Il fascino del torneo dei maestri non ha epoca. Dal 1970, il tennis professionistico maschile celebra ogni anno la chiusura della stagione con un evento unico: la competizione che riunisce i migliori otto giocatori del mondo.
Le ATP Finals, oggi tra gli appuntamenti più prestigiosi del circuito, hanno attraversato oltre mezzo secolo di storia, cambiando nome, sede e superficie, ma conservando intatto il proprio fascino.
Le origini a Tokyo
Tutto ebbe inizio nel dicembre 1970, quando Jack Kramer, primo direttore esecutivo dell’ATP, diede vita al Masters Grand Prix: un torneo riservato ai migliori interpreti della stagione, parte del circuito Grand Prix. La prima edizione, disputata a Tokyo, fu vinta da Stan Smith.
Negli anni successivi il Masters fece tappa in diverse città del mondo – Parigi, Barcellona, Boston, Melbourne, Stoccolma e Houston – prima di stabilirsi al Madison Square Garden di New York (1977-1989).
Fu lì che il torneo raggiunse una dimensione iconica, con trionfi di leggende quali John McEnroe, Bjorn Borg e Ivan Lendl, quest’ultimo capace di arrivare in finale per nove edizioni consecutive.
La nascita dell’ATP Tour
Con la nascita dell’ATP Tour nel 1990, l’evento cambiò nome in ATP Tour World Championships e si trasferì in Germania, tra Francoforte e Hannover. In questo periodo Pete Sampras dominò la scena, conquistando cinque titoli e scrivendo una delle pagine più memorabili del torneo battendo Boris Becker in una finale epica nel 1996.
Nel 2000 nacque la Tennis Masters Cup, organizzata in sedi sempre diverse: Lisbona, Sydney, Houston e Shanghai. In quell’anno Gustavo Kuerten divenne il primo sudamericano a chiudere la stagione da numero uno del mondo, battendo in sequenza Sampras e Agassi.
Seguì il dominio di Lleyton Hewitt e poi l’ascesa di Roger Federer, che a Houston firmò i suoi primi due successi nel 2003, l’anno che segnò la sua ascesa alla ribalta con la prima vittoria a Wimbledon all’età di 21 anni, bissato nel 2004.
Dal 2005 al 2008 il torneo restò in Cina, dove David Nalbandian sorprese Federer nella storica finale del 2005. L’ultima edizione della Masters Cup, nel 2008, segnò il primo trionfo di Novak Djokovic.
L’era di Londra
Con il 2009 arrivò una nuova era: la competizione divenne ATP World Tour Finals e trovò casa nella spettacolare O2 Arena di Londra, dove sarebbe rimasta per dodici anni, legando indissolubilmente il suo nome alla capitale britannica.
Qui Federer e Djokovic consolidarono la loro rivalità, condividendo gran parte dei titoli del decennio. Nel 2016 Andy Murray suggellò la sua stagione da numero uno battendo Djokovic in finale.
Dal 2017 il torneo porta il nome di Nitto ATP Finals, grazie alla sponsorship della Nitto Denko Corporation. Il quadriennio successivo è stato segnato da un periodo di alternanza al trono con i successi di Dimitrov, Zverev, Tsitsipas e Medvedev,
L’approdo a Torino
La competizione ha trovato nel 2021 una nuova e prestigiosa casa: Torino. Nella cornice dell’Inalpi Arena, Zverev ha trionfato nella prima edizione italiana, seguito da Djokovic nel 2022 e 2023.
Nel 2024 l’evento ha segnato una svolta, con il successo casalingo di Jannik Sinner, primo campione italiano nella storia del torneo, che ha detronato il campione serbo prendendosi la rivincita della finale persa l’anno precedente.
In oltre 50 anni di storia, il torneo dei maestri ha toccato 15 città e quattro continenti, mantenendo il suo carattere di evento itinerante che lo ha portato ad ergersi come simbolo globale del tennis d’élite.
Formula e superficie: un torneo unico nel suo genere
Le ATP Finals si distinguono per una formula esclusiva: due gironi da quattro giocatori, con partite al meglio dei tre set. I migliori due di ciascun gruppo avanzano a semifinali e finale. È possibile vincere il titolo anche dopo una sconfitta nella fase a gironi, come accadde a Djokovic nel 2015.
Dal 1986 il format “round robin” è una costante, ma in passato non sono mancate variazioni: nei primi anni si giocava con un girone unico, mentre tra il 1982 e il 1985 si sperimentò l’eliminazione diretta.
Anche le superfici sono cambiate nel tempo: dal sintetico sperimentato agli esordi passando per New York fino ad Hannover, intervallato nei 26 anni terminati nel 1996 da un’edizione outdoor sull’erba, quella del 1974, quando Vilas batté Nastase a Melbourne.
A partire dal 1997, Hannover si è rifatta il look passando al cemento, che da allora è rimasto lo standard del torneo, fatta eccezione per la parentesi di Shanghai sulla moquette del 2005, tornato all’hard court nel triennio successivo. Oltre a Stoccolma, il biennio di Houston tra il 2003 e il 2004 è l’unica occasione in cui l’evento si è disputato outdoor.
È forse anche per i terreni a lui meno congeniali che Rafael Nadal, straordinario sulla terra battuta, non è mai riuscito a conquistare il titolo, pur essendosi qualificato per 16 stagioni consecutive e avendone disputate 11.
Federer e Djokovic: la sfida dei maestri
L’albo d’oro delle ATP Finals è capitanato da Novak Djokovic, che ha superato Federer nel 2023, conquistando il settimo titolo in carriera – il secondo consecutivo a Torino – dopo i successi del 2008, 2012-2015, 2022-23. Con la sua costanza e la capacità di esaltarsi nei grandi palcoscenici, il serbo è ormai sinonimo delle Finals.
Lo svizzero ha scritto la storia con sei trionfi (2003-04, 2006-07, 2010-11) e quattro finali perse, oltre a detenere il record di 17 partecipazioni, che quest’anno potrebbe essere eguagliato dal serbo qualora confermasse la sua presenza.
E mentre Nadal rimane l’unico tra i Big Three a non aver mai alzato il trofeo, una nuova generazione si affaccia tra i maestri: Jannik Sinner, protagonista assoluto con la finale del 2023 e il trionfo del 2024, e Carlos Alcaraz, ancora alla ricerca del primo acuto.
L’albo d’oro
Ecco l’albo d’oro della competizione, stilato includendo i tennisti che hanno conseguito almeno due vittorie:
- Novak Djokovic: 7 titoli
- Roger Federer: 6 titoli
- Ivan Lendl, Pete Sampras – 5 titoli
- Ilie Nastase – 4 titoli
- John McEnroe, Boris Becker – 3 titoli
- Bjorn Borg, Lleyton Hewitt, Alexander Zverev – 2 titoli
Le ATP Finals rappresentano la celebrazione del talento, della costanza e della capacità di dominare i momenti decisivi. Da Stan Smith a Jannik Sinner, passando per Borg, Lendl, Sampras, Federer e Djokovic
Il torneo dei maestri racconta più di mezzo secolo di tennis d’eccellenza. E oggi, a Torino, questo spettacolo continua con nuovi protagonisti, là dove la tradizione incontra il futuro del gioco.
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