Ecclestone rivela il suo patrimonio segreto. E non ci riferiamo alle somme che detiene in banca, con una ricchezza stimata di ben 2 miliardi di sterline, ma di una collezione privata di automobili accumulata nel corso della sua carriera dirigenziale.
Bernie Ecclestone ha deciso, alla veneranda età di 94 anni, di mettere in vendita il parco personale di vetture storiche che conta ben 69 monoposto, per un valore stimato complessivo di oltre 600 milioni di euro, al netto di tasse e diritti di vendita.
«Amo tutte le mie auto, ma è giunto il momento per me di iniziare a pensare a cosa ne sarà di loro quando non sarò più qui – ha dichiarato -. Ed è per questo che ho deciso di venderle. Dopo averle collezionate e possedute per così tanto tempo, vorrei sapere dove andranno a finire».
Le negoziazioni per la cessione di questi gioielli dell’ingegneria, di cui la grande maggioranza non sono mai apparse in pubblico, sono state affidate ad uno specialista britannico del settore, Tom Hartley Junior.
La collezione, custodita in un imponente capannone blindato, rappresenta una straordinaria retrospettiva su 70 anni del Mondiale di Formula 1, ospitando vetture che hanno segnato la storia della competizione.
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Ecclestone collezione – Un tuffo nella storia di Ferrari
Tra i pezzi più pregiati si annoverano la Vanwall VW10 guidata da Stirling Moss, simbolo delle origini eroiche di questo sport, e un’ampia selezione delle Ferrari più iconiche, comprese quelle che hanno trionfato nei campionati mondiali.
La collezione Ferrari comprende gioielli come la 312 T di Niki Lauda, protagonista indiscussa della stagione 1975, e la storica Ferrari 125 GPC ‘Thin Wall Special’, la prima monoposto da Gran Premio costruita a Maranello.
Quest’ultima, oltre al suo immenso valore ingegneristico, detiene un’importanza storica ineguagliabile: con Nino Farina al volante, conquistò nel 1948 la prima vittoria per una Ferrari in Formula 1 al Circuito del Garda.
Altri modelli leggendari di Maranello includono la 375 F1, vincitrice del Gran Premio d’Italia con Alberto Ascari, e la Dino 246, che portò Mike Hawthorn a laurearsi campione del mondo. Quest’ultima proviene dall’Henry Ford Museum, dove era stata donata in segno di riconoscimento.
Chiude il cerchio la monoposto con cui Michael Schumacher ha trionfato al mondiale, nel quadriennio segnato dal dominio del tedesco sulla Rossa durato dal 2001 fino al 2004, anno che segna l’ultima vittoria del pilota.
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Ecclestone collezione – Le Brabham del team di Ecclestone
Le monoposto della scuderia Brabham, risalenti a quando Ecclestone guidava il team e conservate gelosamente dal dirigente fin dalle ultime gare che hanno disputato, completano il panorama.
Il pezzo forte è la rivoluzionaria Brabham-Alfa Romeo BT46B, progettata da Gordon Murray e nota come “fan car”, dotata di un ventilatore posteriore che le garantì un vantaggio tecnico schiacciante e una vittoria memorabile con Niki Lauda al Gran Premio di Svezia.
Non mancano le vetture che portarono Nelson Piquet a vincere i campionati del mondo, incluso il modello utilizzato per i test di Ayrton Senna nel 1983. Infine, spazio alla BT44B, celebrata per la sua eleganza e competitività, e la BT45C, entrambe capolavori di ingegneria.
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Bernie Ecclestone: gli albori
Bernie Ecclestone, nato nel Regno Unito, mostra fin da giovane un forte spirito imprenditoriale, vendendo beni di consumo come compresse di zucchero e altri articoli di necessità durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale.
Dopo aver lasciato la scuola a 16 anni, si avvicina al mondo dei motori, lavorando come apprendista presso un’azienda di ingegneria e iniziando a gareggiare in competizioni di motociclismo.
Nel dopoguerra, Ecclestone si dedica completamente alle corse come pilota. Tuttavia, dopo un incidente nel 1951, decide di abbandonare la carriera sportiva e si concentra sul lato manageriale e commerciale del settore. Questo cambio di direzione segna l’inizio della sua ascesa.
Negli anni ’50 e ’60, Ecclestone lavora come manager di piloti, finché nel 1971 acquista la scuderia Brabham, che sotto la sua guida vive anni di successo, con Nelson Piquet che conquista due titoli mondiali nel 1981 e nel 1983.
La carriera manageriale di Ecclestone
Negli anni ’70, Ecclestone gioca un ruolo cruciale nella trasformazione della Formula 1 in uno sport globale. Con altri membri della Formula One Constructors Association (FOCA), negozia diritti televisivi centralizzati per le squadre.
Nel 1981, sigla il primo Concorde Agreement, un contratto che stabilisce la spartizione dei proventi tra le squadre e l’organizzazione, un passaggio fondamentale per rendere la F1 uno degli sport più redditizi al mondo.
Ecclestone assume il controllo operativo della F1 negli anni ’80, creando un modello di business basato sullo sfruttamento globale dei diritti televisivi, sponsorizzazioni e una distribuzione strategica dei Gran Premi in mercati emergenti. La sua visione imprenditoriale trasforma la Formula 1 in un fenomeno globale.
Negli anni ’90 e 2000, Ecclestone continua a dominare il panorama della F1, espandendo il campionato in Asia, Medio Oriente e America Latina. Tuttavia, il suo stile autoritario e alcune decisioni controverse attirano critiche. È coinvolto in battaglie legali e accuse di corruzione, ma riesce sempre a mantenere salde le redini del campionato.
Nel 2017, Ecclestone cede il controllo della Formula 1 alla società americana Liberty Media, segnando la fine del suo regno durato oltre quattro decenni. Dopo la vendita, viene nominato presidente onorario, mantenendo un ruolo operativo limitato.