Nike vara un taglio del personale. La multinazionale dello sportswear ha annunciato una nuova sforbiciata della propria forza lavoro, pari a circa l’1% del personale aziendale, come parte del piano di rilancio guidato dal ceo Elliott Hill.
L’obiettivo dichiarato è rendere l’organizzazione più snella ed efficiente, riallineando i team per rafforzare il legame con atleti e consumatori, soprattutto nei segmenti strategici della corsa e delle sneaker.
La ristrutturazione strategica
La decisione si inserisce in una più ampia revisione delle operazioni aziendali. Dopo il taglio del 2% della forza lavoro avvenuto lo scorso anno, Nike continua a puntare su una riorganizzazione interna che favorisca innovazione, velocità decisionale e maggiore coesione tra le divisioni creative, di marketing e di sviluppo prodotto.
Secondo quanto dichiarato, l’intento è riportare lo sport e la cultura sportiva al centro della strategia del marchio, facendo leva sulle discipline in cui l’azienda percepisce maggiori opportunità di crescita.
I licenziamenti non riguarderanno né la regione EMEA né il brand Converse, segnale di una scelta mirata a concentrare risorse in aree considerate prioritarie.Elliott Hill, subentrato alla guida dell’azienda nel 2023, ha posto il focus sul rilancio del core business delle calzature.
La strategia si è tradotta in investimenti in nuovi prodotti, collaborazioni più strette con i rivenditori e riapertura dei punti vendita chiusi durante la pandemia per rinforzare i punti di contatto con il cliente.
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Impatti e prospettive di mercato
I tagli annunciati si inseriscono in questo percorso: meno burocrazia interna, più rapidità operativa e capacità di rispondere con agilità alle mosse dei principali competitor come Adidas, Puma e i nuovi player direct-to-consumer.
A livello globale, Nike conta circa 77.800 dipendenti (dato di maggio). Pur trattandosi quindi di una riduzione contenuta in termini numerici, la mossa ha un peso simbolico e strategico, soprattutto se confrontata con il più drastico taglio del 2% del febbraio 2024, legato allora al calo della domanda.
Oggi il contesto appare diverso: i ricavi del primo trimestre mostrano segnali di ripresa e il ridimensionamento sembra più una scelta funzionale ad una “messa a punto” piuttosto che una revisione radicale.
Tuttavia, il marchio si trova ancora a fronteggiare sfide significative: dai dazi commerciali alle criticità nella supply chain, fino alla necessità di ridurre la dipendenza dalla produzione cinese per servire il mercato statunitense.
Il ritorno alle radici
Per gli investitori la vera questione non è tanto la capacità di tagliare i costi, quanto l’efficacia di queste misure nel rafforzare i margini e recuperare quote di mercato. Il settore rimane estremamente competitivo: accanto ai colossi storici emergono nuovi attori come On Running, pronti a erodere terreno.
Molti analisti vedono nella scelta di Nike un tentativo di ritornare alle radici sportive del marchio, dopo anni in cui il brand si è progressivamente spostato verso il lifestyle distanziandosi dal suo core business.
La convinzione del management è chiara: raddoppiare l’impegno sulla credibilità sportiva rappresenta la leva principale per riaccendere la crescita e consolidare la leadership globale del brand.