L’Italia reclama spazio in calendario. Mentre sul fronte dei tornei minori il Paese è protagonista, resta da colmare una lacuna atavica: la presenza di appuntamenti fissi nei circuiti maggiori maschile e femminile. Gli internazionali di Roma sono infatti l’unico grande evento organizzato in maniera ricorrente nel Belpaese.
Se la mancanza è al momento camuffata da due grandi manifestazioni a carattere itinerante come le ATP Finals di Torino e la Coppa Davis di Bologna, nel medio periodo è necessario intervenire in maniera strutturale.
Lo sviluppo infrastrutturale
Il torneo dei maestri resterà nella penisola fino al 2030, mentre la coppa del mondo di tennis è sbarcata in Italia con un contratto triennale in scadenza 2027, a meno di ulteriori rinnovi: l’orizzonte temporale è dunque tracciato.
Questi appuntamenti possono essere però un preludio a un ingresso in forma stanziale, in quanto si ha la possibilità di mettersi alla prova con un’organizzazione sfidante che può preparare il terreno per ospitare grandi tornei stabilmente.
Inoltre, il Paese sta vivendo una forte fase di stimolo infrastrutturale: all’Inalpi Arena di Torino, che alle Finals accoglie 13mila fan a sessione, si aggiungerà a breve l‘Arena di Santa Giulia a Milano, costruita in vista dei Giochi Olimpici, che sarà la più grande d’Italia potendo accogliere 16mila utenti.
Imminente è anche l’arrivo del nuovo palazzetto Bolognese da 10mila posti che prenderà definitivamente il posto della struttura provvisoria che quest’anno ha ospitato le Final Eight di Coppa Davis, così come l’impianto di Venezia nel Bosco dello Sport dalla vocazione polifunzionale dotata di una capienza di 10mila spettatori.
Il bacino d’utenza e l’esperienza di Milano
L’Italia, e il nord in particolare che costituisce il principale bacino tennistico in termini d’utenza del Paese, oltre che un mercato particolarmente appetibile anche a livello internazionale sia a livello logistico che per ampiezza, si candida ad un ruolo da protagonista sulla scena mondiale degli eventi tennistici.
Già nell’anno della prima edizione delle Finals il presidente della FITP Angelo Binaghi aveva dichiarato: «Noi vogliamo continuare ad avere un grande torneo di livello mondiale nel Nord Italia anche dopo queste esperienze fantastiche».
In passato, Milano ha vantato un importante indoor: fondato nel 1973, è entrato a far parte della categoria 500 vent’anni dopo per poi restarci fino al 1997, quando fu temporaneamente trasferito a Londra. Il ritorno sotto la Madonnina avvenne nel 2001 – anno in cui perse lo status di 500 – per poi essere cancellato nel 2005.
La direzione ATP sul calendario
La voglia di tennis dell’Italia deve però scontrarsi con la direzione impressa dall’ATP, che sotto la guida del presidente Andrea Gaudenzi sta operando una significativa razionalizzazione, in particolare nel novero dei 250.
«Negli ultimi anni abbiamo adottato una strategia di riduzione del numero di ATP 250: da 38 siamo scesi, credo, a 29 – ha dichiarato il vertice ATP -. L’obiettivo per ottimizzare il calendario per il 2028, quando entrerà il nuovo Saudi Masters, è continuare a ridurre i 250. I 250 sono molto importanti. Ogni categoria è importante. Ma ne avevamo troppi. Era molto difficile inserirli nel calendario».
Si punta dunque a snellire un palinsesto sempre più congestionato, con la WTA che segue il trend: la volontà di espandersi deve fare necessariamente i conti con l’indirizzo generale intrapreso dai circuiti.
«Il calendario internazionale, per via dell’upgrade di Roma e di altri Master 1000, è oltremodo intasato – aveva sottolineato Binaghi già nel 2022- e quindi purtroppo, nonostante noi stiamo cercando da anni, non c’è sul mercato offerta di tornei ATP 250 e 500».
La parentesi pandemica
La pandemia aveva offerto una finestra di opportunità per entrare nel mercato, per via della cancellazione di una serie di tornei, che però si è chiusa velocemente con il rientro dell’emergenza.
A fare da precursore nel 2020 era stato il Sardegna Open in veste di ATP 250, confermato anche l’anno successivo. La licenza era poi scaduta nel 2022, quando l’evento non si tenne, mentre nel 2023 ha subito il declassamento al rango di Challenger 175 fino ad essere definitivamente soppresso dopo l’edizione del 2024.
Nel 2021 era stato annunciato un ulteriore 250 comune sia al maschile che al femminile, l’Emilia Romagna Open di Parma, che venne mantenuto una sola edizione nell’ATP, mentre proseguì anche nel 2022 nel circuito WTA, dove è tuttora presente in veste di 125.
L’assenza di tornei di primo piano
Il 2022 vide due ulteriori esperienze ottenute con una licenza annuale, entrambe di esclusivo appannaggio maschile: in primis l’Open di Firenze, che ha riportato il tennis in città dopo un’assenza che durava dal 1994, pur salutando la scena dopo l’unica edizione.
La kermesse del capoluogo toscano fu accompagnata dalla promozione dello storico torneo di Napoli al rango di 250. La Tennis Cup del capoluogo campano fu però segnata da problemi organizzativi, e l’anno successivo rientrò nell’egida dei Challenger.
A partire dal 2023 l’Italia ha dunque perso completamente la sua rappresentanza nella categoria 250, mentre nei 500 manca un presidio fin dal 1997 quando avvenne la dipartita di Milano.
L’opportunità di affiancare Washington
Aldilà dell’appetito del nord, l’impegno emerso nel corso degli anni pandemici ha coinvolto tutta la penisola: «Uno degli obiettivi del Consiglio Federale è coprire tutto il territorio nazionale – evidenzio il presidente all’epoca -. Dobbiamo fare in modo che tutti gli appassionati di tennis, in tutti gli angoli d’Italia, possano vedere almeno una volta l’anno a una distanza ragionevole questo grande spettacolo internazionale del tennis e del padel».
La federazione resta sempre vigile rispetto a possibili opportunità: «Noi siamo sul mercato del tennis internazionale ormai da anni, al giusto prezzo prendiamo tutto. Speriamo che l’ATP effettivamente faccia una gara per avere altri 4 o 5 ATP 500 in calendario».
Guardando ai 500, un possibile spiraglio potrebbe essere quello di affiancare Washington, l’unico appuntamento sul cemento che non ha un altro torneo di pari categoria che si disputa in parallelo.
Il punto sulle ambizioni delle metropoli italiane
La principale candidata in tal senso potrebbe essere Torino, forte dell’esperienza maturata grazie a cinque edizioni delle ATP Finals, specie se l’evento dovesse traslocare a Milano a partire dal 2027.
Bologna potrebbe spuntare un torneo 250 al termine del contratto con la Davis, mentre per quanto riguarda il capoluogo lombardo, con l’arena ancora in costruzione e le prospettive legate al torneo dei maestri, i discorsi si sposterebbero più in avanti.
Considerando le possibili evoluzioni del calendario da qui al 2030, diventa azzardato effettuare previsioni così in la. Ciò che è certo, è che l’Italia intende capitalizzare la sua golden age facendosi spazio all’interno del palinsesto: alla federazione il compito di mettere a terra l’ambizione.