Il volley femminile italiano si conferma un fenomeno sportivo e sociale di dimensioni sempre più rilevanti, con dati che raccontano una crescita costante sia sul campo sia fuori.
Dopo un’estate di successi azzurri, con la vittoria della Nation League e la conquista dei Campionati del Mondo, si apre ora una nuova stagione di campionato per i club.
Nuova stagione con vecchi problemi. Se è vero che i successi delle campionesse guidate da Julio Velasco stanno facendo proseliti, con un incremento dei tesserati Fipav – quasi il 70% dei 356mila tesserati sono donne – e i palazzetti son sempre più gremiti, è anche vero che le strutture che ospitano le regine del volley sono, quando va bene, a dir poco vetuste.
La crescita della base si riflette negli impianti di Serie A1: la scorsa stagione sono stati registrati 466 mila spettatori (+8% sul 2023; +78% rispetto al 2011-12). Sommando Supercoppa e Coppa Italia, le presenze hanno superato quota 500 mila, con una media playoff di 4.200 spettatori a gara.
Cresce il pubblico nei palazzetti ma non gli incassi
L’aumento di pubblico non si è però tradotto in ricavi proporzionati: gli incassi complessivi dai palasport sono stati pari a circa 5 milioni, coprendo solo il 10-15% dei fabbisogni delle 14 squadre di Serie A. Il nodo rimane la ridotta capienza delle arene e la scarsa offerta di hospitality.
Un nodo sul quale i vertici del volley italiano si erano già spesi: come riporta Il Sole 24 Ore, il presidente di Lega Volley Femminile, Mauro Fabris aveva chiesto di inserire anche le arene tra le opere sportive di interesse nazionale per le quali con il Decreto Sport della scorsa estate è stata approvata la procedura commissariale: un’iter accelerato che invece è stato circoscritto agli stadi.
Mentre il presidente della Federvolley, Giuseppe Manfredi, ha annunciato un piano straordinario da 10 milioni di euro, per costruire 25–30 nuove strutture entro il 2027. Un intervento importante che non va dunque a toccare solo le arene del grande volley ma anche strutture più periferiche, con l’obiettivo di rispondere alla domanda crescente di spazi per i settori giovanili e trasformare la popolarità del volley in un bacino stabile di nuovi praticanti.
La Federazione ha chiuso il 2024 con un utile di 2,5 milioni, di cui 1,6 destinati al settore giovanile. Il bilancio è stato rafforzato anche dai premi: 970 mila euro per la VNL e circa 1 milione per il Mondiale.
Sul fronte sponsor, i partner principali restano DHL, Erreà e BigMat. Nonostante ciò, i club di vertice devono ancora coprire budget superiori ai 10 milioni, sostenuti in larga parte da capitali privati.
La minaccia turca: investimenti pubblici e privati per ingaggiare le campionesse
L’Italia è leader in Europa, ma la minaccia arriva soprattutto dalla Turchia, dove banche e istituzioni pubbliche garantiscono risorse ai club, consentendo ingaggi milionari e l’attrazione di talenti internazionali, incluse giocatrici italiane. Una sfida che obbliga a investire sia sul lato sportivo sia su quello commerciale.
Ed è per questo che sul fronte marketing, la Lega Volley Femminile ha siglato un accordo con NJF Holdings per creare una newco (60% Lega, 40% NJF) che dal 2026/27 gestirà direttamente i diritti tv, oggi in mano a Volleyball World.
L’ultima stagione ha totalizzato 10 milioni di spettatori complessivi su Rai Sport e VBTV. L’obiettivo è crescere nei ricavi digitali, aprendo all’uso dei social delle atlete per ampliare il pubblico globale e generare nuove entrate commerciali.
Il boom di popolarità del volley femminile italiano è ormai certificato dai numeri, ma la sostenibilità passa da infrastrutture più moderne, una gestione più efficiente dei ricavi e una strategia digitale internazionale. Solo così sarà possibile difendere i primati conquistati e trasformare il momento favorevole in un ciclo duraturo di crescita economica e sportiva.