Donne, tifose e consumatrici: l’economia che sta cambiando lo sport

Le donne sono il cuore di una nuova economia sportiva: entro il 2030 controlleranno il 75% della spesa discrezionale globale. Un potenziale che club, leghe e sponsor non possono più ignorare.

tifose sport
Panoramica comportamento tifose
Image Credits: media centre Ferrari

Il mondo dello sport è davanti a un cambio di paradigma che non è più possibile ignorare. Le donne non rappresentano solo un pubblico in crescita, ma una leva economica determinante capace di ridefinire le regole del business sportivo globale.

Secondo il report The Collective Economy: Her Fandom, Her Buying Power, entro il 2048 le donne controlleranno 100 trilioni di dollari di ricchezza globale, mentre già nel 2030 avranno in mano il 75% della spesa discrezionale mondiale e l’85% delle decisioni di acquisto domestiche.

Numeri che, se contestualizzati nell’industria dello sport, assumono un significato dirompente. Il mercato globale, stimato in 602 miliardi di dollari entro il 2030, non può raggiungere il suo pieno potenziale senza un reale investimento nel fandom femminile.

Il potere economico delle tifose

Le donne rappresentano consumatrici attente, consapevoli e orientate ai valori. Non vivono lo sport come un semplice intrattenimento, ma lo intrecciano con identità, famiglia e comunità.

Alcuni dati raccolti dal report sono emblematici:

  • Il 91% delle tifose ritiene fondamentale che i brand sostengano cause sociali.
  • Il 32% cerca aziende impegnate in azioni ambientali.
  • Il 68% valuta positivamente i marchi sponsor della propria squadra.
  • Il 59% ha già acquistato prodotti o servizi di uno sponsor per sostenere un club o un atleta.

Non è dunque il consumo a muovere il fandom, ma la coerenza tra valori e offerta commerciale. Le tifose premiano l’impegno concreto, respingendo approcci di marketing stereotipati o cosmetici.

Un gap che costa miliardi

Nonostante l’evidenza dei numeri, permane un divario strutturale. Il 93% delle donne a livello globale afferma che le organizzazioni sportive non le comprendono davvero, mentre il 70% sostiene che i brand non riescano a parlare con loro in modo efficace.

Il dato è ancora più critico se si considera che:

  • Il 72% ritiene che le leghe maschili non siano in grado di coinvolgere le donne.
  • Il 66% dà lo stesso giudizio negativo anche alle leghe femminili.

Un vero e proprio “blind spot” che priva l’industria sportiva di ricavi potenziali. Ogni mancato investimento in questo segmento equivale a perdere quote del mercato più promettente.

Come afferma Thayer Lavielle, managing director di The Collective, «per brand, leghe e team la domanda non è più se valga la pena coinvolgere le tifose, ma se ci si possa permettere di non farlo».

In famiglia la madre conta

Il report sottolinea come il consumo sportivo femminile sia indissolubilmente legato al contesto familiare:

  • Il 95% delle tifose dichiara che la famiglia influenza le decisioni quotidiane.
  • Tra le madri, la percentuale sale al 97%.

Le madri non solo acquistano biglietti, abbonamenti o merchandising, ma alimentano la passione sportiva dei figli. Il 91% di loro dichiara di essere coinvolta direttamente nelle attività sportive dei bambini, alimentando un ciclo virtuoso che garantisce ricavi presenti e futuri.

Lo sport giovanile, dove appunto il ruolo delle madri è determinante, viene valutato 77 miliardi di dollari a livello globale.

Generazioni a confronto

Il tifo femminile non è omogeneo e varia per fasce d’età:

  • Millennial: rappresentano il cuore pulsante, partecipano a eventi live e sono il target più ricettivo verso le sponsorizzazioni.
  • Gen Z: un pubblico “ibrido”, sia spettatore sia praticante (65% pratica sport regolarmente). Pretende autenticità, trasparenza e inclusività, penalizzando chi non le garantisce.
  • Gen X e Boomer: detengono più potere d’acquisto ma si sentono ignorate. Non cercano più gadget o merchandising, bensì esperienze, accesso privilegiato e relazioni con i club.

Per i diritti sportivi e i brand, questo implica che una strategia unica non è sufficiente. Occorre una segmentazione sofisticata, capace di parlare a ciascun target con linguaggi e proposte differenti.

Ripensare il modello: da “stadium-first” a “always-on”

La logica tradizionale, centrata sullo stadio e sull’evento live, non basta più. Le donne vivono lo sport nei momenti diffusi della quotidianità: durante un viaggio, in chat di gruppo, a scuola con i figli, sui social network.

Il nuovo modello richiede perciò tre direttrici strategiche:

  1. Storytelling come prodotto – documentari, podcast e contenuti digitali che raccontino gli atleti come persone, non solo come performer.
  2. Community-driven engagement – gruppi, hub locali, watch party, spazi digitali e fisici che favoriscano interazione e senso di appartenenza.
  3. Esperienze inclusive – stadi progettati per diversi tipi di pubblico, con servizi concreti (family seating, prezzi accessibili, sicurezza, prodotti igienici gratuiti, food & beverage personalizzato).

Il fandom femminile, infatti, non si misura in “ore davanti allo schermo” ma in connessioni culturali ed emotive.

Come sottolinea Lavielle: «Il sistema è stato costruito da e per gli uomini. Ripensarlo significa creare esperienze che alleggeriscano il carico delle donne, permettendo loro di sentirsi supportate nel fandom. Così nasceranno lealtà più profonde e maggiori investimenti».

Best practice: chi sta già capitalizzando

Il report individua diversi esempi virtuosi che mostrano come il fandom femminile possa diventare leva di crescita:

  • Formula 1 – con la docu-serie Drive to Survive ha trasformato un prodotto tecnico in un fenomeno narrativo globale, attraendo milioni di nuove tifose.
  • Heineken – unendo ritualità e innovazione, coinvolge tifosi anche con iniziative esclusive per le donne.
  • Golden State Valkyries (WNBA) – attraverso eventi e collaborazioni, hanno coniugato sport, moda e musica, dando vita a un’offerta culturale trasversale.
  • Aunt Flow – ha reso più inclusivi gli stadi con distributori gratuiti di prodotti igienici.
  • Mercury 13 – ha ridefinito il calcio femminile come esperienza lifestyle e aspirazionale con FC Como Women.

Questi casi dimostrano che la crescita passa dall’integrazione tra sport, intrattenimento, lifestyle e community, con un focus autentico sulle tifose.

Implicazioni finanziarie per l’industria

Il fandom femminile, nel complesso, rappresenta il mercato di crescita più trascurato nello sport. Tre le principali implicazioni finanziarie evidenti:

  • Sponsorship premium: i brand che si posizionano su questo segmento ottengono ritorni più duraturi in termini di loyalty e advocacy.
  • Revenue diversification: merchandise lifestyle, abbonamenti digitali, esperienze community-based possono generare nuove linee di ricavo.
  • Rischio competitivo: chi non investe in strategie inclusive rischia di perdere rilevanza, soprattutto tra le nuove generazioni.

Conclusione

Lo sport del futuro sarà definito dalla capacità di riconoscere e valorizzare le donne come tifose e consumatrici centrali, non come segmento secondario.

Il messaggio è chiaro: non vogliono adattarsi a un modello maschile preesistente, ma chiedono che il sistema sportivo si adatti a loro.