Il tennis italiano sta sfatando ogni tabu. Il recente trionfo di Jannik Sinner a Wimbledon, il primo nella storia per un azzurro sull’erba più prestigiosa del mondo, rappresenta un traguardo storico.
Si tratta della vetta più alta di un percorso iniziato molti anni fa, fatto di investimenti tecnici, programmazione e un lavoro capillare sul territorio, con il movimento che sta sperimentando una crescita profonda e strutturata, alimentato da risultati di vertice frutto di una base sempre più ampia e coinvolta.
Uno sviluppo costruito nel tempo
La presenza di tre azzurri negli ottavi di finale dello slam londinese (Sinner, Lorenzo Sonego e Flavio Cobolli) non ha precedenti. E per la prima volta nella storia del ranking ATP, l’Italia vanta tre giocatori tra i primi 20 al mondo: Sinner al numero 1, Lorenzo Musetti al 7 e Cobolli, salito fino al 19 dopo l’exploit londinese, riporta La Gazzetta dello Sport.
Questi risultati confermano una tendenza: l’Italia sta vivendo un’evoluzione concreta e duratura. Il primato stagionale di 47 qualificazioni ai quarti di finale nell’ATP Tour, registrato la scorsa annata, è ora ampiamente alla portata.
A testimoniarlo ci sono le 29 qualificazioni ai quarti di finale raggiunte da giocatori italiani nella stagione in corso (record già superiore alla somma dei risultati delle annate dal 1996 al 2017), con 5 semifinali, tre finali e 5 titoli conquistati (Sinner in Australia e a Wimbledon, Cobolli a Bucarest e ad Amburgo, Darderi a Marrakech).
Numeri in crescita
Oltre ai risultati individuali, il movimento tennistico italiano si sta allargando anche in termini di partecipazione e passione. Oggi si contano circa 6,5 milioni di praticanti, di cui il 57% uomini e il 43% donne, segnando un’attenuazione significativa del divario di genere.
I dati più recenti raccontano di una popolarità alle stelle: gli appassionati sono saliti a 16,9 milioni (+86% rispetto al 2016), e i tesserati della Federazione Italiana Tennis e Padel hanno superato quota 1,15 milioni (+266% rispetto al 2020).
Particolarmente incoraggianti sono i dati anagrafici: il 16% dei tesserati ha meno di 18 anni, segnale di un ricambio generazionale ben avviato; mentre il 22% ha più di 55 anni, dimostrando che il tennis è vissuto come uno sport a ciclo continuo, capace di accompagnare le persone per tutta la vita.
Un sistema che funziona
Il successo del tennis italiano è frutto di una filiera efficiente che parte dalla scoperta dei talenti con una forte attenzione rivolta ai territori e alla formazione di eccellenza accompagnata da campagne di marketing e comunicazione sempre più efficaci.
Il tutto è supportato dall’organizzazione di eventi di alto livello: dai tornei Challenger agli Internazionali d’Italia, passando per la Coppa Davis e le ATP Finals, l’Italia vanta uno dei calendari più ricchi al mondo.
Sul fronte dei risultati sportivi, al femminile Jasmine Paolini ha lasciato il segno con il successo agli Internazionali di Roma e il trionfo in doppio alle Olimpiadi di Parigi con Sara Errani. In ambito maschile, non vanno dimenticati i risultati di Simone Bolelli e Andrea Vavassori, sempre protagonisti nel circuito di doppio.
Un boom che pone nuove sfide
Come ogni fase di espansione, anche questa comporta nuove esigenze. I circa 12.500 campi da tennis oggi disponibili in Italia non bastano più a soddisfare la domanda. La voglia di giocare è ovunque, e il sistema dovrà attrezzarsi per offrire spazi adeguati a chi si avvicina allo sport, sia per passione che per ambizione.
Il trionfo di Jannik Sinner a Wimbledon è certamente un momento da ricordare, ma è anche la punta di un iceberg: sotto c’è un intero sistema che funziona, una passione diffusa, una base solida e un’organizzazione che sembra finalmente all’altezza.
Il tennis italiano è entrato in una nuova fase, non più episodica ma strutturale. E stavolta, tutto lascia pensare che non si tratti di un fuoco di paglia, ma dell’inizio di una lunga stagione di successi.