E’ un tema alquanto ricorrente a inizio inverno che quest’anno assume un peso particolare. A 50 giorni dall’avvio dei Giochi di Milano Cortina 2026 l’innevamento sull’arco alpino è in grave deficit.
Guardando ai dati di fine novembre, la stagione sciistica italiana sembrava avviata sotto buoni auspici. «A fine novembre si è chiuso un periodo sufficientemente freddo e nevoso per una prima accelerata sulle Alpi, ma ancora meglio sugli Appennini, dove addirittura eravamo sopra la media», spiega Francesco Avanzi, ricercatore della Fondazione Cima dalle colonne de Il Sole 24 Ore.
Le curve che confrontano l’accumulo di neve della stagione in corso con la media 2011-2025 e con lo stesso periodo dell’anno precedente mostrano infatti una risalita iniziale. Dinamica però interrottasi bruscamente nelle settimane successive.
Temperature alte e stop alle precipitazioni: il peso del cambiamento climatico
Il quadro è cambiato rapidamente nella prima metà di dicembre. «Siamo incappati in uno scenario tipico da cambiamento climatico: ha smesso di piovere e nevicare ed è arrivata una ondata di calore, più marcata oltralpe», osserva Avanzi.
Un mix che ha congelato – paradossalmente – l’evoluzione della stagione della neve, soprattutto alle quote medio-basse. Oggi sulle Alpi il deficit è marcato sotto i 2.000 metri, con una situazione articolata su tre fasce altimetriche ben distinte.
Sotto i 1.500 metri neve assente, solo le alte quote tengono
Nel dettaglio, sotto i 1.500 metri di altitudine l’accumulo è praticamente nullo. Tra i 1.500 e i 2.000 metri le anomalie rispetto allo storico sono molto forti, con valori compresi tra il -50% e il -60% mentre, solo oltre i 2.500 metri la neve riesce a mantenersi, pur restando comunque sotto la media, con un deficit stimato tra il 30% e il 40%.
Su scala nazionale, l’aggiornamento del 16 dicembre, stando ai dati elaborati dalla Fondazione Cima e consultabili nell’Osservatorio Neve e Siccità di Lab24, indica un deficit complessivo del 61% rispetto alla media storica 2011-25 e di circa il 23% rispetto allo stesso giorno dell’anno scorso.
Il quadro, tuttavia, non è ancora definitivo. L’inverno è appena iniziato e le precipitazioni degli ultimi giorni stanno riportando un po’ di neve in quota, in particolare sul Nord-Ovest: un impatto che potrà essere valutato solo con i prossimi aggiornamenti del monitoraggio.
Secondo le previsioni dell’agenzia nazionale ItaliaMeteo, per il mese di dicembre le precipitazioni dovrebbero risultare sopra la media nel Nord-Ovest, ma sotto la media nel resto del Paese. Un andamento disomogeneo che non garantisce, almeno nel breve periodo, una ripresa generalizzata dell’innevamento.
Neve più fragile e stagioni sempre meno stabili
Il confronto con l’inverno scorso offre un precedente incoraggiante: la stagione 2024-25 aveva recuperato terreno grazie a intense nevicate tra gennaio e febbraio. Ma il contesto climatico resta mutato. «Lo scenario a cui ci stiamo abituando è che, una volta, tra una nevicata e l’altra la neve restava – osserva il ricercatore -. Ora si ritira per le temperature più alte».
A pesare in questa prima fase è stata soprattutto la scarsità di precipitazioni. In molte aree del Paese, e in particolare nel Nord-Ovest e sugli Appennini centrali, novembre ha registrato quantitativi sensibilmente inferiori alla norma, con anomalie negative fino al -60% rispetto ai valori medi. In assenza di apporti significativi, nemmeno le temperature più rigide sono riuscite a tradursi in un accumulo duraturo.
Incognita neve Olimpiadi: l’ombra di Milano Cortina 2026 sulle montagne italiane
La seconda metà di dicembre e l’inizio di gennaio saranno determinanti per capire come evolverà realmente la stagione.
Un passaggio cruciale anche in chiave strategica, considerando che tra circa 50 giorni prenderanno il via i Giochi olimpici invernali di Milano Cortina 2026.
Un evento che riporta sotto i riflettori il tema dell’innevamento naturale e della sua crescente incertezza, soprattutto alle quote più basse.
La tenuta della stagione non è solo una questione climatica o sportiva, ma riguarda direttamente la sostenibilità economica e organizzativa dei territori alpini chiamati a ospitare il più grande appuntamento sportivo dell’inverno.
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