Ogni lunedì, il tennis mondiale si ridisegna con l’aggiornamento del Ranking ATP, la classifica che stabilisce la gerarchia dei migliori giocatori del circuito. Quest’anno l’Italia sorride: Jannik Sinner ha già strappato il pass per le ATP Finals di Torino, appuntamento di fine stagione che raduna gli otto migliori del mondo. Ma non è tutto: grazie alle ottime prestazioni degli ultimi mesi, c’è la concreta speranza di vedere due azzurri in campo al Pala Alpitour, nonchè la consapevolezza di essere tra i migliori al mondo.
Ma come funziona il Ranking ATP? E qual è la differenza con l’ATP Race, la graduatoria che decide gli otto protagonisti delle ATP Finals di fine anno?
Due classifiche, un unico sport
Il circuito professionistico maschile, regolato dall’Association of Tennis Professionals (ATP), si basa su due classifiche parallele.
Innanzitutto il Ranking ATP, che misura la posizione di un giocatore sulla base dei punti conquistati nelle ultime 52 settimane. L’ATP Race, invece, conteggia solo i punti ottenuti durante l’anno solare, ripartendo da zero ogni gennaio, per determinare chi accederà alle Finals.
Il meccanismo del Ranking ATP
Il Ranking ATP è un sistema dinamico e meritocratico, costruito su un ciclo mobile di 52 settimane.
Ogni torneo disputato “sostituisce” l’edizione precedente: se un tennista aveva brillato l’anno prima, è chiamato a difendere quei punti; in caso contrario, la sua posizione può crollare.
Ad esempio, vincere un ATP 500 garantisce 500 punti. Se l’anno successivo il giocatore non partecipa o non replica il risultato, quei punti vengono persi.
La classifica considera i 19 migliori risultati dell’anno, comprendendo:
- I 4 tornei del Grande Slam (Australian Open, Roland Garros, Wimbledon, US Open – 2000 punti al vincitore)
- Gli 8 Masters 1000 (1000 punti al vincitore, solo Montecarlo non è obbligatorio)
- Almeno 4 ATP 500
- Altri tornei “Best Other” per completare il conteggio.
A fine stagione, si aggiunge un ventesimo torneo potenziale: le ATP Finals, evento su invito riservato agli otto migliori giocatori dell’anno. Qui il format prevede due gironi all’italiana con vittorie da 200 punti ciascuna, semifinali e finale: un campione imbattuto può arrivare a 1500 punti.
La gerarchia dei tornei e i punti in palio
Non tutti gli eventi pesano allo stesso modo. La scala è chiara:
- Grand Slam: 2000 punti al vincitore, 1300 al finalista, 800 in semifinale.
- Masters 1000: 1000 al vincitore, 650 al finalista.
- ATP 500: 500 al vincitore, 330 al finalista.
- ATP 250: 250 al vincitore, 165 al finalista.
- Challenger e ITF: punteggi ridotti, ma fondamentali per scalare posizioni.
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ATP Race: la corsa verso Torino
Parallelamente, l’ATP Race serve a stilare la lista degli otto partecipanti alle Finals, in programma a Torino fino al 2025.
Qui non esistono punti “da difendere”: a gennaio tutti ripartono da zero, e i risultati ottenuti contano solo per la stagione in corso. I criteri di assegnazione sono identici al Ranking, ma la Race fotografa il rendimento annuale, premiando chi è più costante e incisivo nell’arco dell’anno solare.
Protected Ranking: il rientro dopo un infortunio
Il sistema prevede anche una tutela per chi si ferma a lungo per infortunio. Con il protected ranking, un giocatore può iscriversi a un massimo di 12 tornei utilizzando la posizione che aveva al momento dello stop, evitando di dover ripartire dalle qualificazioni.
Restare in alto è la vera sfida
Se scalare la classifica è possibile con exploit mirati in tornei di alto livello, mantenere una posizione di vertice richiede continuità assoluta. Ogni settimana è una sfida contro il tempo e contro le prestazioni passate: nel tennis professionistico, non basta arrivare in cima, bisogna saperci restare.