R360 slitta al 2028: la lega ribelle del rugby cerca credibilità

La serie di rugby R360 posticipa di due anni il lancio, dal 2026 al 2028. Tra resistenze delle federazioni, dubbi sulla sostenibilità economica e pre-contratti, il progetto cerca credibilità in un mercato ostile.

Rugby (Foto Andrea Staccioli /  Insidefoto)
Tra le critiche
Image Credits: Andrea Staccioli / Insidefoto

La serie mondiale di rugby R360 ha annunciato il rinvio della propria stagione inaugurale al 2028, posticipando di due anni l’avvio originariamente previsto per l’ottobre 2026. Una decisione che il consiglio di amministrazione, guidato dal presidente non esecutivo Martin Gilbert, definisce proattiva, ma che solleva interrogativi sulla solidità finanziaria e sulla capacità della lega di superare le resistenze del mondo del rugby.

La strategia del rinvio

Secondo la nota ufficiale, il nuovo calendario consentirebbe «condizioni di mercato più solide, maggiore certezza commerciale e un ambiente significativamente più favorevole per giocatori, tifosi, partner e la comunità del rugby».

Il rinvio offrirebbe inoltre alla lega il tempo necessario per rafforzare la propria credibilità, proseguire le trattative con gli stakeholder e posizionarsi per un lancio su vasta scala. Mike Tindall, vincitore della Coppa del Mondo 2003 e volto pubblico del progetto, ha sottolineato che un avvio accelerato non rispetterebbe gli standard prefissati:

«Vogliamo creare un campionato di riferimento mondiale che si collochi tra il rugby internazionale e quello di club, una competizione che coinvolga i tifosi tutto l’anno e valorizzi i giocatori sulla scena globale».

Il piano originario prevedeva un circuito globale con 12 squadre – otto maschili e quattro femminili – per una stagione di 16 partite distribuite in due periodi. L’obiettivo dichiarato è colmare il divario tra il rugby internazionale, che attrae grandi pubblici ma rende visibili solo pochi giocatori, e quello di club, la cui portata resta limitata ai tifosi più appassionati.

«Come per molti altri sport, l’evoluzione è fondamentale per ampliarne l’attrattiva», ha dichiarato Tindall, citando gli esempi di cricket, Formula 1, calcio, golf e altri sport che hanno saputo rinnovarsi per raggiungere nuovi pubblici.

Un progetto contrastato

Dal suo annuncio, R360 ha incontrato forti opposizioni. Otto delle principali federazioni nazionali hanno dichiarato che i giocatori coinvolti sarebbero stati esclusi dalle selezioni per gli incontri internazionali. La National Rugby League australiana ha imposto un divieto decennale per chi aderisse alla lega separatista. Anche i British & Irish Lions hanno confermato che nessuna giocatrice iscritta alla competizione potrà partecipare al tour femminile del 2027 in Nuova Zelanda.

A queste prese di posizione si aggiungono i dubbi espressi dalla Premier Rugby inglese e dall’emittente TNT Sports sulla redditività commerciale del progetto. Secondo fonti del mondo del club inglese citate dalla BBC, i fondatori sarebbero nel panico e privi del sostegno finanziario e della base di giocatori necessari. R360 respinge le accuse, affermando di avere diversi investitori oltre a Gilbert e un bacino di talenti eccezionale.

I rischi del 2028

Il nuovo calendario evita la sovrapposizione con la Coppa del Mondo maschile del 2027 e il primo tour femminile dei Lions, ma si scontra con la prima Coppa del Mondo per Club prevista nello stesso anno. Inoltre, circa 200 giocatori avrebbero firmato pre-contratti per cifre fino a 750.000 sterline, ma il rinvio potrebbe spingerli a rivedere i propri accordi.

R360 spera di ottenere l’approvazione di World Rugby durante la riunione del consiglio del prossimo anno. Nel frattempo, la lega ha denunciato la diffusione di disinformazione sul progetto, sottolineando che solo una manciata di giocatori si è ritirata dopo le minacce di esclusione dalle nazionali, mentre altre dozzine di atleti di livello internazionale si sarebbero aggiunti alle fila della competizione.

Conquistare gli stakeholder del rugby potrebbe rivelarsi la sfida più difficile per R360, ancora prima che venga calciata una palla. I prossimi due anni diranno se il progetto è destinato a rivoluzionare lo sport o a rimanere un’ambizione irrealizzata.

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