Da prima scelta assoluta al Draft NBA 2006 a strategist del basket italiano. Andrea Bargnani, leggenda della pallacanestro azzurra e primo europeo della storia selezionato come numero uno in un Draft NBA, inizia una nuova avvincente sfida: rilanciare la Lega Basket Serie A con un approccio manageriale e una visione internazionale.
La sua nomina a Executive Advisor della LBA rappresenta un cambio di paradigma per il movimento cestistico nazionale, che punta a coniugare competenze tecniche ed expertise manageriale per competere nell’era della globalizzazione sportiva.
La visione: fare sistema come in Nord America
Il legame con la LBA nasce da Maurizio Gherardini, attuale presidente della Lega, persona che conosce e stima da anni.
Tra le priorità del nuovo corso c’è la necessità di superare gli individualismi. «Un organo come la Lega serve anche a far lavorare tutti i club insieme fuori dal campo, – sottolinea l’ex numero 7 azzurro. – Sul parquet è giusto competere, ma al termine della partita è fondamentale collaborare per far crescere il movimento, come avviene in Nord America».
Spettacolo e professionalità: le lezioni dall’NBA
Dalla lega americana, Bargnani individua due insegnamenti fondamentali. Il primo: trasformare le partite in eventi.
«In alcuni sport l’intrattenimento è fondamentale, – afferma. – Anche se vinci un europeo con i giovani, senza cambiamenti trasversali e ad alti livelli, il risultato resta limitato. Le leghe devono vendere i diritti tv e senza spettacolo è difficile piazzarli».
Il secondo punto riguarda la professionalizzazione dei ruoli dirigenziali.
«Serve far lavorare persone preparate per il ruolo che ricoprono, – spiega, – non necessariamente ex atleti, che spesso si ripresentano senza competenze adeguate. Servono anche loro, ma accompagnati da figure professionali qualificate. In NBA, per esempio, per una posizione IT si assume chi ha lavorato 15 anni in Google, non un giocatore che ha smesso da sei mesi. In Italia, e in Europa, si dà spesso per scontato che chi ha praticato uno sport sappia fare tutto il resto. Non è così».
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L’NBA sbarca in Europa: rischio o opportunità?
Il tema più delicato riguarda il possibile arrivo dell’NBA in Europa con una lega dedicata. La posizione di Bargnani è netta: «Sono super favorevole, – ha dichiarato, – a patto che non cannibalizzi le leghe domestiche. Deve aggiungere valore, diventare la massima competizione europea della pallacanestro, simile alla Champions League nel calcio».
Al Corriere dello Sport aggiunge: «Si potrebbe creare un ponte tra i campionati nazionali e l’America, le squadre potrebbero essere un serbatoio cui attingere. È un’occasione, ma giocatori e squadre devono mantenere l’appartenenza al territorio. Potrebbe essere un acceleratore come modello di business per l’Europa, un vaso comunicante tra leghe e NBA».
L’ex stella azzurra individua però anche un rischio: «Attenzione, non ci dovrà essere la fuga verso le università americane. Si dovrà mettere un tetto».
Nonostante l’ammirazione per il modello NBA, Bargnani rivendica l’unicità del basket europeo.
«Noi europei possediamo asset che gli americani si sognano, come la passione dei tifosi, ma non sempre riusciamo a valorizzarli, – aggiunge. – È necessario creare più intrattenimento accanto alle partite, seguendo il modello americano, spettacolarizzando l’intero contesto».
Torino e la Final Eight: lo sport come asset territoriale
In occasione della presentazione istituzionale della Final Eight di Coppa Italia, che Torino ospiterà dal 18 al 22 febbraio 2026 per la quarta volta, Bargnani ha evidenziato l’importanza economica e sociale dei grandi eventi. «I grandi eventi sportivi si inseriscono nel tessuto sociale e sportivo di una città – dichiara, come riporta il Corriere dello Sport – e questo fattore è più rilevante dell’evento stesso perché si crea un legame incredibile».
«Sono un grande fan di Torino come città. Accoglie molti sport, ma dobbiamo avere più strutture in Italia per manifestazioni di questa portata, dobbiamo costruire», aggiunge, ricordando con nostalgia la sua prima Coppa Italia vinta nel 2004 con la maglia della Benetton Treviso a soli 18 anni.
Sul campionato italiano, Bargnani esprime ottimismo: «È diverso da quando giocavo io, almeno 20 anni fa, abbiamo giovani di prospettiva e americani interessanti. Prima forse per loro eravamo la prima scelta fuori gli Stati Uniti, ora ci sono altre realtà. Ma abbiamo un ottimo livello di competizione e di atleti, la strada intrapresa è giusta».
Con un piede nel passato glorioso del basket italiano e lo sguardo proiettato verso un futuro sempre più globalizzato, Andrea Bargnani si prepara a scrivere un nuovo capitolo della sua storia d’amore con la pallacanestro. Stavolta, però, dalla scrivania e non dal parquet.