Marco Belinelli saluta il basket giocato: futuro tra Virtus e Nazionale

Marco Belinelli chiude con il basket giocato ma non si escludono impegni oltre il parquet, tra possibili ruoli dirigenziali alla Virtus Bologna e impegni con la Nazionale italiana.

Belinelli
Nuova vita
Marco Belinelli. Image credit: LBA

La data non era ancora scritta ma la decisione era ormai certa da tempo. A 39 anni Marco Belinelli annuncia l’addio al basket giocato, chiudendo una carriera di successi straordinari in Italia e in NBA, con il titolo conquistato con i San Antonio Spurs e la storica vittoria nella gara del tiro da tre punti.

Una carriera strepitosa nella quale le 13 lunghe stagioni in NBA hanno rappresentato indubbiamente l’apice a cui si aggiungono però le ultime cinque stagioni di rientro in Italia, in una gloriosa passerella finale alla Virtus Bologna.

«Ho passato la vita a far canestro, ma adesso è arrivato il tempo di giocare solo con le mie figlie», ha scritto sui social, sottolineando come la famiglia sarà la priorità nel medio termine, anche se nulla sul suo futuro professionale è ancora scritti.

La decisione arriva dopo un’annata in cui, tra cambi di allenatore e dolori fisici, Belinelli ha comunque contribuito alla vittoria dello scudetto con la Virtus Bologna.

Belinelli ritiro: tra i successi in NBA e la gloria in Nazionale

Belinelli ha raccontato, in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, i momenti più significativi della carriera: dai 25 punti contro gli Stati Uniti ai Mondiali 2006, all’esperienza NBA con New Orleans, Golden State e San Antonio, fino al titolo NBA con gli Spurs. «So quanto ho sudato per conquistarmi 13 anni in NBA e ricordo le critiche che mi hanno motivato a fare sempre meglio».

All’anello NBA si aggiunge la vittoria nella gara del tiro da tre punti, di valore diverso ma di grande prestigio, considerato l’inserimento nell’albo d’oro accanto a leggende come Larry Bird, Peja Stojakovic, Dirk Nowitzki e Stephen Curry.

Gandini e Gherardini: i riconoscimenti dei vertici LBA

Umberto Gandini, Presidente di Lega Basket, che ha salutato nel 2021 il ritorno di Belinelli nel campionato italiano, coinciso poi con lo scudetto della Virtus Bologna, ha sottolineato come «Il suo arrivo ha contribuito a far crescere il valore del nostro campionato, del quale è stato MVP lo scorso anno conquistando  il Dino Meneghin Trophy, premiato poi dallo stesso Meneghin».

Maurizio Gherardini, il Presidente designato della LBA, ha avuto Marco Belinelli come giocatore nella NBA a Toronto in una stagione, quella 2009-10, dove la franchigia canadese, di cui Gherardini era dirigente, aveva assunto una spiccata caratteristica europea. Con Belinelli i Raptors schieravano infatti anche Andrea Bargnani, chiamato da Toronto nel 2006 come prima scelta assoluta al Draft, oltre a Turkoglu, Nesterovic e Ukic. «Avere due azzurri in squadra a Toronto è stata una bella esperienza – ricorda Gherardini –. Credo che di Marco vadano ammirate e sottolineate non solo le grandi doti tecniche ma anche la perseveranza e la capacità di non mollare mai, di sapersi adattare alle tante e varie situazioni in cui si è trovato negli anni di NBA raggiungendo risultati che oggi fanno parte della storia. Grandi traguardi a cui ha saputo aggiungere anche successi italiani, ultimo proprio lo scudetto conquistato al termine della stagione LBA che si e’ appena conclusa».

Un futuro da scrivere, tra Virtus e Nazionale

Il futuro di Belinelli potrebbe restare legato al mondo del basket, ma in veste dirigenziale. «‹Ci sentiremo con la Virtus e decideremo insieme – spiega –. A oggi penso solo a fare il marito e il papà›», sottolineando però l’interesse a rimanere vicino al club bianconero.

Non mancano progetti con la Nazionale italiana, dove il suo contributo potrebbe continuare in chiave tecnica e gestionale, portando l’esperienza maturata in NBA al servizio dei giovani talenti italiani.

Belinelli ha motivato l’addio anche con ragioni personali: dedicare più tempo a moglie e figlie, vivere la quotidianità senza trasferte e voli, godersi la vita fuori dal parquet. «Domani mi sveglierò abbracciato a loro, faremo colazione insieme, andremo in spiaggia e giocherò con loro».

Qualunque sia la decisione del campione – difficile pensarlo veramente lontano dal basket – la sua storia sarà da un esempio per le nuove generazioni.

Un mix di sacrificio e talento e costanza e dedizione alla causa che l’hanno portato a diventare il primo italiano a vincere un titolo NBA, dimostrando come determinazione e professionalità possano aprire le porte dei massimi livelli mondiali.

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