Aston Martin, il piano vincente tra Formula 1, business e tifosi

Il piano di rilancio Aston Martin in Formula 1 punta su tecnologia, partnership e community. Dalla visione di Lawrence Stroll alla crescita del progetto sportivo e commerciale.

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Business e innovazione
Image Credits: DPPI/PNewsZ/Insidefoto

In un contesto competitivo e ad alto tasso tecnologico come quello della Formula 1, il team Aston Martin Aramco F1 sta affrontando una trasformazione profonda, tanto tecnica quanto economica, con l’obiettivo dichiarato di diventare protagonista del Circus.

Guidata dall’imprenditore canadese Lawrence Stroll, la scuderia con sede a Silverstone rappresenta oggi uno dei progetti più ambiziosi dell’intero panorama motoristico, sostenuto da investimenti strutturali, alleanze strategiche e un management orientato alla performance.

Ma a che punto siamo? E gli investimenti stanno davvero ripagando?

Formula 1 e Regno Unito: un legame storico

Il progetto Aston Martin si inserisce in una cornice geografica e culturale altamente favorevole. La Gran Bretagna è da sempre il cuore pulsante della Formula 1: il Gran Premio di Silverstone è presente nel calendario dal 1950 e le Midlands inglesi costituiscono la cosiddetta “Motorsport Valley“, dove oggi hanno sede ben sette delle dieci scuderie del Mondiale.

McLaren a Woking, Red Bull a Milton Keynes, Mercedes a Brackley, Alpine a Enstone, Williams a Grove, Haas a Banbury e proprio Aston Martin a Silverstone: la concentrazione di capitali, competenze e tecnologie in quest’area non è casuale. Dopo la Seconda guerra mondiale, le ex strutture aeronautiche e le competenze ingegneristiche della RAF vennero convertite a uso motoristico, trasformando il Regno Unito in un hub globale del motorsport.

Secondo una stima della BBC (2013), oltre 3.500 aziende e 40.000 addetti ruotano attorno a questo ecosistema, numeri che oggi potrebbero essere anche superiori.

La visione di Lawrence Stroll

L’ingresso di Lawrence Stroll nel mondo della Formula 1 non va letto solo come un’operazione legata al figlio Lance, pilota del team, bensì come parte di una strategia industriale integrata. Dopo aver acquisito quote di controllo nel gruppo Aston Martin Lagonda Global Holdings PLC (quotato alla Borsa di Londra dal 2018), Stroll ha trasformato il team Racing Point nell’attuale Aston Martin Aramco F1 Team, rilanciando contestualmente anche il marchio automobilistico britannico.

Il team rappresenta oggi una leva di marketing e sviluppo tecnologico fondamentale per l’intero gruppo, sostenuto da partner di alto profilo come Aramco – divenuto title sponsor nel 2022 – e da investitori di peso come Toto Wolff, il fondo sovrano saudita PIF ed Ernesto Bertarelli. Obiettivo: trasformare Aston Martin in un brand globale vincente, dentro e fuori dalla pista.

Il progetto sportivo: ambizione e risultati

Come riporta Il Sole 24 Ore, dal debutto con la nuova identità nel 2021, Aston Martin ha cercato di accelerare il proprio processo di crescita puntando su piloti di alto profilo – da Sebastian Vettel a Fernando Alonso – e su un programma di investimenti che ha superato i 200 milioni di sterline. I risultati, però, sono stati altalenanti.

Dopo una promettente stagione 2023 (quattro podi nelle prime cinque gare con Alonso), le prestazioni sono calate nella seconda metà dell’anno, chiuso comunque al quinto posto nel campionato costruttori. Un copione ripetuto nel 2024, mentre il 2025 – attualmente in corso – vede la scuderia occupare l’ottava posizione, segno che il progetto tecnico non ha ancora trovato continuità.

Strutture e capitale umano: un campus da 37.000 metri quadri

Per cambiare passo, Stroll ha avviato una profonda ristrutturazione tecnica. Fiore all’occhiello è il nuovo campus di Silverstone: un investimento tra 150 e 200 milioni di sterline che ha portato alla costruzione di tre edifici, tra cui una galleria del vento di nuova generazione, operativa dai primi mesi del 2025. Completano il polo un nuovo simulatore, aree dedicate al benessere del personale e una rinnovata sede direzionale e progettuale.

Parallelamente, sono stati ingaggiati top player dell’ingegneria. Su tutti, Adrian Newey – leggenda della Red Bull – entrato come Managing Technical Partner con focus sul progetto 2026, e Enrico Cardile, ex Ferrari, in qualità di Chief Technical Officer. L’ingaggio di Newey, valutato tra i 20 e i 30 milioni di sterline annui, include anche una partecipazione azionaria del 2,5%, replicando un modello già adottato per Vettel nel 2021.

Un modello finanziario aggressivo, ma sostenibile?

L’equilibrio economico-finanziario del team resta un tema centrale. Tra il 2019 e il 2023, la scuderia ha aumentato notevolmente i propri asset, passati da 31 a 191 milioni di sterline, segno tangibile degli investimenti. Tuttavia, i ricavi – pur in crescita – non sono ancora sufficienti a coprire i costi, generando una redditività negativa su base annua.

Questo approccio espansivo, basato su equity e partnership, riflette una strategia che punta sulla rivalutazione del marchio nel medio-lungo periodo. Ma presenta anche criticità: l’andamento delle azioni Aston Martin Lagonda alla Borsa di Londra mostra un trend discendente negli ultimi cinque anni, segno che la fiducia del mercato non è ancora stata pienamente riconquistata.

Partnership strategiche e fan engagement: le leve extra-pista

Se la crescita tecnica del team Aston Martin passa per figure come Adrian Newey e Enrico Cardile, e quella infrastrutturale si concretizza nei nuovi edifici di Silverstone, il rilancio economico e di brand non può prescindere da un network di partnership strategiche e commerciali di alto profilo. Il title sponsor Aramco rappresenta solo il vertice di un ecosistema di collaborazioni che contribuiscono alla sostenibilità economica e all’ampliamento dell’immagine del team.

In parallelo, Aston Martin Aramco F1 Team ha investito su un’efficace strategia di fan engagement e digital branding, puntando su piattaforme come TikTok, con contenuti multiformato, interattivi e lifestyle-oriented, in grado di attrarre sia la fanbase tradizionale del motorsport, sia il pubblico più giovane e trasversale, tipico del nuovo corso della Formula 1 voluto da Liberty Media. Una partnership con la piattaforma che ha preso vita nel The Creator Collective.

Una scelta coerente con l’obiettivo di costruire attorno al marchio un’identità premium, tecnologica e sostenibile, con radici britanniche ma ambizione globale.

Da questo punto di vista, l’Aston Martin F1 Team ha anche sviluppato un proprio programma di membership dedicato ai tifosi – I / AM – una piattaforma che offre contenuti esclusivi, concorsi, meet&greet virtuali, e coinvolgimento diretto nei momenti clou della stagione. È un ecosistema pensato per costruire comunità e fidelizzazione, ma anche per offrire dati di prima mano su cui strutturare partnership commerciali più efficaci e personalizzate.

Infine, non va dimenticato l’apporto indiretto dell’universo cinematografico: l’associazione con il marchio Aston Martin, reso celebre da James Bond, fornisce un ulteriore storytelling iconico e aspirazionale, rafforzando la riconoscibilità del brand in mercati strategici come Stati Uniti, Medio Oriente e Asia.

2026 come anno spartiacque?

Nel luglio 2021, Lawrence Stroll dichiarava: «Non si può realisticamente pensare di vincere prima di quattro o cinque anni». A cinque stagioni dall’ingresso del gruppo in Formula 1, l’obiettivo dichiarato del titolo mondiale appare ancora lontano. La speranza è affidata alla nuova vettura 2026, progettata nel segno del nuovo regolamento tecnico e dell’ingegno di Newey.

Ma resta un interrogativo aperto: oltre a strutture all’avanguardia e ingegneri di fama mondiale, servirà forse anche un rinnovamento della line-up piloti per trasformare l’ambizione in risultati concreti?