La Malesia rinuncia alla F1: troppo alti i costi per ospitare un Gran Premio

Per Paesi che lottano per entrare nel calendario di F1, come la Thailandia di cui sopra, o fanno di tutto per restarvi, come la nostrana Imola, c’è una Malesia che fa ben altre valutazioni.

F1 Concorde Agreement
Spending review
Image credit: DPPI/Panoramic/Insidefoto

Costi troppo alti e concorrenza troppo serrata tra vicini di casa. La Malesia fa un passo indietro rispetto all’idea di fare ritorno nel calendario di Formula 1.

Il Paese del Sud Est asiatico, presenta tra le tappe del Circus per quasi vent’anni, tra il 1999 e il 2017, stava valutando l’idea di bussare alla porta di Liberty Media affinché prendesse in esame la candidatura.

Il circuito di Sepang è stato teatro di molte battaglie e protagonista della massima serie motoristica per 19 stagioni, vedendo sfrecciare campioni di diverse generazioni, da Michael Schumacher a Max Verstappen ma dopo il passo indietro del maxi sponsor Petronas nel 2015, le autorità locali e nazionali hanno lasciato decadere il contratto, non rinnovandolo alla sua scadenza fissata nel 2017.

A quasi dieci anni di distanza però, l’idea di riportare le curve di Sepang nel calendario F1, complice anche il nuovo ciclo regolamentare sembrava una buona idea per testare il rinnovato interesse del Paese.

Malesia rinuncia alla F1: Sepang ospiterà competizioni minori

Ma l’analisi costi benefici condotta dal ministro dello sport, Hannah Yeoh ha dato invece un bel semaforo rosso all’idea. «Le tariffe di hosting da pagare a Liberty Media sono stimate a circa 300 milioni di ringgit (circa 60 milioni di euro) all’anno, con contratti che durano in genere dai tre ai cinque anni – ha dichiarato il ministro a Sport Business -. Il che equivarrebbe a un impegno finanziario compreso tra 900 milioni 1,5 miliardi di rm (tra 190 e 300 mln di euro circa) a cui andrebbero aggiunti costi di manutenzione e gestione degli eventi».

Costi di manutenzione che per un circuito come quello di Sepang, ancora al massimo status della certificazione FIA (grado 1) non sarebbero eccessivi se gestiti anno per anno ma che potrebbero lievitare notevolmente nel caso di un lungo stop.

Inoltre, come anticipato, la concorrenza nell’area del Sud Est asiatico è più serrata rispetto al passato.

«La Malesia si troverebbe ad affrontare anche una dura concorrenza da parte dei Paesi vicini, come Singapore, che ospita la F1 dal 2008, e la Thailandia, che dovrebbe unirsi nel 2028. Un insieme di fattori che fanno sì che riportare la F1 in Malesia non sia nei nostri piani attuali».

Per Paesi che lottano per entrare nel calendario di F1, come la Thailandia di cui sopra, o fanno di tutto per restarvi, come la nostrana Imola, c’è una Malesia che fa ben altre valutazioni.

Malesia rinuncia alla F1: meglio puntare sulla (più economica) MotoGP

Molto più facile, ed economicamente sostenibile, puntare su altri sport, come la MotoGP, che la Malesia ospita dal lontano 1991 e che ha un canone annuo di circa un quarto (15 milioni di euro) rispetto a quanto richiesto per la F1.

Un discorso che potrebbe assumere tutta un’altra forma se Liberty Media desse concretezza, nel medio termine, alla sua idea di organizzare dei maxi weekend di gara, incrociando le competizioni di F1 e MotoGP.

A quel punto, costi di manutenzione e ampliamento delle aree di hospitality del circuito andrebbero in secondo piano e, un partner pesante come la compagnia petrolifera Petronas potrebbe rinnovare il proprio interesse