Con “The Second Decision”, LeBron James ha trasformato quello che molti avevano interpretato come il suo ritiro ufficiale in un sofisticato spot per Hennessy, brand di lusso del gruppo LVMH. Ma dietro il colpo di genio comunicativo si nasconde ora una controversia legale: un tifoso dei Los Angeles Lakers ha denunciato la stella NBA per truffa, accusandola di averlo indotto in errore e di aver causato un danno economico diretto.
Dalla suspense alla denuncia
Secondo quanto riportato da TMZ Sports, Andrew Garcia, 29 anni, tifoso di lunga data dei Lakers, sostiene di aver speso 865 dollari per due biglietti del match tra Los Angeles e Cleveland, convinto che si trattasse dell’ultima partita in carriera di LeBron.
Dopo la rivelazione dell’annuncio – una trovata pubblicitaria mascherata da “decisione epocale” – Garcia ha deciso di ricorrere a un’azione legale presso la small claims court della contea di Los Angeles, accusando James di “frode e falsa rappresentazione”.
Garcia ha spiegato al media statunitense: «Non avrei mai comprato i biglietti se avessi saputo che non si sarebbe ritirato. È semplice». Per ora, né il giocatore né il suo entourage hanno commentato pubblicamente la vicenda.
Una trovata da manuale (di marketing)
La “Second Decision”, diffusa con un video enigmatico in cui LeBron dichiarava di essere pronto a una “scelta definitiva”, ha scatenato il panico tra i fan e un’ondata di speculazioni sui social media. L’annuncio ufficiale, arrivato 24 ore dopo, ha svelato che si trattava solo di una campagna pubblicitaria per Hennessy, brand storico di cognac.
La manovra, che richiama la celebre “The Decision” del 2010 – quando James annunciò il passaggio dai Cleveland Cavaliers ai Miami Heat – ha catalizzato l’attenzione globale.
L’impatto non si è fatto attendere. Nelle ore successive all’annuncio teaser, i biglietti per le partite casalinghe dei Lakers e, in particolare, per la sfida contro i Cavaliers, hanno registrato un’impennata senza precedenti: su TickPick il prezzo medio è schizzato da 85 a 445 dollari, per poi andare sold out nel giro di poche ore.
Una dinamica che conferma come la gestione dell’immagine di LeBron James abbia ormai superato i confini dello sport, diventando un’industria autonoma capace di influenzare mercati secondari come quello del ticketing.
Tra genialità e controversia
Dal punto di vista mediatico, l’operazione si è rivelata un successo clamoroso: Hennessy ha monopolizzato l’attenzione globale con un investimento pubblicitario relativamente contenuto, sfruttando la forza comunicativa del giocatore più influente dell’NBA. Ma la scelta ha suscitato anche perplessità etiche.
Molti tifosi hanno giudicato la campagna “una mancanza di rispetto” verso una fanbase che segue con devozione un atleta che, a 40 anni compiuti, continua a mantenere medie di 24.4 punti, 8.2 assist e 7.8 rimbalzi a partita.
LeBron, business man oltre il parquet
Con un contratto da 52 milioni di dollari a stagione, e la possibilità di diventare free agent al termine della prossima annata, LeBron James si conferma ancora una volta un maestro dell’autopromozione. Ogni sua mossa – dai rinnovi con Nike alla gestione del brand familiare con il figlio Bronny ai Lakers – è costruita per generare attenzione e valore economico.
La “Second Decision” ne è l’ennesima dimostrazione: una trovata pubblicitaria che, tra cause giudiziarie e record di visualizzazioni, ha ribadito quanto la figura di LeBron James trascenda lo sport, muovendosi nel territorio del business globale.