Nonostante le crescenti critiche dei top player, la Federazione Internazionale Tennis continua a difendere l’attuale struttura della Coppa Davis. Il nuovo amministratore delegato Ross Hutchins ha respinto le richieste di un ritorno completo al tradizionale formato casa-trasferta, sottolineando il forte appoggio ricevuto dalle federazioni nazionali.
«Dobbiamo ascoltare anche le nazioni e c’è stato un enorme sostegno, – ha dichiarato Hutchins a Reuters durante una videochiamata martedì. – Quest’anno hanno giocato più giocatori che mai e un numero considerevole di nazioni sta partecipando a questa competizione».
La presa di posizione del dirigente britannico, subentrato a Kelly Fairweather solo il mese scorso, arriva in un momento delicato per la storica competizione. Il presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi si è infatti unito a stelle del calibro di Carlos Alcaraz e Jannik Sinner nel chiedere un ritorno al vecchio sistema e la distribuzione della manifestazione su un ciclo biennale.
Un format divisivo dal 2019
La tradizionale struttura con partite in casa e in trasferta è stata abolita nel 2019, provocando forti polemiche. Sebbene alcuni elementi siano stati ripristinati per i turni preliminari, le lamentele sono proseguite fino alla Final 8 disputata questa settimana a Bologna.
Alexander Zverev, uno dei pochi top 10 presenti all’evento, non ha risparmiato critiche taglienti: «La vera Coppa Davis è quella delle partite in casa e in trasferta. Questo è un torneo esibizione che si chiama Coppa Davis».
Il tedesco ha evocato la potenza dell’atmosfera casalinga, ricordando quando ha affrontato Nadal in un’arena per corride in Spagna, esperienza ben diversa dal giocare contro l’Italia in territorio neutro.
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Assenze eccellenti pesano sul torneo
La Final 8 2025 ha registrato defezioni significative proprio alla vigilia: oltre ad Alcaraz, ritiratosi per infortunio, anche Sinner ha deciso di dare priorità alla preparazione per gli Australian Open. L’assenza di Musetti completa il quadro, lasciando Zverev come unico rappresentante della top 10.
Hutchins ha minimizzato l’impatto di queste defezioni: «Non credo che ciò abbia smorzato l’entusiasmo. I ritiri sono normali, gli infortuni capitano. È una competizione a squadre e le nazioni rimangono appassionate».
L’amministratore delegato ha rivendicato il successo delle tre edizioni a Malaga prima del trasferimento a Bologna, dove la manifestazione resterà per i prossimi tre anni. «Abbiamo avuto un ottimo riscontro», ha aggiunto, promettendo tuttavia apertura al dialogo con giocatori, tifosi e organi di governo del tennis.
Sinner stesso aveva proposto una soluzione alternativa: «La Coppa Davis su due anni, con semifinali all’inizio dell’anno e finale alla conclusione. Perché non renderla una vera competizione con sorteggio e partite in casa?».
Resta da vedere se l’ITF saprà trovare un equilibrio tra le esigenze commerciali del format attuale e le istanze dei protagonisti, in una battaglia che oppone tradizione e innovazione nel tennis mondiale.