Lopez e la nuova era del tennis: «L'Italia è il modello da seguire»

Bologna si conferma palcoscenico ideale per le Finals di Coppa Davis. Il direttore dell’evento ed ex tennista, esalta il movimento azzurro e difende il format attuale.

Italia Davis
Il direttore della Davis
Image Credits: Laurent Lairys / PSNewz / Insidefoto

L’Italia del tennis continua a stupire e a raccogliere consensi internazionali. Dopo il terzo trionfo consecutivo in Coppa Davis, arriva un riconoscimento importante da chi il grande tennis spagnolo lo ha vissuto da protagonista.

«Prima eravamo noi a dominare il tennis. Adesso il modello è l’Italia», le parole di Feliciano Lopez, ex numero 12 del ranking ATP e attualmente direttore delle Finals di Coppa Davis, raccolte dalla Gazzetta dello Sport. Un’ammissione che sa di passaggio di testimone tra due grandi scuole del tennis mondiale.

Un’edizione da incorniciare

Il bilancio della prima edizione italiana delle finali, ospitata dalla SuperTennis Arena di Bologna, è più che positivo secondo Lopez.

«È stata una vera e propria festa per tutto il tennis e specialmente per voi. Il riempimento dell’impianto è stato di oltre il 90% per tutta la manifestazione», ha spiegato lo spagnolo, sottolineando come le tribune fossero stracolme quando scendevano in campo gli azzurri, con un tifo caldo, ma sempre rispettoso.

Il nodo delle assenze

L’assenza dei primi due giocatori al mondo e la presenza del solo Zverev tra i top ten ha sollevato qualche perplessità. Ma Lopez ridimensiona: «A parte il fatto che Alcaraz a Bologna ci è arrivato ma ha dovuto rinunciare all’ultimo per un infortunio, l’assenza dei migliori non è un problema della Coppa Davis. È un problema di tutti i tornei».

Il direttore del torneo di Madrid conosce bene la questione:

«Anche i Masters 1000 soffrono lo stesso problema. Semplicemente perché il calendario è congestionato, la stagione è lunga, i ritmi del tennis moderno sono frenetici e i top player, non potendo giocare ovunque, si trovano a compiere delle scelte».

Il segreto del movimento azzurro

Cosa rende speciale il tennis italiano? Lopez ha le idee chiare: «La Federazione ha avuto il merito di aver costruito un lavoro dalla base. Non c’è solo Sinner ma un movimento con 8-10 giocatori nei primi 100», ha affermato, ricordando quando la Spagna vantava una presenza così numerosa nel ranking.

Il segreto, secondo l’ex tennista iberico, sta nell’organizzazione: «Il vostro è un modello di successo anche perché organizzate tantissimi Challenger: questo è un aiuto enorme per i giovani talenti che possono fare competizione senza dover spendere per le trasferte».

La rivalità Sinner-Alcaraz

Sul confronto tra i due fuoriclasse del momento, Lopez non ha dubbi: «Questa rivalità è una benedizione per il tennis. Dopo l’era dei Big Three e il ritiro di Federer e Nadal, sono arrivati loro. Siamo fortunatissimi ad averli».

Un sogno per il futuro?

«Spero di averli entrambi a Bologna il prossimo anno. Sarebbe un grande momento, direi unico, per la loro rivalità: giocare la finale al Roland Garros o agli Us Open non sarebbe la stessa cosa che affrontarsi nella finale della Davis, in casa di uno dei due, con tutta la gente a fare il tifo».

Nessun cambio di format

Riguardo alle proposte di modificare il formato della competizione, disputandola ogni due anni come auspicato da Sinner, Alcaraz e dal presidente ATP Gaudenzi, Lopez si dice aperto al dialogo ma convinto:

«Ritengo che questo nuovo format, con le partite casa/trasferta durante l’anno e la Final 8, sia l’approdo migliore per la Davis».

Bocciata anche l’ipotesi di assegnare punti ATP ai partecipanti:

«Non sono mai stato un sostenitore di questa proposta. Quando giochi la Davis devi farlo per il piacere di rappresentare il tuo Paese, e non per i punti o per i soldi», ha concluso l’ex numero 12 mondiale.

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