Il mondo dello sport paralimpico italiano apre un nuovo capitolo con Marco Giunio De Sanctis alla guida del Comitato Italiano Paralimpico (CIP), succedendo a Luca Pancalli. Un profilo ricco di sfaccettature: ex atleta, dirigente, docente universitario, scrittore e poeta, con un passato in cui una carriera da tenore sfiorata è rimasta un rimpianto trasformato in passione.
Come riportato da Il Messaggero, De Sanctis, 62 anni, ha radici sportive profonde. Suo padre, Sandro, è stato presidente della Federazione Italiana Bocce e arbitro internazionale di pugilato. Lui, inizialmente, ha seguito la strada del calcio: talento e fisicità lo portarono fino al settore giovanile della Lazio, dove giocò insieme a Lionello Manfredonia. La sua carriera sportiva fu interrotta a 17 anni da un grave incidente in moto, che gli causò una disabilità permanente del 50%.
Da lì, la svolta: l’approdo alle bocce, fino alla Nazionale, e poi la carriera dirigenziale nella Federbocce e nel CIP.
Strategia per il rilancio del movimento
Il nuovo presidente del CIP non perde tempo, puntando subito a un cambiamento strutturale
«Ho già modificato il regolamento degli organi territoriali per dare più autonomia ai comitati regionali, – ha dichiarato nel corso dell’intervista. – Il 90% dell’attività di avviamento si sviluppa lì. Ora serve investire sull’impiantistica: il Centro paralimpico nazionale ha costi annuali per quasi 2 milioni di euro, a fronte di entrate di 150 mila. L’obiettivo è creare tre poli, Nord, Centro e Sud, oltre a centri regionali multidisciplinari per l’avviamento allo sport».
Oggi il movimento paralimpico italiano conta meno di 30.000 praticanti, ma il potenziale stimato è di oltre un milione e mezzo. La sfida più grande più grande del nuovo corso è far crescere la base dei praticanti.
«Voglio arrivare a 100.000 atleti, – ha detto De Sanctis – in linea con Gran Bretagna, Spagna e Germania. Sono certo che il ministro Giorgetti e il ministro Abodi, entrambi sensibili al mondo paralimpico, ci sosterranno. Il nostro budget è di 35-40 milioni, ma può crescere se cresce il movimento».
Rapporti istituzionali e sfide interne
Parlando appunto di rapporti con le istituzioni, il legame con il Coni e il presidente Luciano Buonfiglio è solido. Il neoeletto ha usato un paragone con la musica per descriverlo:
«C’è osmosi continua sui temi comuni. Siamo voci che devono cantare insieme».
Non mancano i riferimenti a episodi controversi del passato, come il caso Rizzoli del 2017, quando registrazioni manipolate lo coinvolsero in un contenzioso.
«Ho patteggiato con la giustizia sportiva per frasi licenziose, – ha sottolineato il presidente del CIP – sono stato archiviato in quella penale e mi sono preso la rivincita sulle tante irregolarità allora commesse. Ma è una ferita che non dimentico».
Uno sguardo al futuro
Sul proprio percorso, De Sanctis non esclude nulla. Mai dire mai, neanche ad un ipotetico futuro al CONI, nonostante adesso vivrebbe il suo sogno come confidato durante l’intervista. Un curriculum sportivo-dirigenziali come il suo possono vantarlo in pochi.
Ma questo è il momento di pensare al presente dello sport paralimpico italiano, anche se non si è fatto scappare una battuta finale.
Alla domanda se scambierebbe la sua carriera sportiva con quella di tenore, risponde con sincerità:
«Razionalmente no. Ma con il cuore… sì».