Sport e infrastrutture: colmare i divari territoriali per generare sviluppo

Dal Pnrr al privato, passando per la formazione manageriale: le istituzioni commentano come lo sport italiano punta a ridurre i divari territoriali e a trasformarsi in motore di sviluppo.

Milano Cortina impatto turistico
Tra pubblico e privato
Image Credits: Nicolo Campo / Insidefoto

Investimenti mirati, sinergie pubblico-privato e un approccio manageriale alla formazione e alla gestione degli impianti. È questa la strada tracciata dal mondo istituzionale e sportivo per trasformare la crescita dello sport italiano non solo in un fattore culturale e sociale, ma anche in un volano economico.

È quanto emerso dal confronto seguito alla presentazione del 19° Indice di sportività realizzato da Pts, uno dei 90 indicatori che confluiranno nella prossima edizione dell’indagine sulla Qualità della vita.

Al dibattito – moderato da Marco Lo Conte e aperto dal direttore de Il Sole 24 Ore, Fabio Tamburini – hanno preso parte il ministro dello Sport e dei Giovani Andrea Abodi, il presidente del Coni Luciano Buonfiglio, il segretario generale del Comitato Paralimpico Simone Rasetti e Alberto Miglietta, equity partner di Pts.

Il nodo infrastrutture e il gap Nord-Sud

L’Italia resta “un Paese sedentario”, con forti squilibri territoriali e scolastici nell’accesso allo sport.

«Siamo ancora Paese sedentario – ha detto il ministro Abodi dove lo sport a scuola o in alcuni territori non è presente come vorremmo. Dobbiamo saper cogliere questi segnali e non perdere di vista il fatto che lo sport ha una forte ricaduta sociale. Eppure siamo al lavoro su tanti fronti, dalle infrastrutture ai Giochi della Gioventù». 

Il tema centrale resta il divario infrastrutturale tra Nord e Sud. Grazie ai fondi del Pnrr, al Mezzogiorno sono stati destinati circa 700 milioni di euro su 200 miliardi complessivi. A questi si aggiungono finanziamenti mirati come i 1.548 playground all’aperto nei piccoli Comuni (sotto i 10mila abitanti), con l’80% dei progetti già completato.

Buonfiglio, eletto presidente del Coni nell’estate 2025, ha ribadito che il gap penalizza l’intero “Sistema Italia”, ma ha sottolineato le potenzialità del Meridione:

«Come Coni e in sinergia con il governo, abbiamo iniziato ad affrontare un progetto di diversificazione degli impianti sul territorio, creando impianti multifunzionali che possano essere un punto di riferimento nei piccoli centri e aumentando la sinergia con le palestre delle scuole nelle grandi città».

Un cambio di passo lo confermano anche i dati dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale. Come dichiarato dal presidente Beniamino Quintieri a Il Mattino, le erogazioni per lo sport destinate al Sud sono passate dai 47 milioni del 2023 ai 70 milioni del 2024, con un incremento del 50%. Nel Mezzogiorno, che ospita appena il 26% degli impianti italiani, i finanziamenti hanno riguardato tutte le regioni, con particolare attenzione a Campania, Puglia, Calabria, Sicilia e Basilicata.

Formazione e management: un’urgenza per le società sportive

Il rafforzamento delle strutture non basta.

«La maggior parte delle piccole società sportive in Italia è un ente di volontariato – dice Buonfiglio che si basa sul tempo libero delle persone e spesso non è attrezzata. Va fatto un investimento nella formazione dei dirigenti, anche favorendo la doppia carriera per gli sportivi». 

Il tema è ancora più urgente nel settore paralimpico. Rasetti ha evidenziato come oggi venga intercettato “un disabile su cento”: troppo poco, se si vuole abbattere le barriere architettoniche ed economiche. Per questo il Cip sta lavorando con il governo per rendere più accessibili gli ausili sportivi.

Il ruolo dei privati e i grandi eventi

Un’integrazione tra pubblico e privato è indispensabile, in grado di valorizzare competenze e professionalità specialistiche. In quest’ottica Abodi ha ribadito l’importanza del coinvolgimento dei club e del rispetto delle regole nel percorso di rinnovamento infrastrutturale, con un riferimento al dibattito su San Siro.

«Gli stadi – ha ricordato – sono memoria e futuro. Bisogna renderli più funzionali anche in vista delle scadenze di Euro 2032. Ad oggi, però, solo due impianti in Italia risultano omologati».

Il ministro ha inoltre sottolineato come il modello di finanziamento dello sport italiano sia peculiare: il 32% della fiscalità generata dal settore viene reinvestito, con benefici diretti sui territori.

I grandi eventi restano un acceleratore strategico. Lo ha evidenziato anche Maurizio Fugatti, presidente della Provincia autonoma di Trento, in cima all’Indice di sportività, mostrando come nel loro territorio lo sport sia radicato e riconosciuto da istituzioni, associazioni e imprese come risorsa fondamentale.

Il Trentino sarà infatti protagonista alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026, alle Olimpiadi giovanili del 2028 e punta a ospitare i Mondiali di ciclismo 2031.

Sport come asset economico

Il messaggio è chiaro: ridurre i divari territoriali nello sport non significa solo promuovere salute e inclusione sociale, ma generare crescita economica. Ogni nuovo impianto può tradursi in occupazione, turismo, commercio e capacità di attrarre eventi internazionali.

Una sfida che richiede visione manageriale, investimenti mirati e cooperazione tra pubblico e privato: le basi per rendere lo sport un vero asset strategico del Paese.