccio. Penso, spero e mi auguro, senza fare nomi, che ci sia il modo di ricordare quello che è un percorso che ha caratterizzato la storia dello sport italiano in epoche recenti»

E dopo dodici anni da numero uno del Coni (sostituito a giugno da Luciano Buonfiglio) e al termine dei Giochi Paralimpici di marzo, Malagò tirerà le sue considerazioni sul futuro.