Il 2025 ha visto l’Italvolley conquistare entrambi i Campionati del Mondo, con prima le ragazze di Julio Velasco seguite, a poche settimane di distanza, dai ragazzi guidati da Fefe De Giorgi. Un traguardo mai riuscito a nessun sport di squadra in Italia e che nel volley conta solo il precedente dell’URSS, avvenuto però nel 1952 e nel 1960, una vita fa.
Un risultato che ha portato la pallavolo azzurra al record di sette titoli mondiali (cinque maschili e due femminili) e ha confermato la supremazia del volley tricolore e la forza di un movimento che domina sia a livello di club sia con le nazionali maggiori.
Ma che non può commettere l’errore di pensare che questa posizione di vertice sia ormai una costante e ma che, per mantenere questa posizione di vertice, ha bisogno di un lavoro costante che, nei piani della Federazione Italiana Pallavolo, passa inevitabilmente da due direttrici: rapporto con le scuole e con i territori.
Ne abbiamo parlato con il presidente Fipav, Giuseppe Manfredi.
Domanda. Per il 2025 i contributi Fipav assegnati da Sport e Salute hanno superato i 17 milioni di euro, in crescita di del 3,4% sul 2024, confermando la Federvolley al secondo posto (dietro solo al calcio) tra le federazioni. Come sono state impiegate queste risorse?
Risposta. Premetto che la Federazione si muove su un bilancio di circa 50 milioni di euro di cui, è evidente, i contributi Sport e Salute rappresentano una parte – importante – comunque solo una parte. Le altre nostre entrate arrivano dai tesseramenti, dai contributi che versano i campionati e ovviamente dalle sponsorizzazioni.
L’utilizzo delle risorse è presto detto: promozione delle attività giovanili e delle attività di base, garantire la preparazione e il funzionamento delle nostre nazionali, non solo le maggiori e poi progetti di promozione e di formazione di allenatori e dirigenti. L’alveare di tutto il bilancio è in sé molto semplice: promuovere il movimento.
D. La federazione ha visto entrambe le nazionali maggiori vincere il titolo mondiale quest’anno. Quali sono le aspettative, in termini di contributi ordinari e straordinari, per il 2026? E sul fronte delle sponsorizzazioni?
R. Prima di tutto ci auguriamo di poter scrivere nel bilancio 2026 le stesse somme garantite da Sport e Salute. Sarebbe anche bello (e lecito N.d.R.) aspettarci qualcosa di più ma in ogni caso non abbiamo mai fatto e non faremo nessuna recriminazione. Ad oggi nessun ci ha interpellato ma sappiamo che l’algoritmo che determina i contributi ragiona su più fattori.
Sul fronte sponsorizzazioni, ci impegneremo al meglio per sfruttare tutto quello che le nazionali ci hanno portato: ci sono tanti sponsor e aziende interessate a sostenerci in questo nuovo cammino.
D. La Fipav è la sola federazione che ha visto crescere sensibilmente i “presidi” territoriali, intesi come Asd e Ssd superando inoltre oltre 350mila tesserati (le stime dovrebbero far chiudere il 2025 a oltre 360mila). Come si ottiene un risultato del genere e ancor più come lo si mantiene?
R. È un risultato importante, è vero. Parliamo di numeri altissimi e fortemente in crescita. Credo che il segreto sia il lavoro costante sul territorio con i nostri comitati che penetrano capillarmente in tutto il Paese, lavorando sia con progetti di avvicinamento nelle scuole, sia supportando le nostre associazioni sportive con la formazione continua per gli allenatori e per i dirigenti più tutta una serie di servizi.
D. A febbraio 2025 lei è stato rieletto presidente in maniera plebiscitaria, con quasi il 97% dei voti. Tra le priorità del suo mandato ne ha evidenziate due: portare bambini nelle palestre e tifosi nei palazzetti. A che punto si trova del percorso per raggiungere questi due obiettivi?
R. Non è mai stato uno slogan, è un chiodo fisso che ho da anni: l’obiettivo è togliere i bambini e i ragazzi dallo stare davanti agli schermi e portarli nelle palestre, inteso come a fare sport. Qualsiasi sport va benissimo, poi se fanno volley è meglio (ride N.d.R.). Entrando nel dettaglio, in questi mesi siamo riusciti a fare pressing istituzionale e, con un impegno bipartisan è stato modificato l’assetto dell’utilizzo delle palestre scolastiche. Adesso durante le ore non curriculari gli enti locali e le società sportive possono utilizzare gli impianti. Questo è fondamentale per tutti quei territori che non possono contare su altri impianti e possono così appoggiarsi alle strutture scolastiche; è chiaro che tutto questo aumenta di valore nel momento in cui i bambini si avvicinano alle nostre società.
Per quanto riguarda gli spettatori è chiaro che la doppia vittoria dei mondiali abbia avuto un impatto positivo sulle presenze nei palazzetti. Vediamo cos’altro succederà con l’Europeo (con quattro città italiane coinvolte nella rassegna continentale, qui tutti i dettagli N.d.R.) e il nuovo impianto di Santa Giulia a Milano. Credo che sarà un momento importante per capire cosa la pallavolo è in grado di smuovere.
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D. Tempo fa aveva annunciato che dopo il mondiale maschile nelle Filippine sarebbe partito il progetto di costruzione di palestre per la quale la Fipav aveva stanziato 10 milioni di euro. E’ operativo il piano?
R. Nell’ultimo consiglio federale abbiamo dato via libera a una convenzione con Invimit SGR (la società interamente detenuta dal MEF che si occupa di valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico N.d.R.) che è stata poi ufficializzata a inizio dicembre. Un accordo che ci permette di raddoppiare le risorse disponibili, considerando che l’impegno finanziario iniziale sale a 20 milioni (10 per parte quindi N.d.R.). Partiremo subito nel 2026 con la valutazione degli impianti. Son certo sarà un lavoro importante, un qualcosa che rimarrà impresso e che darà un segnale – magari piccolo – al problema dell’impiantistica sportiva italiana. Noi pensiamo a impianti a misura delle nostre società, non enormi quindi, ma funzionali e sostenibili da tutti i punti di vista.

D. La pallavolo è lo sport di squadra femminile più praticato in Italia ma anche sul versante maschile non è da meno, con un’incidenza tra praticanti, tesserati e amatori che presenta un differenziale relativamente contenuto (diciamo largo circa 60% vs 40%). Riesce a spiegare a chi non sa niente di volley un fenomeno del genere?
R. Nessuno ha inventato nulla di punto in bianco, credo sinceramente che invece in questa fase si stiano raccogliendo i risultati di un lavoro di tanti anni e soprattutto nell’ultimo periodo c’è stata un’esplosione del femminile.
La pallavolo è ai primi posti per attenzione e pratica, è lo sport delle famiglie, che si passa dai ragazzi ai genitori e viceversa, con un circolo virtuoso di trasmissione di valori autentici, di appartenenza e di rispetto. Mi preme poi sottolineare che chi entra nei palazzetti per la pallavolo si gode uno spettacolo sportivo che non richiede mai l’intervento delle forze dell’ordine.
Ma tutto questo dovrebbe far prendere atto di come si sta evolvendo lo sport italiano.
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D. Facendo seguito a quanto detto sopra, i campionati delle massime serie, sia maschili che femminili, sono attrattivi su scala globale, con i top player al mondo che vogliono venire a giocare in Italia. Al netto dell’impiantistica – spesso obsoleta, se non quando fatiscente – cosa si può fare per non perdere appeal nel corso degli anni?
R. Per rimanere al vertice – e non dimentichiamo che Perugia con il maschile e Conegliano con il femminile, hanno vinto la Champions lo scorso anno – dobbiamo consolidare le strutture societarie. Noi manteniamo un dialogo costante con le leghe, ascoltiamo le esigenze e lavoriamo insieme per rendere le competizioni sempre più attrattive. Il fatto che i migliori giocatori vogliano venire in Italia è un punto di forza in più per rafforzare il coinvolgimento dei tifosi e far crescere il nostro movimento.
D. Chiudiamo con uno sguardo al 2026, ormai imminente. Tre parole per il prossimo anno.
R. Sempre difficile trovarne solo tre ma partirei con “celebrazione”, visto che festeggiamo gli 80 anni di FIPAV. Un traguardo importante da vivere su tutto il territorio, con tutte le realtà che hanno contribuito a rendere grande la pallavolo italiana, senza dimenticarsi di nessuno, neanche delle periferie più lontane.
La seconda parola è la passione: abbiamo un patrimonio enorme che non vogliamo disperdere e credo che gli Europei 2026 siano un’occasione importante, uno spettacolo indimenticabile, per far crescere ancora l’amore verso il nostro sport. Gioco di squadra non è una parola ma è la nostra filosofia. Senza la base non ci sarebbe il vertice e senza il vertice non ci sarebbe la spinta. Bisogna creder nel gioco di squadra, solo da qui arriva il risultato.