L’NBA prepara lo sbarco in Europa: obiettivo partenza ad ottobre 2027

Un mercato da 270 milioni di fan, in cui le competizioni attuali catturano solo l’1% dei ricavi: la lega statunitense è pronta ad approdare in Europa con un progetto dal respiro globale.

NBA lega europea NBA colloqui Europa
fase magmatica
Credit image: Ufficio Stampa NBA Italia

Passi avanti verso l’Europa. Il progetto NBA Europe oggi sembra più concreto che mai: l’obiettivo dichiarato è di far partire la competizione nell’ottobre 2027, in collaborazione con la FIBA.

Il contesto è complesso: l’Eurolega, principale competizione continentale, rimane un attore dominante e la coesistenza tra le due strutture appare tutt’altro che scontata. La “guerra fredda” per il controllo del basket europeo è già iniziata.

Il potenziale inespresso del basket europeo

«Discutiamo con l’Eurolega da diversi anni. Ci siamo incontrati di recente, insieme alla FIBA, lo scorso maggio. Sono state discussioni produttive – ha dichiarato a  L’Équipe George Aivazoglou, guida della divisione Europa e Medio Oriente della NBA -. Ci rivedremo a Ginevra la prossima settimana con la Federazione internazionale. Abbiamo una valutazione precisa delle opportunità future e dei problemi che in passato hanno ostacolato lo sviluppo. Siamo molto aperti a continuare a scambiare idee, finché sentiamo che c’è allineamento sulla valutazione di problemi e opportunità».

Per il dirigente greco l’espansione della lega statunitense nel Vecchio Continente consentirebbe di capitalizzare la popolarità della palla a spicchi in Europa e rappresenta una delle più grandi opportunità economiche nel mondo dello sport.

 «Nel panorama sportivo europeo, i diritti televisivi, digitali e le sponsorizzazioni rappresentano 45 miliardi di dollari nel 2024, e dovrebbero raggiungere i 50 miliardi nel 2025. La fan-base del basket? 270 milioni di persone. È lo sport più popolare dopo il calcio, ed è quello che cresce più rapidamente. Il calcio ha più tifosi, ma non poi così tanti di più. Il basket sta correndo al suo fianco su questo terreno. Il problema è che, dal punto di vista del business, le leghe europee di basket catturano meno dell’1% dei ricavi. Questo è al centro delle nostre riflessioni per la creazione di una nuova lega».

I dialoghi in corso con gli stakeholder

L’obiettivo è ambizioso: trasformare il modello economico del basket europeo, preservandone le peculiarità sul fronte sportivo e culturale sfruttando l’esperienza e la forza del marchio NBA.

 «Vogliamo reimmaginare l’ecosistema. Il basket merita di più, e noi vogliamo essere il catalizzatore che permetta di concretizzare questo valore. Il basket è diventato globale. I social network permettono l’accesso ai contenuti giorno e notte. Un terzo dei giocatori NBA è straniero, e la metà di loro proviene dall’Europa – molti di loro diventano le star delle loro squadre. Questo ha rafforzato la nostra ambizione e la convinzione che fosse arrivato il momento di agire».

Negli ultimi mesi la NBA ha intensificato i contatti per dare sostanza al progetto, coinvolgendo nei dialoghi una serie di stakeholder a partire dalle istituzioni passando per potenziali investitori.

 «Dopo l’annuncio di Adam Silver e del segretario generale della FIBA Andreas Zagklis, l’accoglienza è stata straordinaria. Squadre, investitori, media e leader politici capiscono il potere dello sport. Ci vedono un’opportunità sia europea che locale. La scorsa estate abbiamo incaricato JP Morgan e The Raine Group come banche di consulenza. Il momentum è enorme. Siamo in un momento chiave».

Il formato della competizione

Dati i passi avanti compiuti nel corso degli ultimi mesi e il riscontro positivo ricevuto nel corso delle interlocuzioni, appare realistico l’obiettivo di far partire la competizione in collaborazione con la FIBA nell’ottobre 2027.

«L’intenzione è partire ad ottobre 2027. La nostra visione è quella di una competizione semi-aperta, con 16 squadre, di cui 12 sarebbero franchigie permanenti e quattro provenienti da altre competizioni, con la Basketball Champions League (organizzata dalla FIBA) come elemento centrale».

Quanto alla composizione delle franchigie, il modello si basa su una combinazione di club già affermati, polisportive calcistiche e nuovi progetti: «È corretto. Corrisponde probabilmente a questo schema».

Rispetto all’ammontare necessario come gettone d’ingresso per partecipare alla nuova competizione, arrivano smentite rispetto alle ricostruzioni che quantificherebbero in 500 milioni la cifra necessaria:  «Non so da dove venga. Se lo scoprite, fatemelo sapere».

Stabilità dei ricavi e accesso meritocratico

Sul fronte geografico, il manager chiarisce che nessun mercato è escluso, anche se inizialmente ci si focalizzerà sui mercati ritenuti più strategici a livello europeo per poi eventualmente allargare la platea di partecipanti.

«Tecnicamente, nessun mercato è escluso. Se la squadra è forte, potrà qualificarsi. Se alcuni non ci saranno all’inizio, è solo perché partiremo con 16 squadre. Ma vedo già questo numero crescere, con nuovi ingressi nel tempo».

Il modello immaginato dovrebbe essere in grado da un lato di offrireuna certa stabilità tra le partecipanti che si traduce in garanzie sulla consistenza dei ricavi nel corso del tempo. e dall’altro garantire meritocrazia nei criteri di accesso

«Vogliamo una piramide, come la Champions League e l’Europa League nel calcio. Amiamo questa analogia e vogliamo ispirarci al calcio perché le persone la comprendono facilmente. È un modello chiaro e che premia la performance».

Prospettiva globale e infrastrutture

La lega europea si aggiungerebbe alle altre competizioni sotto il controllo NBA, nell’ottica di un orizzonte sempre più globale, con un possibile collegamento tra continenti, sempre prendendo il calcio come ispirazione .

 «È una delle innovazioni più affascinanti. Guardate cosa ha fatto la FIFA con il Mondiale per club. Non c’è motivo per cui il basket, a lungo termine, non possa riunire squadre africane, europee, asiatiche, del Golfo e della NBA».

Sul piano infrastrutturale, il Vecchio Continente sconta un gap importante rispetto alle franchigie di oltreoceano, e tra gli obiettivi del progetto è prioritario dare un forte impulso alla costruzione di palazzetti adeguati.

«Le infrastrutture sono un tema importante. Questa lega porta con sé l’opportunità di creare, nella maggior parte delle grandi città europee, arene con standard NBA. Ci vorranno più di due anni, ovviamente. Nel frattempo, lavoreremo con le strutture esistenti e con le disponibilità che avremo».

L’interesse dei fondi 

Non mancano gli interessi dei grandi marchi sportivi e calcistici, a partire da QSI, il veicolo d’investimento qatariota proprietario del PSG, passando per RedBird, il fondo statunitense che controlla il Milan.

 «L’interesse è grande e arriva da molte squadre, club calcistici esistenti e alcuni dei marchi più forti del mondo – alcuni dei quali sono club di basket. Il PSG fa parte di questi marchi, con una fanbase planetaria e una portata globale. Siamo interessati a questo tipo di realtà, e ci sono molte discussioni in corso».

Considerando la presenza di due club affermati nel caso di Parigi e Milano, ovvero Paris Basketball e Olimpia Milano, si pone dunque il problema della convivenza di due squadre all’interno della stessa città.

La convivenza con l’Eurolega 

«È una questione interessante. Tutto è possibile. Per ora ci concentriamo su 10-12 mercati prioritari. Ma col tempo, quando la lega crescerà, è uno scenario che mi sembra del tutto plausibile».

Questa tematica si intreccia inevitabilmente con il nodo dei rapporti con l’Eurolega. In particolare, resta da chiarire se si convoglierà in un progetto comune oppure si intraprenderanno strade divergenti con la coesistenza di due leghe in competizione tra loro.

«Tutto è sul tavolo. Penso che il concetto che stiamo costruendo con la FIBA sia quello giusto. Ma siamo completamente aperti ad associarci con chiunque voglia far parte dell’innovazione che desideriamo avviare».

Sport

Basket