10 euro di tassa di soggiorno per viversi la Milano olimpica. La Giunta di Palazzo Marino ha approvato l’aumento straordinario dell’imposta, che nel 2026 – anno dei Giochi Milano-Cortina – potrà raddoppiare rispetto ai valori 2025, fino a raggiungere il tetto massimo consentito: 10 euro a notte.
La misura, valida esclusivamente per il 2026, sfrutta la possibilità prevista dal decreto Anticipi di ottobre. Una decisione che porterà benefici non solo nelle casse di Palazzo Marino ma anche in quelle dello Stato a cui spetterà il 50% del gettito extra.
Ma non sarà solo la città di Milano a trarre benefici: la norma stabilisce che, per il solo anno olimpico, tutti i Comuni della Lombardia e del Veneto situati entro 30 chilometri dalle sedi di gara potranno incrementare l’ammontare dell’imposta di soggiorno, fino a 5 euro per notte all’interno dello stesso periodo di soggiorno.
I timori del mondo ricettivo: una città per soli turisti ricchi
Dal 1° gennaio 2026 le nuove tariffe a Milano saranno: 10 euro negli alberghi a quattro e cinque stelle; 7,4 euro nei tre stelle; 5 euro nei due stelle; 4 euro negli hotel a una stella; 9,5 euro per case vacanze, locazioni brevi e B&B; 7 euro nelle case per ferie; 3 euro negli ostelli della gioventù e nelle strutture ricettive all’aria aperta.
Gli incassi extra saranno vincolati, come prevede la legge, all’utilizzo per interventi legati al turismo stesso. Si va dalla manutenzione urbana, ai servizi pubblici, dalla valorizzazione del patrimonio culturale a un non meglio precisato “supporto” alle strutture ricettive.
Ma le reazioni degli operatori di settore son tutt’altro che positive. Nonostante il previsto boom di prenotazioni per il 2026, e rincari già stimati fino al 160%, listini più che raddoppiati per hotel e affitti brevi, il timore preponderante è che questa misura allontani il turismo che non sia upper scale.
«L’aumento dell’imposta di soggiorno a Milano avrà un effetto depressivo – osserva da Il Sole 24 Ore, Marco Celani, presidente Aigab (associazione degli affitti brevi) –, con ricadute negative in tutti i settori, dalla ristorazione ai commercianti, dai trasporti (pubblici e privati) agli eventi. Con un dazio all’ingresso si rende meno conveniente venire a Milano a tutti, con esclusione dei ricchi».
Perplessi anche gli albergatori, come conferma Maurizio Naro, presidente Federalberghi Milano, raggiunto sempre da Il Sole. «L’aumento della tassa di soggiorno a Milano per il 2026, anno olimpico, ci preoccupa perché rischia di distruggere quello che si è costruito in 25 anni per rendere la città una destinazione mondiale per i congressi e per il turismo business, quindi serve un’esenzione per il turismo congressuale».
Milano tassa di soggiorno Olimpiadi: verso un maxi gettito
Facendo un po’ di conti Sport e Finanza stima che la mossa della giunta milanese potrebbe generare un incremento di gettito notevole.
Dati alla mano, nel 2024 Milano ha registrato circa 9 milioni di arrivi , con una permanenza media di 2,1 notti generando quindi oltre 15 milioni di presenze.
L’Olimpiade potrebbe aggiungere circa 500mila arrivi, anche se non tutti pernotteranno stabilmente in città.
Considerando una proiezione prudente di 1,2 milioni di presenze aggiuntive, il totale potenziale per il 2026 sarebbe destinato a superare di slancio i 16 di pernottamenti tassabili.
La distribuzione reale del mercato ricettivo – dominato non dagli hotel di lusso ma da tre stelle, affitti brevi, B&B e case vacanza – sposta il peso del gettito su fasce tariffarie tra i 5 e i 9,5 euro, più che sul massimo dei 10 euro, per un valore unitario “effettivo” del balzello di soggiorno nell’ordine di 6,5€.
Su queste basi, il gettito complessivo del 2026 potrebbe collocarsi nell’ordine di circa 12o milioni di euro, un balzo di oltre 15 milioni in più rispetto ai 105 milioni stimati da Palazzo Marino per il 2025, anno in cui – forse è cosa poco nota – la tassa ha già beneficiato di un incremento delle tariffe rispetto al 2024.