Nike, ricavi sopra le attese ma utili in calo: i dazi pesano per 1,5 miliardi

Il colosso dello sportswear batte le attese sul fatturato grazie al wholesale e al mercato nordamericano, ma resta sotto pressione per la performance in Cina e il peso dei dazi.

Nike trimestrale 2024
la performance finanziari
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Nike riprende la via della crescita. Il colosso globale dello sportswear ha registrato nel trimestre chiuso ad agosto ricavi superiori alle attese, segnando un lieve progresso delle vendite ma un calo significativo degli utili, penalizzati dall’aumento dei costi legati ai dazi statunitensi.

Il gruppo dell’abbigliamento e delle calzature sportive ha dichiarato un utile netto di 727 milioni di dollari, in calo del 31% rispetto all’anno precedente ma comunque ben oltre le previsioni degli analisti, mentre i ricavi sono cresciuti dell’1%.

Il fatturato si è dunque attestato a quota 11,7 miliardi di dollari, contro gli 11 miliardi stimati dal consenso. Dopo la pubblicazione dei conti, il titolo è salito di quasi il 4% nel trading after-hours.

L’impatto dei dazi

Il direttore finanziario Matthew Friend ha rivisto al rialzo le stime sull’impatto dei dazi, prevedendo per l’intero esercizio un peso di circa 1,5 miliardi di dollari, contro la precedente stima di 1 miliardo. 

L’incremento è legato in particolare ai nuovi prelievi su importazioni dall’Asia: lo scorso anno oltre la metà delle calzature Nike e un terzo dell’abbigliamento provenivano dal Vietnam, oggi soggetto a una tariffa del 20%.

«Il progresso non sarà lineare – ha dichiarato Friend -. Mentre affrontiamo diversi venti contrari esterni, i nostri team sono concentrati sull’esecuzione di ciò che possiamo controllare».

La strategia di rilancio

Dopo anni difficili, segnati dalla concorrenza di marchi emergenti come On e Hoka e dagli effetti di una spinta al direct-to-consumer che ha indebolito i rapporti con i rivenditori, Nike ha avviato un piano di rilancio.

La guida della società è stata affidata al nuovo amministratore delegato Elliott Hill, tornato a lavorare al vertice del brand un anno fa: «Il viaggio di Nike verso la grandezza è solo all’inizio», ha dichiarato in conference call con gli analisti secondo quanto ripreso dal Financial Times.

Il nuovo corso ha comportato un ritorno a una struttura organizzativa centrata sullo sport – abbandonando la logica per categorie di consumatori introdotta dal predecessore John Donahoe – e un rafforzamento dei legami con i partner wholesale. 

Le difficoltà in Cina

Le vendite all’ingrosso sono aumentate del 7% nel trimestre, contribuendo in modo decisivo ai risultati, così come il miglioramento del 4% delle vendite in Nord America. Parallelamente, Nike punta a consolidare la propria presenza nel segmento femminile: tra le iniziative più recenti, una partnership con il brand Skims di Kim Kardashian.

le entrate di Converse, marchio sotto il controllo dell’azienda dell’Oregon, sono scese del 27%.Inoltre, resta complesso il quadro nel mercato cinese, dove i ricavi trimestrali sono scesi del 9% a 1,5 miliardi di dollari, con un calo dell’utile operativo del 25%. 

Hill ha riconosciuto che il mercato «sta affrontando sfide strutturali», ma ha ribadito: «crediamo nelle opportunità di lungo termine in Cina», facendo riferimento a prodotti legati a corsa, training, basket e calcio.

Uno sguardo al futuro

La marginalità lorda è diminuita dal 45,4% al 42,2% rispetto all’anno precedente, complice la riduzione dei prezzi medi di vendita dovuta a maggiori sconti, al mix dei canali distributivi e ai dazi più alti in Nord America

Nike ha precisato che la crescita dei ricavi nel trimestre in corso sarà contenuta, ma ha confermato la previsione di un ritorno a un’espansione, seppur modesta, nel business wholesale per l’intero anno fiscale.

Neil Saunders, managing director di GlobalData, ha commentato: «Nel complesso, pensiamo che Nike stia facendo progressi. Ma c’è ancora molto lavoro da fare per riposizionare il brand».