Con l’approvazione definitiva del Decreto legge sullo sport, il Governo ha autorizzato il Comune di Milano e la Regione Lombardia a finanziare i maggiori oneri relativi a due infrastrutture chiave per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026: l’Arena Santa Giulia (PalaItalia) e il Villaggio Olimpico.
La misura rappresenta un primo passo verso la copertura degli extra costi, ma lascia aperti interrogativi su chi sosterrà la parte restante della spesa.
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, la cifra mancante per completare le due opere ammonta a circa 67 milioni di euro. Di questi, 21 milioni sono stati effettivamente messi a disposizione dallo Stato, destinati esclusivamente alla realizzazione del PalaItalia. Il finanziamento attingerà a un fondo ministeriale, con attenzione al rispetto della normativa europea sugli aiuti di Stato.
Un tema sul quale il dialogo tra Governo, enti locali e Bruxelles è rimasto costante per evitare futuri contenziosi.
Il dettaglio degli extra costi: chi paga cosa
La prima stima ufficiale era stata avanzata poche settimane fa in commissione parlamentare da Giancarlo Tancredi, ex assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano. Nel dettaglio, gli operatori hanno richiesto 86 milioni di euro per l’Arena, dei quali il Comune si è detto pronto a coprirne 53, e 26 milioni per il Villaggio Olimpico, con una verifica di congruità su 13,6 milioni. Il risultato è una scopertura di circa 67 milioni, che richiede l’intervento dello Stato, nonostante la complessità derivante dal fatto che si tratta di opere realizzate da soggetti privati.
Il decreto, però, al momento autorizza solo una quota di finanziamenti pubblici in ottica Milano Cortina 2026. Nero su bianco ci sono esclusivamente i 21 milioni per Santa Giulia, subordinati al rispetto dei tempi da parte degli operatori.
Rispetto all’arena, per il Villaggio Olimpico, realizzato da Coima, lo scenario è ancora più incerto. Il provvedimento, infatti, non prevede al momento alcuna copertura finanziaria specifica, ma autorizza il Comune a rinegoziare le condizioni delle convenzioni in essere, di concerto con la Regione Lombardia e nel rispetto delle normative europee sugli aiuti di Stato.
L’ipotesi al vaglio è quella di una compensazione indiretta, in cui i privati possano erogare servizi o accedere a benefici contrattuali in cambio di investimenti diretti. Un meccanismo che permetterebbe di mantenere in equilibrio il quadro normativo, ma che lascia aperti interrogativi sulla tenuta finanziaria dell’intervento e sui tempi di definizione degli accordi.
Milano Cortina 2026: un'Olimpiade che vale miliardi tra impatto economico, sponsor e legacy
Costi in aumento e pressione pubblica
Il tema del finanziamento delle opere olimpiche si inserisce in un contesto più ampio di crescente attenzione verso la trasparenza della spesa pubblica. Secondo quanto dichiarato dal ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, il budget complessivo per Milano Cortina 2026 è pari a 5,4 miliardi di euro. Il tracciamento delle uscite, tra fondi diretti e indiretti, resta sotto osservazione.
Proprio per questo è nata l’iniziativa civica Open Olympics 2026, una rete di oltre 20 organizzazioni della società civile impegnate in un’attività di monitoraggio indipendente sulla legalità, la sostenibilità ambientale e la trasparenza della macchina olimpica. La campagna mira a prevenire fenomeni già visti in passato, come lo sforamento dei costi, la costruzione di infrastrutture inutilizzate e i contenziosi giudiziari successivi.
Un banco di prova anche politico ed economico
Milano Cortina 2026 si configura dunque non solo come un appuntamento sportivo di rilevanza mondiale, ma anche come un test cruciale per la governance pubblica, la gestione delle risorse e la capacità di cooperazione tra soggetti pubblici e privati.
L’approvazione del decreto sport segna un primo passo, ma la strada per completare le opere e garantire la sostenibilità economica dell’evento è ancora lunga.
Resta ora da capire chi metterà i soldi mancanti, con quali strumenti e in che tempi. La partita si gioca non solo nei cantieri, ma anche nei palazzi istituzionali, sotto lo sguardo attento dell’opinione pubblica e della società civile.