Dare spazio a un evento sportivo nel proprio territorio porta benefici a più livelli. Dalle ricadute nel breve termine, con effetti economici immediati, a quelle nel medio e nel lungo, soprattutto se la manifestazione può contare su una copertura mediatica che proietta nel mondo le immagini che diventano suggestioni per chi segue l’evento da casa e genera nello spettatore la voglia di visitare il luogo della manifestazione, per vivere l’esperienza in prima persona.
Ne è convinto anche Franco Chimenti, presidente della Federgolf, reduce del successo degli 81esimi Open di Italia, ospitati dall’Adriatic Golf Club di Cervia.
La quattro giorni di sfide, che ha visto trionfare il tedesco Marcel Siem, è stata un successo in termini di pubblico, con una media di oltre 4.500 persone al giorno e un totale di oltre 17mila presenze complessive, grazie anche alla scelta della Federazione e di Infront Italy, official advisor, che hanno scelto per l’accesso gratuito, così da permettere ad appassionati e curiosi di seguire il meglio del golf mondiale buca per buca.
Del valore che porta una manifestazione sportiva al territorio, delle sinergie che possono – e per certi versi devono – essere create con le istituzioni e più in generale dello stato dell’arte del movimento golfistico italiano, ne abbiamo parlato con il numero uno della Federgolf, in un’intervista rilasciata in esclusiva per Sport e Finanza.
Domanda. L’Open di Italia è tornato in Emilia Romagna dopo più di trent’anni. Come nasce questa scelta e che sinergie avete creato con la Regione che ha ricoperto anche il ruolo di presenting partner istituzionale?
Risposta. Per questa edizione in realtà avevamo già deciso per una scelta diversa. Poi la Regione Emilia Romagna è intervenuta, ci ha chiesto di cambiare idea perché dopo il disastro ecologico del 2023, voleva per quest’anno, un grande piano di rilancio che vedesse lo sport come protagonista. Ci hanno chiesto quindi di posticipare la scelta precedente e di avvantaggiare l’Emilia Romagna. Ci hanno illustrato il loro piano che voleva mettere insieme tanti eventi sportivi, come il nostro Open o le tappe del Tour de France. Una richiesta sincera che si basava su motivazioni reali e che aveva un progetto concreto. Non potevamo non accettare, essendo consapevoli che lo sport, che l’evento sportivo – qualunque esso sia – è un toccasana indiscutibile per i territori.
D. Cosa comporta un evento del genere per il territorio che lo ospita sia nel suo svolgimento, sia come ritorno, considerando l’effetto traino che può avere per chi segue da casa via broadcaster?
R. Dà una ricaduta economica quasi non calcolabile per le sue dimensioni e la sua portata. E non sempre se ne capisce subito il valore, come nel caso della Ryder Cup, lo scorso anno a Roma. Nelle prossime settimane terremo una conferenza in presenza del presidente del CONI, Giovanni Malagò e con diversi esponenti politici tra cui sicuramente il ministro per lo Sport, Andrea Abodi. L’obiettivo è far ascoltare loro i dati ufficiali che hanno raccolto i nostri amici inglesi (gli organizzatori della Ryder Cup N.d.R.) e far quindi parlare i numeri, ancor prima dei concetti, che testimoniano un incremento sul PIL e delle conseguenze straordinarie che la manifestazione ha avuto sul movimento golfistico italiano.
Effetti che noi prevedevamo esserci ma che, forse, qualcuno non condivideva prima. Oggi sono invece tutti d’accordo.
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D. Infatti è opinione – spesso troppo diffusa – che l’organizzazione dei grandi eventi sportivi rappresenti più uno spreco che un’opportunità. Eppure ospitare la Ryder Cup 2023 è stata una scelta che lei ha perpetrato con forza e che rappresenta una scommessa assolutamente vita. Ci dia qualche numero per inquadrare la portata dell’evento?
R. Nella settimana dell’evento si sono registrate 270mila presenze di turisti solo a Roma per la Ryder Cup, con oltre 70mila camere prenotate – circa il 20% di occupazione della Capitale – secondo i dati Federalberghi. Nel periodo settembre-ottobre 2023, i dati ricevuti dall’Ente Bilaterale Turismo del Lazio, parlano di oltre 3,21 milioni di arrivi e 7,2milioni di presenze, in aumento del 25-27% rispetto allo stesso periodo del 2022.
Tra fatturato alberghiero e spese per il vitto e gli extra che per Fipe Confcommercio hanno comportato un incremento importante per i pubblici esercizi, il giro d’affari complessivo è stimabile in circa 700 milioni di euro.
D. Dallo scorso anno, complice anche la Ryder Cup in Italia, Sky ha rilanciato con forza il canale dedicato al golf con 35 tornei, dai quattro major alle sfide del circuito DP World Tour, che include l’Open di Italia. Quanto contribuisce il traino televisivo alla crescita del movimento?
R. È una vetrina fondamentale, un supporto di assoluto valore. Ho parlato proprio poco tempo fa con il vicepresidente di Sky (Marzio Perelli, N.d.R.) e mi ha confermato che di questa scelta sono loro i primi a essere felici. Giusto per citare ancora la Ryder Cup, quella di Roma è stata l’edizione con più ascolti di sempre su Sky Sport.
Inoltre il canale offre una trasmissione continua durante tutto il giorno, dà la possibilità a chiunque di accedere ai contenuti e, anche se i momenti di ripetono, il golf si vede con piacere.
D. Nel DP World Tour si contano nove professionisti italiani, il numero più alto mai raggiunto. Qual è il percorso che porta a un risultato del genere?
R. Noi siamo riusciti, conseguentemente al successo della Ryder, a innescare finalmente delle situazioni che si stanno rivelando molto importanti. Abbiamo sottoscritto un importante accordo con i comuni italiani, siglando un protocollo con ANCI, per la promozione del nostro sport in tutto il territorio e per ad avvicinare i cittadini alla pratica del golf rendendola una disciplina sempre più accessibile a tutti.
Il golf può rappresentare uno strumento di inclusione sociale, rispetto dell’ambiente e fattore aggregante delle comunità locali. Un protocollo che sarà fondamentale per la crescita del movimento, per farlo procedere e migliorare. Nel golf non ci sono contrasti, non c’è belligeranza. Non esistono atteggiamenti che portano a squalifiche: può rappresentare veramente un modello per indurre tutti, dai cittadini ai decisori politici, a perseguire obiettivi che inducano a un miglioramento collettivo.