L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità la risoluzione sulla tregua olimpica durante i Giochi di Milano-Cortina 2026. Un successo diplomatico senza precedenti: 165 paesi hanno formalmente sostenuto l’iniziativa, più del doppio rispetto agli 84 che avevano appoggiato quella per Parigi.
«È un risultato straordinario», ha dichiarato Giovanni Malagò visibilmente emozionato al momento del voto. Il presidente della Fondazione Milano Cortina ha ringraziato Maurizio Massari, rappresentante permanente d’Italia all’ONU, e il ministro degli Esteri Antonio Tajani per il grande lavoro fatto, oltre alla presidente del CIO Kirsty Coventry, presente a New York insieme a Diana Bianchedi.
Il messaggio dell’armonia
La risoluzione, intitolata “Costruire un mondo migliore e pacifico attraverso lo sport e l’ideale olimpico”, invita gli Stati membri a osservare la tregua dal 30 gennaio al 22 marzo 2026, garantendo il passaggio sicuro e la partecipazione di atleti e ufficiali.
Nel suo intervento all’Assemblea Generale, Malagò ha sottolineato come «in un momento di crescente discordia e conflitto, lo sport e i Giochi Olimpici possano rappresentare un faro di speranza, un’alternativa alla rivalità e alla divisione».
Il presidente ha poi rivelato un‘iniziativa simbolica: «Nei villaggi olimpici di Milano Cortina sarà presente un Muro della Tregua dove gli atleti potranno lasciare la propria firma come simbolo del loro impegno per la pace».
Il messaggio centrale dei Giochi è “Armonia“, un principio che Malagò ha collegato alla tradizione culturale italiana: «Artisti, scrittori e filosofi del Rinascimento come Michelangelo, Leonardo e Lorenzo de’ Medici hanno promosso temi universali di bellezza, ragione e armonia, ponendo le basi per la diplomazia moderna».
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L’appello di Coventry
La presidente del CIO Kirsty Coventry ha accolto con favore l’adozione della risoluzione, definendola «un messaggio forte a mantenere lo sport neutrale e a permettere agli atleti di vivere i loro sogni continuando a ispirare il mondo».
Nel suo discorso, Coventry ha ricordato che «quando gli atleti si uniscono, non vedono nazionalità, religione o cultura. Si vedono come atleti». La presidente ha anche sottolineato l’importanza di mantenere separati sport e politica: «Gli atleti devono poter entrare nei paesi ospitanti senza affrontare il rischio di rimanere a casa perché è negato loro il visto per motivi politici».
Una tradizione rinnovata
La tradizione della tregua olimpica risale al 1992, quando il Comitato Olimpico Internazionale rinnovò l’antica usanza greca. Dal 1994, il presidente dell’Assemblea ONU lancia un appello solenne per il rispetto della tregua, che si estende dal settimo giorno prima dell’apertura al settimo giorno dopo la chiusura dei Giochi.
L’unanimità raggiunta, inclusa la Russia che non si è astenuta, rappresenta per Malagò un presupposto oggettivamente impensabile in vista dell’apertura dei Giochi il 6 febbraio 2026.