Dietro le quinte de La Grande Boucle: il giro d’affari del Tour de France

La corsa a tappe transalpina muove un business che genera ricavi da capogiro. Tra diritti tv, sponsor e città che pagano per ospitare la corsa, ecco gli economics dell’evento.

Tour de France 2021 Tour giro d'affari
il business model

Una corsa che vale oro. Il Tour de France arrivato quest’anno alla sua 112esima edizione si conferma come teatro di sfide leggendarie, come quella attuale tra Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard

Oltre all’aspetto sportivo che tiene incollati allo schermo gli spettatori, la corsa a tappe transalpina si è affermata nel corso degli anni come un colosso economico, capace di generare un solido business alle spalle.

I conti di Amaury Sport Organisation

La gestione operativa del Tour è affidata ad Amaury Sport Organisation (ASO), la divisione sportiva del gruppo Amaury. Dal 2008 il timone di ASO è nelle mani di Jean-Etienne Amaury, figlio del defunto Philippe e di Marie-Odile Amaury, che guida l’intero gruppo. 

La sorella Aurore, invece, presiede il quotidiano L’Équipe. Sono loro i principali beneficiari dei cospicui dividendi generati dalla corsa.Secondo il bilancio 2023 di ASO, l’azienda ha registrato utili per 115 milioni di euro, di cui 80 milioni distribuiti agli azionisti, riporta La Gazzetta dello Sport.

I numeri degli ultimi dieci anni confermano il trend: 576 milioni di profitti e 356 milioni di dividendi distribuiti. Il Tour de France è di gran lunga la principale fonte di ricavi del gruppo, considerando che gli altri comparti, in particolare il settore editoriale, non navigano in acque altrettanto floride.

I premi per i corridori

Nel 2023 ASO ha registrato ricavi complessivi per 321 milioni di euro, in crescita rispetto ai 293 milioni dell’anno precedente, grazie anche al ruolo nell’organizzazione delle Olimpiadi di Parigi. Sebbene i bilanci aziendali non separino il peso specifico del Tour, le stime indicano che la corsa ciclistica genera tra i 150 e i 200 milioni di euro di fatturato annuo.

Se il Tour è una miniera d’oro per i proprietari, il bottino per chi anima le strade transalpine è più modesto: il montepremi complessivo è di appena 2,6 milioni di euro, con 500mila euro destinati al vincitore

Le squadre possono generare i propri ricavi principalmente grazie alle sponsorizzazioni personali, ma non partecipano agli introiti derivanti da diritti televisivi e sponsor ufficiali del Tour, che restano saldamente nelle mani di ASO. 

La distribuzione mediatica del Tour

Come accade per tutte le gare ciclistiche su strada, il Tour non incassa dalla vendita di biglietti, dato che il pubblico assiste gratuitamente lungo il percorso. I ricavi derivano principalmente dai diritti televisivi, dalle sponsorizzazioni e dai contributi economici versati dalle città che ospitano le partenze e gli arrivi delle tappe. 

I proventi televisivi costituiscono circa metà del fatturato complessivo. L’accordo con l’EBU, il consorzio dei broadcaster pubblici europei, garantisce la trasmissione in chiaro del Tour in 13 Paesi, tra cui l’Italia

L’intera corsa è inoltre visibile su Eurosport, grazie al contratto siglato con Warner Bros. Discovery, valido in tutta Europa eccetto la Francia, dove i diritti sono detenuti da France Télévisions, che ha rinnovato la partnership fino al 2030.  Dopo tre stagioni, invece, è stato interrotto l’accordo con Netflix per la produzione della serie “Tour de France: Unchained”, dedicata al dietro le quinte della corsa.

Sponsorizzazioni e nuove frontiere di business

Le sponsorizzazioni sono una fonte fondamentale di guadagno. Gli spazi più ambiti sono quelli sulle maglie dei leader: la celebre maglia gialla è sponsorizzata dalla banca francese LCL dal 1987, con un contratto attualmente valido fino al 2028. Complessivamente, il Tour conta 5 sponsor principali, 13 sponsor secondari e 24 fornitori ufficiali.

Un altro elemento redditizio è rappresentato dalla carovana pubblicitaria, composta da circa 150 veicoli che precedono quotidianamente i ciclisti, animando il pubblico con gadget e spettacoli itineranti

Il Tour ha saputo innovare il proprio modello economico esplorando due nuove aree di ricavo. Da un lato, ha sviluppato servizi esclusivi dedicati ai tifosi più facoltosi, che pagano per vivere un’esperienza privilegiata e sempre più ricercata anno dopo anno. Dall’altro, ha iniziato a cercare località straniere disposte a ospitare la Grande Partenza

Quello che una volta era un evento esclusivamente francese è diventato oggi una competizione internazionale: ogni due anni la corsa prende il via fuori dai confini nazionali – come accaduto lo scorso anno con Firenze -ampliando il prestigio e la visibilità del brand Tour de France in tutta Europa.