L’ingresso di Liberty Media nel mondo della MotoGP potrebbe rappresentare molto più di un semplice cambio di proprietà. Potrebbe segnare l’inizio di una trasformazione radicale del Motomondiale, seguendo il modello che ha reso la Formula 1 un fenomeno globale di intrattenimento. E tra le ipotesi più suggestive c’è quella, fino a poco tempo fa impensabile, di vedere le moto sfrecciare su circuiti cittadini.
L’idea non nasce da indiscrezioni o speculazioni, ma dalle parole stesse di Carmelo Ezpeleta, CEO di Dorna Sports. Durante il recente weekend del Gran Premio di Las Vegas, dove ha incontrato i vertici di Liberty Media, il manager spagnolo ha dichiarato a DAZN: «Non abbiamo problemi a correre su circuiti cittadini. L’unica cosa di cui abbiamo bisogno sono le vie di fuga».
Il pragmatismo di Ezpeleta
La posizione del numero uno di Dorna è chiara e pragmatica. Da un lato c’è l’apertura verso l’innovazione e nuove opportunità commerciali, dall’altro l’impegno irrinunciabile sulla sicurezza dei piloti.
«Da quando abbiamo preso in mano le redini del campionato nel 1992, questo è stato il nostro impegno nei confronti dei piloti, e non ci tireremo indietro», ha sottolineato Ezpeleta.
Questo significa che circuiti come Monaco, Baku o la stessa Las Vegas – con i loro muretti invalicabili e spazi ridottissimi – restano fuori discussione. Ben diverso il discorso per tracciati semipermanenti come l’Albert Park di Melbourne o il Circuit Gilles Villeneuve di Montreal, che offrono ampie zone di fuga e potrebbero essere adattati agli standard richiesti dalle due ruote.
Il primo però si escluderebbe, vista la presenza in calendario di Phillip Island. Abu Dhabi viene indicato come il candidato più probabile per un eventuale esperimento urbano, grazie alle sue caratteristiche tecniche più adatte alle esigenze delle moto.
Il modello Liberty e la strategia dello spettacolo
L’acquisizione di Dorna da parte di Liberty Media ha generato aspettative enormi, ma anche timori. La società americana ha trasformato la Formula 1 in una macchina da intrattenimento globale, portando il circus in location iconiche e trasformando ogni Gran Premio in un evento in stile Super Bowl.
Il calendario 2025 di F1 conta sei veri e propri circuiti cittadini, due semi-urbani e altre gare in contesti metropolitani.
Ezpeleta ha riconosciuto apertamente il lavoro di Liberty: «In termini di spettacolo, quello che fanno è incredibile. Hanno una grande capacità di valorizzare tutto ciò che ruota attorno alle corse».
L’entusiasmo del manager spagnolo è evidente, ma resta da capire fino a che punto la MotoGP sarà disposta a seguire questa strada.
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Per i puristi, il rischio è chiaro: trasformare uno sport basato sulle prestazioni pure e sul DNA meccanico in un prodotto eccessivamente commercializzato. La MotoGP ha sempre mantenuto un carattere più autentico rispetto alla Formula 1, privilegiando tracciati permanenti e una dimensione meno patinata.
Dall’altro lato, le opportunità sono innegabili. Stabilizzare le finanze dei team, attrarre sponsor premium, riempire gli spalti e soprattutto portare la MotoGP a un livello di esposizione mediatica paragonabile a quello della Formula 1.
Una gara nel cuore di una metropoli mondiale attirerebbe sicuramente l’attenzione di un pubblico più ampio, con edifici iconici, atmosfere uniche e facilità di accesso per gli spettatori.
Adattarsi senza tradire
Ezpeleta sembra aver compreso l’equazione fondamentale: adattarsi senza negare, innovare senza tradire. La MotoGP si trova a un bivio cruciale, probabilmente di fronte a uno dei suoi più grandi sconvolgimenti strutturali dal passaggio ai motori a quattro tempi nel 2002.
Per ora, nessun piano è stato formalizzato, nessun contratto firmato. Ma l’idea è sul tavolo e viene valutata seriamente. Liberty Media ha dimostrato di saper trasformare uno sport in un fenomeno globale. La domanda ora è: fin dove arriverà la MotoGP in questa nuova era? E soprattutto: quanto del suo DNA originale riuscirà a preservare nel percorso verso la crescita commerciale?
Una cosa è certa: il Motomondiale non rimarrà statico. È pronto a evolversi, con la consapevolezza che ogni cambiamento dovrà rispettare il principio fondamentale che ha guidato Dorna in tutti questi anni: la sicurezza dei piloti viene prima di tutto, anche dello spettacolo.