L’Italia non si ferma. Dopo i successi olimpici, il tricolore svetta nell’atletica e nel nuoto, segnali di una base solida e in crescita, che già ora lancia indizi importanti in chiave Los Angeles 2028.
Un anno fa cominciavano i Giochi di Parigi, che hanno segnato un ulteriore salto di qualità per lo sport italiano. Carlo Mornati ne era il capo missione: oggi, guardando ai risultati dell’EYOF, rivendica una continuità precisa tra il presente e il futuro.
Il movimento giovanile sintomo dello stato di salute dello sport azzurro
«È un’onda lunga che parte da lontano, e la prova sono i Giochi giovanili – ha commentato a Il Giornale Carlo Mornati, segretario generale del CONI e del Comitato Olimpico Europeo -. Penso alla Doualla che ha fatto il terzo tempo nei 100 metri a 15 anni, ma come lei ce ne sono tanti altri. Da questi Giochi sono passati Alice D’Amato e Ceccon, che poi hanno vinto a Parigi».
Dietro ogni medaglia c’è una rete complessa fatta di federazioni, tecnici, strutture e ricerca scientifica. Un ecosistema che, secondo Mornati, oggi funziona grazie ad un rapporto sinergico consolidato.
«Abbiamo assecondato il lavoro delle federazioni, dando un supporto anche scientifico, medico e tecnologico. Ci si dà una mano a vicenda e i risultati si sono visti».
Organizzazione e centri di preparazione d’eccellenza al centro del modello Italia
Un ruolo chiave lo giocano i Centri di preparazione olimpica, vere e proprie fucine del talento, valorizzati dagli investimenti effettuati nel corso degli anni che hanno permesso di dotarsi di strutture all’avanguardia.
«Il 65% delle medaglie passa attraverso le tre sedi di Tirrenia, di Formia e dell’Acqua Acetosa. Qui le 28 federazioni olimpiche svolgono raduni permanenti. Negli ultimi 15 anni sono stati fatti 25 milioni di investimenti. L’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport segue le federazioni ed è un punto di riferimento mondiale».
L’Italia non ha i numeri delle grandi potenze, ma compensa con metodo, organizzazione e cura maniacale del dettaglio. È una sfida che nonostante il disequilibrio apparente premia il lavoro di qualità.
«Sopperiamo con l’organizzazione. Noi giochiamo su numeri molto piccoli: c’è un lavoro molto più artigianale rispetto alle altre nazioni. Noi siamo il fine artigianato italiano che lavora su una qualità altissima, non sulla quantità, e andiamo contro l’industria. Spesso l’artigianato vince sull’industria e su quello riusciamo ancora a fare la differenza».
Il percorso di avvicinamento verso Los Angeles 2028
L’estate 2025 segna il primo spartiacque verso la prossima edizione dei Giochi, che saranno un banco di prova non solo sportivo, ma anche organizzativo, con gli aspetti logistici in primo piano.
«Se guardiamo ai risultati sta procedendo bene. Dal punto di vista dell’organizzazione siamo stati ad aprile la prima volta e stiamo cercando una sede per il pre-training camp. Non sarà un’edizione facile: sarà un’Olimpiade “spartana” con spostamenti lunghi».
Nel percorso di avvicinamento, non mancano i contatti con i riferimenti istituzionali, specie con la rappresentanza italiana al Comitato Olimpico Internazionale che può fornire un supporto cruciale nel pianificare la trasferta.
«Ci siamo sentiti più che altro per avere qualche suggerimento da Niccolò Campriani. Del resto porteremo dall’Italia all’altra parte del pianeta 1.500 persone tra atleti, tecnici e personale di supporto. A Tokyo, nonostante il Covid, riuscimmo a organizzare tutto molto bene grazie ai rapporti con le istituzioni».
Milano Cortina 2026: il countdown verso l’appuntamento olimpico
I Giochi Olimpici invernali in casa si avvicinano. L’Italia è pronta ad accogliere il mondo tra Milano e le Dolomiti, con la consapevolezza di avere davanti a sé una manifestazione in grado di lasciare un’eredità duratura sul territorio.
«Saranno Giochi nel solco della bellezza e della tradizione degli sport invernali. Per gli atleti vincere un oro sulle Tofane di Cortina sarà come vincere nel tennis a Wimbledon».
In Italia lo sport resta spesso ai margini della cultura scolastica e istituzionale, nonostante i suoi valori formativi e sociali. Una visione che, secondo Mornati, è da superare al più presto per sbloccare il potenziale nascosto.
«Lo sport non è considerato con la dignità che merita. Il giorno in cui non rimarrà fuori dai piani didattici scolastici e ci adegueremo agli altri Paesi del mondo, risolveremo tanti dei nostri problemi».