Dopo 20 anni, Helmut Marko non sarà più il consulente motorsport del team Red Bull Racing. L’austriaco, 82 anni, ha deciso di concludere la sua avventura con la scuderia di Milton Keynes al termine della stagione 2025, chiudendo un ciclo straordinario che ha ridefinito gli equilibri della Formula 1.
Un palmares da leggenda
I numeri parlano chiaro: sotto la sua supervisione, la Red Bull ha conquistato 6 titoli costruttori e 8 mondiali piloti. Un’eredità che va ben oltre le statistiche, considerando che Marko è stato l’artefice principale del Red Bull Junior Programme, vivaio che ha sfornato 20 piloti approdati in Formula 1.
Tra questi, due fuoriclasse assoluti: Sebastian Vettel e Max Verstappen, capaci di vincere insieme otto titoli mondiali. Fu proprio Helmut, nel 2015, a convincere il fondatore Dietrich Mateschitz a far debuttare un giovanissimo Verstappen, soffiandolo alla Mercedes in quello che si è rivelato uno dei colpi di mercato più lungimiranti della storia recente della F1.
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Le ragioni dell’addio
«Sono coinvolto nel motorsport da sei decenni e gli ultimi 20 anni in Red Bull sono stati un percorso straordinario e di grande successo, – ha dichiarato Marko nel suo annuncio ufficiale. – Aver mancato di poco il campionato del mondo in questa stagione mi ha profondamente commosso e mi ha fatto capire che ora è il momento giusto per me personalmente per concludere questo capitolo molto lungo, intenso e di successo».
Parole che nascondono però una realtà più complessa.
Secondo fonti vicine al team, la separazione sarebbe maturata dopo crescenti tensioni con il management, in particolare con il CEO Oliver Mintzlaff e il team principal Laurent Mekies.
Il punto di rottura sarebbe arrivato con la gestione unilaterale del vivaio: Marko avrebbe promosso Arvid Lindblad in Racing Bulls e ingaggiato Alex Dunne senza condividere le decisioni con i vertici. Quest’ultima mossa è costata alla Red Bull diverse centinaia di migliaia di euro per rescindere il contratto con il pilota irlandese.
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Una figura controversa ma determinante
Il profilo di Marko è sempre stato quello di un manager spregiudicato, capace di scelte coraggiose ma anche di dichiarazioni sopra le righe. L’ultima polemica lo ha visto protagonista in Qatar, quando ha accusato senza fondamento Kimi Antonelli di aver favorito Lando Norris, scatenando una tempesta di abusi online contro il pilota italiano.
Eppure, al di là delle controversie, il suo contributo alla Red Bull è stato decisivo. Il metodo spietato con cui selezionava i talenti – colloqui faccia a faccia in cui decideva seduta stante se un pilota avesse le carte in regola – si è rivelato vincente.
Oggi, sette dei venti piloti in griglia provengono dal suo programma junior.
«In oltre 20 anni, Helmut ha svolto un ruolo decisivo in tutte le decisioni strategiche chiave che hanno reso Red Bull Racing ciò che è oggi: un pluricampione del mondo, un motore di innovazione e una pietra miliare del motorsport internazionale – ha dichiarato Oliver Mintzlaff, CEO Corporate Projects and Investments di Red Bull. – Il suo istinto per il talento eccezionale non solo ha plasmato il nostro programma junior, ma ha anche lasciato un segno indelebile sulla Formula 1 nel suo complesso. Nomi come Sebastian Vettel e Max Verstappen rappresentano i tanti piloti che sono stati scoperti, supportati e guidati fino ai vertici sotto la sua guida».
La nuova Red Bull: che sarà di Verstappen?
L’addio di Marko completa la rivoluzione in atto a Milton Keynes. Dopo l’uscita del team principal Christian Horner – licenziato dopo il GP di Gran Bretagna – e la partenza del geniale progettista Adrian Newey, si chiude definitivamente l’era dei tre artefici dell’impero Red Bull.
Anche Laurent Mekies ha espresso gratitudine per il lavoro di Marko: «È stato parte integrante del nostro team per oltre due decenni. La sua partenza lascerà un vuoto significativo».
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Parole di circostanza che però segnano il passaggio verso una gestione meno spregiudicata, più allineata agli standard moderni del motorsport.
La domanda che molti si pongono riguarda Max Verstappen. Il legame tra l’olandese e Marko è sempre stato fortissimo – il pilota lo ha definito un “secondo padre” – e l’austriaco ha sempre sostenuto il “clan Verstappen” nelle lotte intestine del team.
Tuttavia, le scelte del quattro volte campione del mondo dal 2026 in poi dipenderanno principalmente dalle prestazioni della vettura. L’aria è cambiata, e per Marko sembra davvero giunta l’ora della pensione dopo sei decenni nel motorsport.
Con i suoi 20 piloti lanciati in Formula 1, i titoli mondiali conquistati e un’influenza che ha attraversato generazioni, Helmut Marko lascia un’eredità impossibile da ignorare.
La Red Bull volta pagina, ma difficilmente dimenticherà l’eminenza grigia che l’ha resa grande.